CULTURA & SOCIETA'

Il melograno dall’uso che ne faceva Costanza d’Avalos al largo consumo di oggi in vista delle feste di Natale. L’aristocratico frutto apprezzato dagli ischitani per essere anche simbolo di fertilità e fortuna

La melagrana o melograno o ”granata” come da sempre viene comunemente chiamato a Ischia ed altrove, è quel frutto d’autunno, da novembre in poi, che insieme alle mele, ai mandarini ed alle arance, in buona parte nasce e si fa bello anche in numerosi giardino della nostra isola. Esso fa vivere l’insorgere dell’inverno che può dirsi alle porte tra l’ottobre che è andato via e novembre fortemente in corso. Di questi frutti, va detto, che a distinguersi per lo stato, ci viene da dire “aristocratico” con cui entra in scena e cattura l’attenzione dei suoi estimatori, è proprio il melograno,che si erge su tutti, di gradevole aspetto e particolarmente gustoso che la natura è fiera di offrire.

Il melograno dalle proprietà nutritive, medicamentose e ricco di ornamento quando è messo in bella mostra nei raffinati piatti di portata, riesce a dimostrare tutta la sua unicità nel ruolo estetico che ricopre fra la frutta di stagione, specie in viste dei giorni di festa che ci portera il prossimo Natale. I suoi semi, di colore rosso, in alcune varietà sono circondati da una polpa traslucida colorata dal bianco al rosso rubino, più o meno acidula e, nelle varietà a frutto commestibile, dolce e profumata. Il frutto reca in posizione apicale (opposta al picciolo) una caratteristica robusta corona a quattro-cinque pezzi, che sono residui del calice fiorale. Il frutto matura a ottobre-novembre, a seconda delle varietà. I semi inoltre ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche, si usano anche per la preparazione di sciroppi e della Granatina. Il succo del melagrana che piace tanto,è detto “granatina” ed è ottenuto dalla spremitura dei semi, spesso diluito e zuccherato, è usato come bevanda. La produzione di succo (“granatina”) è praticamente l’unica definibile come “industriale” per le melagrane; occorre dire, che pressoché la totalità dei succhi di produzione industriale definiti “granatine” sono in realtà miscele di succhi di agrumi, lamponi, ribes ed aromi naturali, con poco, o spesso nulla, di succo di melagrana. La produzione del vero succo di melagrana è molto costosa, dato che prevede molta mano d’opera per un prodotto esiguo. A Ischia sono in poco a cimentarsi nella pratica specifica. La maggioranza degli ischitani preferisce mangiare il granata come gli viene addentadolo con cura senza che i semi rossi vadano via. Il succo è spesso usato, nelle cucine tradizionali per preparare salse, dolci o piccanti, per cibi tradizionali, per guarnire la carne o il riso.

Il succo di melagrana è un’eccellente sorgente di vitamina C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di Polifenoli antiossidanti. Nell’iconografia, la melagrana fa le sue prime apparizioni nel IV millennio a.C. in Mesopotamia, a Uruk e a Susa. Per il colore dei numerosi semi, di un rosso traslucido brillante, racchiusi in un involucro robusto, il frutto ha colpito l’immaginazione umana per essere un prodigio prezioso della natura, questa conclusione è ripresa da molte culture come quella ebraica, greca, babilonese, araba e cristiana. Il contrasto è ancora più accentuato dal fatto che la pianta in origine viva in ambiente semi-desertico. Sull’isola la pianta di melograno è arrivata diversi secoli fa e faceva parte in buona misura sopratutto del giardino delle delizie nel ninfario di Cartaromana ai piedi della quattrocentesca Torre detta di Michelangelo e di S.Anna e sul Castello d’Ischia dove la governatrice dell’isola Costanza d’Avalos ne faceva largo consumo per liquori, essenze medicamentose e portate d’ornamento in occasione di feste e banchetti di corte. Col mutar dei tempi il melograno da frutto aristocratico, è passato a frutto per tutti, nel senso che chiunque potesse beneficiarsi con la coltivazione e con la commercializzazione. Ora che il Natale si avvicina il melograno, stimola la fantasia dell’ischitano che a questo frutto si sente particolarmente legato. Novembre è il mese in cui il melograno va a completa maturazione pronto per essere colto e deposto sul vassoio che gli compete. Sarà il frutto di stagione che arrichirà insieme ad altre prelibatezze i “present” natalizi o “cesti” natalizi che famiglie ed amici si scambieranno per gli auguri tradizionale.

Il melograno nella fattispecie sarà protagonista indiscusso con i dolci natalizi e l’atteso vino cotto del Ciglio. Tre curiosità di propositi diversi: al nome del frutto “granata” trae origine il sostantivo con cui, originariamente e ancora oggi nel linguaggio comune, viene indicata l’attuale bomba a mano che, similmente a una melagrana, nelle sue prime forme era costituita da un guscio rotondeggiante contenente un grande numero di pallini di metallo che, in seguito all’esplosione dell’ordigno, venivano proiettati all’intorno per arrecare danni e ferite ai soldati avversari. Dal colore del frutto trae origine il rosso granata, un rosso scuro tendente al bordò particolarmente noto per essere il colore sociale della squadra di calcio del Torino frequentemente appellata come “i granata”. La melagrana fu presente nella decorazione dell’emblema della regina Caterina di Aragona (1485 – 1536), che fu la prima moglie del Re Enrico VIII, in seguito all’incapacità di dare un figlio maschio al Re fu ripudiata, ed il re sposò in seconde nozze Anna Bolena. Non appena regina, questa ultima, come primo decreto cambiò la decorazione del blasone con un falcone bianco che becca i chicchi della melagrana.

Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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anoniolubrano1941@gmail.com

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