CRONACA

Violenta aggressione in strada, parlano i testi dell’accusa

Nel processo a D’Antonio e ai Giannini, accusati tra l’altro di aver malmenato Giuseppe Mattera, sono stati ascoltati il maresciallo e il sovrintendente che intervennero per primi a sedare la colluttazione

Si avvia alla conclusione il processo scaturito da un pestaggio verificatosi lo scorso anno a Ischia, episodio che destò notevole scalpore per le sue modalità. Furono coinvolti diversi soggetti, in quella che sembrava per certi aspetti una “spedizione punitiva” nei confronti di Giuseppe Mattera, il quale fu ascoltato nell’udienza del mese scorso. Ieri invece sono stati chiamati a deporre due uomini delle forze dell’ordine che per primi intervennero a tentare di sedare l’aggressione in corso.

Sul banco dei testimoni, il maresciallo Schiano ha rievocato ciò che accadde quel 22 agosto. Il militare della Compagnia dei Carabinieri di Ischia stava viaggiando sul proprio scooter in via Antonio Sogliuzzo a Ischia. All’incrocio con via Leonardo Mazzella, il maresciallo notò  Giuseppe Mattera riverso sull’asfalto, dove giaceva anche il suo ciclomotore,  mentre due degli imputati, Roberto e Antonio Giannini, padre e figlio, lo aggredivano, e una terza persona si aggiunse in seguito. Nella confusione che si era generata, il maresciallo Schiano provò a evitare il pestaggio contro il Mattera, che inerme veniva preso a calci, pugni, tentativi di soffocamento, fino a sanguinare per le ferite subite, anche perché ormai incapace di opporre alcuna resistenza alla violenta azione dei tre aggressori, uno dei quali si era persino armato di un manico di scopa per percuotere Giuseppe Mattera. Il maresciallo ha illustrato le difficoltà nel togliere il Mattera dalla morsa della violenza scatenatasi contro di lui, in particolare la stretta al collo che rischiava ormai di soffocare Giuseppe Mattera, il quale iniziava a diventare cianotico.

I due esponenti delle forze dell’ordine hanno rievocato le concitate fasi del tentativo di bloccare la violenza scatenatasi contro Mattera. Nella prossima udienza saranno ascoltati gli imputati

Il militare riuscì infine a far allentare la presa ai Giannini, riuscendo anche a disarmare uno dei due mentre l’altro continuava a colpire la vittima. Nell’allucinante sequenza, come ha raccontato il teste, si inserì anche Ivano D’Antonio, che con uno sfollagente inflisse almeno due colpi al capo del Mattera. La violenta escalation fu poi interrotta dall’arrivo di un poliziotto, il sovrintendente Errichiello, che riuscì a disarmare D’Antonio, preludio all’arrivo di altri esponenti delle Forze dell’Ordine che finalmente bloccarono il pestaggio. Proprio il sovrintendente della Polizia è stato il secondo teste ascoltato ieri mattina: la sua deposizione ha sostanzialmente confermato il quadro già delineato dal collega e dall’impianto accusatorio.  Lo schieramento difensivo, composto dagli avvocati Stefanelli, Rizzotto e Nicolella, ha posto poche domande ai testimoni, i quali nella loro opera di dissuasione della violenta colluttazione riportarono alcune limitate lesioni, fortunatamente guaribili in alcuni giorni. I due esponenti delle forze dell’ordine hanno specificato che in ogni caso gli atti di violenza erano sempre diretti contro Mattera, e mai contro di loro che erano intervenuti quando l’aggressione era già in corso.  In effetti, per la difesa la strada è piuttosto stretta, visto il quadro emerso dalle indagini e dalle testimonianze finora acquisite.  L’episodio, secondo gli inquirenti, era maturato dopo che la vittima, era stata fatta bersaglio di ripetute minacce da parte degli imputati, che l’accusa descrisse come  dediti al traffico di sostanze stupefacenti e probabilmente appartenenti a un sodalizio: i due Giannini e il D’Antonio accusavano il Mattera di essere un confidente delle forze dell’ordine, minacciandolo di “fargliela pagare”. Il Tribunale ha finora cercato di evitare perdite di tempo nel tentativo di arrivare in tempi ragionevoli al verdetto, tuttavia l’astensione forense già proclamata per la prima settimana di luglio ha contribuito a far rinviare a settembre la prossima udienza, quando saranno ascoltati gli imputati.

LE ACCUSE. Ivano D’Antonio, Roberto Giannini e Antonio Giannini rispondono in concorso tra loro del reato di minaccia «perché in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi ed in violazione della medesima disposizione di legge, in concorso tra loro minacciavano Mattera Giuseppe di un ingiusto danno laddove non avesse smesso di chiedere la restituzione dei 70 euro dati per una dose di cocaina, in precedenza acquistata, rivelatasi poi farina. Nella specie, condotta consistita da parte del Giannini Roberto nel minacciare di morte il Mattera, alla presenza anche di D’Antonio Ivano e Giannini Antonio, brandendogli contro un coltello così da costringerlo alla fuga». Fatti questi che si verificarono nel periodo compreso tra le 13 ed il 18 agosto a Ischia. La stessa contestazione fu avanzata nei confronti di Giovanni Giannini, che riteneva il Mattera colpevole di averlo segnalato ai Carabinieri come detentore di sostanze stupefacenti. Al punto tale che una volta lo stesso sarebbe arrivato a minacciarlo pesantemente su messenger con questo messaggio: “Vabbè ti trovo e sarà la fine pezzo di merda, così ti faccio rimpiangere di essere nato e ti faccio imparare a portare i cara (carabinieri, ndr) fino a sotto il viale”, prima di minacciarlo un’altra volta proprio la mattina del 22 agosto riferendogli che in giornata avrebbe consumato la sua vendetta. Lo stesso Giovanni Giannini è chiamato a difendersi anche dall’accusa di furto «perché, al fine di trarne profitto, nel corso della mattinata del 22 agosto 2018 si impossessava delle chiavi del motoveicolo e dell’abitazione di Mattera Giuseppe».

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Ivano D’Antonio invece è ritenuto responsabile anche del reato di diffamazione, avendo provveduto a distribuire ed affiggere volantini dal chiaro contenuto offensivo ledendo la reputazione in particolare del luogotenente dei carabinieri Sergio De Luca ma anche di Giuseppe Mattera e sua moglie, ledendone l’onore e la dignità. Naturalmente altre contestazioni derivano dal fatto di cronaca, con Ivano D’Antonio, Roberto Giannini ed Antonio Giannini che rispondono di lesioni personali aggravate «perché in concorso tra loro cagionavano a Mattera Giuseppe lesioni personali consistite in ‘contusione del piede, della spalla e del gomito nonché abrasioni in tutto il corpo’ giudicate guaribili in sette giorni. Con l’aggravante di aver cagionato le citate lesioni mediante l’utilizzo di un bastone di legno… e un bastone metallico tubolare esagonale a sezione costante di colore marrone chiara con un’estremità caratterizzata dalla presenza di una lamiera tagliente». Vengono poi contestati sempre a Roberto e Antonio Giannini e ad Ivano D’Antonio i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale «per aver usato violenza – anche con l’uso di strumenti atti a offendere – per opporsi al maresciallo Schiano Salvatore e al sovrintendente Mario Errichiello mentre compivano un atto del loro ufficio, consistito nell’interrompere il pestaggio di Giuseppe Mattera da parte dei prevenuti così come descritto e contestato; nella specie, violenza consistita nel dar vita a una violenta colluttazione con la pg operante, cagionando al maresciallo Salvatore Schiano lesioni personali (presenza di edema ed eritema alla regione laterale sinistra del collo) giudicate guaribili in giorni due ed al sovrintendente Mario Errichiello lesioni (trauma alla spalla sinistra da stiramento) giudicate guaribili in giorni quattro».

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