CRONACAPRIMO PIANO

Illeciti, sorveglianza, futuro: focus sul Regno di Nettuno

Ieri mattina all’hotel Continental Terme di Ischia il workshop sulle problematiche e le prospettive della pesca nelle Aree marine protette

Coinvolgere tutti gli attori, privati e istituzionali, nella tutela delle Aree marine protette e far comprendere i benefici che ne derivano per l’intera collettività. Moderato dal giornalista Pasquale Raicaldo, l’incontro svoltosi ieri mattina all’hotel Continental Terme di Ischia, dal titolo “SeAVE: Pesca in Amp, illeciti e sorveglianza”, nato dalla collaborazione tra l’Amp Regno di Nettuno, il Rotary Club isola d’Ischia, il WWF, la stazione zoologica A. Dohrn e la Regione Campania, ha analizzato i vari aspetti della tutela delle aree marine protette, a partire dalla problematica degli illeciti, dalla prevenzione alla repressione della pesca di frodo, senza trascurare temi ugualmente importanti come la depurazione delle acque.

Nella sala conferenze messa a disposizione dall’imprenditore Mario Leonessa, l’incontro è iniziato con il saluto dell’avvocato Emanuele Di Meglio, presidente del Rotary Club dell’isola d’Ischia, che ha sottolineato l’esigenza di contemperare la necessità di tutela della biodiversità con quelle dell’economia locale, pesca in primis, seguito dal Presidente del Consiglio comunale di Ischia Gianluca Trani e da Andrea Buono, presidente dell’Area marina protetta. Il convegno è stato concepito come un tavolo di lavoro, un “workshop” appunto, tra i vari attori, e la parola ricorrente è stata “sinergia”: la mattina è subito entrata nel merito con l’intervento di Antonino Miccio, direttore dell’Amp Regno di Nettuno, il quale ha evidenziato il ruolo privilegiato del suo nell’osservazione del nostro mare. «I piccoli pescatori artigianali sono le sentinelle del nostro mare, portatori di una cultura che non dobbiamo perdere. Gli illeciti vengono da chi pratica pesca industriale e fraudolenta nell’area marina protetta, danneggiando la piccola pesca», ha spiegato Miccio, il quale ha elogiato il ruolo dei piccoli pescatori che danno una mano importante nella pulizia dei mari, e ha auspicato per il futuro una sempre maggiore collaborazione tra pesca artigianale e Amp. Molto importante inoltre, secondo Miccio, la divulgazione delle notizie di episodi di tutela della biodiversità che hanno avuto eco sulla comunicazione nazionale e internazionale, come ad esempio la tutela delle uova di tartaruga sulle spiagge isolane, fino alla loro schiusa, eventi che hanno conferito maggiore forza al messaggio di protezione ambientale oltre che lustro all’intera isola.

I magistrati partecipanti al convegno hanno evidenziato l’importanza del sequestro preventivo come arma di deterrenza a fronte di una legislazione ancora per molti versi inefficace dal punto di vista sanzionatorio contro i reati commessi nelle Amp

Con l’aiuto di una serie di illuminanti slide, il professor Giancarlo Spezie, ordinario di Oceanografia all’Università Parthenope, ha illustrato il tema dei danni procurati dall’uomo all’ambiente marino.
Tramite le immagini proiettate, ci si è resi conto delle dimensioni immani delle grandi isole di plastica e di immondizia che deturpano gli oceani, e che nessuno potrà mai eliminare. Un esempio allucinante è dato dalle decine di migliaia di container di merci che vengono smarriti quotidianamente in mare, mentre per quello che ci riguarda più da vicino è stato interessante vedere il gioco di correnti nel Golfo di Napoli che fanno stagnare la sporcizia degli scarichi fognari in determinati punti. Il professore ha illustrato gli errori progettuali che per decenni hanno accentuato l’inquinamento dei nostri litorali, perpetrati da tecnici e amministratori inconsapevoli del fatto che ogni intervento in mare ha conseguenze sulle correnti e sulle coste. Tuttavia, Spezie ha concluso dicendo che il golfo, pur violentato dalle azioni umane, ha una morfologia del fondo marino che fortunatamente agisce in modo positivo: la piattaforma sottomarina è infatti caratterizzata da due canyon che fungono da forzanti idrauliche, i quali tramite l’effetto Venturi sollevano i nutrienti che stanno sul fondo e alimentano gli strati superiori delle acque, rendendole ancora prolifiche nonostante i comportamenti inquinanti dell’uomo.

Antonino Miccio: «I piccoli pescatori artigianali sono le sentinelle del nostro mare, portatori di una cultura che non dobbiamo perdere»

Ads

In videocollegamento ha partecipato anche Antonio Di Franco, primo ricercatore della stazione zoologica A. Dohrn, il quale ha illustrato la classificazione delle Amp in Italia, le quale sono o parzialmente protette (categorie B,C,D) oppure totalmente protette (categoria A), e a dimostrazione dei benefici apportati dalle Amp alla pesca ha spiegato che nelle aree A la biomassa, cioè la quantità di pesce, aumenta del 420% e la densità del 111%. L’aumento della quantità di pesce in zone totalmente protette porta allo spill over, cioè al loro aumento anche nelle aree di pesca consentita, con rilevantissimo aumento del reddito per i pescatori.

Ads

Come rovescio della medaglia, Di Franco ha illustrato anche i danni, che durano anni, della pesca di frodo, rimarcando l’importanza della sorveglianza.

Antonio Cipresso: «Necessario passare da un’attitudine predatoria a una concezione di sostenibilità verso i nostri mari»

Proprio su quest’ultimo tema è stato incentrato l’intervento di Giulia Prato, responsabile mare del WWF Italia: il mediterraneo è un vero serbatoio di biodiversità, con specie endemiche, ma anche altamente sfruttato e minacciato, e la situazione è aggravata dal riscaldamento climatico. Bisogna quindi intervenire con pratiche efficaci perché sono in aumento le attività umane dannose. Se si riesce a proteggere efficacemente almeno il 30% del Mediterraneo, si riuscirebbe a tutelare efficacemente la biodiversità. E infatti l’obiettivo dell’Europa che ogni Paese dovrà entro il 2030 proteggere il 30% del proprio mare, ma attualmente solo il 10% del Mediterraneo è protetto. In Italia peggio ancora: meno del 5%. La tutela delle Amp resta difficile, perché esse spesso attirano proprio i frodatori, quindi la piccola pesca va coinvolta nella gestione delle aree protette, anzi, vanno coinvolti tutti gli attori. Il WWF ha organizzato vari workshop locali e poi uno nazionale, per arrivare a una “strategia nazionale per la biodiversità 2030”. Per raggiungere l’obiettivo, ha spiegato Giulia Prato, servono tra l’altro modifiche normative.

Giancarlo Spezie (Università Parthenope): «Nonostante decenni di inquinamento e di errori progettuali, la conformazione del fondo marino fa sì che il Golfo di Napoli riesca a rigenerarsi»

Un altro intervento in videoconferenza è stato quello di  Nicolò Carmineo, professore associato di diritto della navigazione all’Università di Bari, che ha illustrato gli aspetti giuridici della sorveglianza, a partire dalla pianificazione dello spazio marittimo, per la quale è fondamentale una vera e propria “rete” di Aree marine protette. Uno dei temi portanti è l’istituzione di Zone di Conservazione Speciale (ZCS), previste dall’UE.

«Dobbiamo imparare a gestire il mare», ha sostenuto il docente, «La legge 394 del 1991 è un’arma spuntata ma modificabile. I regolamenti delle Amp dovrebbero essere modificati in poco tempo, oggi invece mediamente sono necessari 3 anni. Le amp inizialmente sono state osteggiate come vincoli, invece oggi è chiaro che la pesca di frodo è un reato grave. Serve la videosorveglianza centralizzata». Carmineo ha portato l’esempio di Torre Guaceto, che dimostra che la cogestione delle aree porta a conseguire maggiore profitto da un solo giorno di pesca nelle aree consentite, rispetto ai sette giorni in precedenza praticati.

Il noto armatore ischitano Salvatore Lauro ha sostenuto l’importanza della digitalizzazione.
La realtà aumentata consente di ottimizzare i servizi ai passeggeri, e uno dei progetti in tal senso è quello della “Marea Azzurra”, un insieme di attori che collaborano alla crescita della blue economy.
Il pescaggio nei porti peggiora, c’è bisogno di una riconversione dei mezzi: di qui  la collaborazione con Volvo Penta e con la Man per lo studio e la realizzazione di nuovi propulsori a basse emissioni.

Giulia Prato (WWF): «Per una efficace protezione dei mari serve maggiore sorveglianza e modifiche normative»

Gli aspetti giuridici della tutela delle Amp sono stati esaminati da tre magistrati: il primo a intervenire è stato Giulio Vanacore, sostituto procuratore della Repubblica di Napoli nella Sezione ambiente, che ha illustrato la fondamentale legge 68/2015, i reati e il quadro sanzionatorio, mettendo tra le buone notizie il numero di indagini sempre crescenti, che ad esempio ha consentito di perseguire la pesca dei cosiddetti cetrioli e datteri di mare, che danneggia specie importanti per la pulizia del mare, e che ad esempio ha portato danni notevoli nella parte immersa degli stessi Faraglioni di Capri.

Tra le cattive notizie ci sono le lacune normative ancora da colmare: molti reati hanno prescrizioni brevissime. Inoltre molte sanzioni pecuniarie finiscono per diventare impossibili da riscuotere per lo Stato, e il meccanismo va ripensato.

Antonio Di Franco (stazione A. Dohrn): «Le Amp favoriscono la rigenerazione delle specie ittiche e incrementano in maniera rilevante i profitti nelle aree di pesca consentita»

Il collega Matteo De Micheli, Sostituto Procuratore di Torre Annunziata, ha evidenziato la difficoltà della prevenzione in questi casi, mentre la repressione penale dovrebbe andare in parallelo alla sanzione amministrativa pecuniaria. Al momento molti reati contravvenzionali non hanno efficacia deterrente, per se i cosiddetti ecoreati sono stati un grosso passo avanti. De Micheli ha poi spiegato che il sequestro preventivo rappresenta lo strumento più incisivo contro i pescatori di frodo, oltre a sottolineare che la sorveglianza può dare i maggiori benefici per le amp. Importante è anche il rapporto schietto, fiduciario, con la polizia giudiziaria.

Il terzo magistrato presente, Antonio Ricci, sostituto procuratore di Vallo della Lucania, ha spiegato di aver creato un nucleo di polizia ambientale nell’area cilentana, dove è fondamentale pure l’operatività dei sistemi di depurazione, dicendosi anch’egli convinto che in questo caso il sequestro preventivo è l’arma più efficace.

Antonio Cipresso, comandante del Circomare di Ischia, ha chiuso il ciclo degli interventi illustrando i compiti e le funzioni delle capitanerie di porto per la tutela delle risorse ittiche e ambientali.
Fondamentale, ha spiegato il comandante, resta l’attività preventiva di controllo sulle attività in mare, il quale ha illustrato l’importante del costante contatto e collaborazione con i diportisti, e le tante attività di educazione e sensibilizzazione svolte in collaborazione con l’Amp.

Cipresso ha poi svolto un breve excursus sull’evoluzione normativa del settore, a partire dal codice della navigazione che quest’anno compie 80 anni, consistente in pochi articoli ma chiari, a rappresentare la base per l’opera di controllo. Secondo il comandante, al sequestro, che è l’arma più efficace, va affiancato il ripristino dello stato dei luoghi, altro potente mezzo deterrente. Nel tempo si sono susseguite la legge sulla pesca del 1968, e un notevole passo avanti è stata l’emanazione della legge 979 del 1982 che ha fissato importanti principi contro l’inquinamento marittimo, con le capitanerie di porto individuate come soggetti competenti in materia, fino al Dlgs 156 del 2006, che ha un po’ capovolto la prospettiva, in quanto l’inquinamento è comunque frutto di attività antropiche riconducibili a ciascun cittadino. È stato dato nuovo impulso, anche sulla nostra isola, alle attività di accertamento delle emissioni e scarichi, molto faticosa ma foriera di risultati, e per quanto riguarda la tutela e gestione della pesca, secondo Cipresso è importante introiettare il passaggio da una ormai inammissibile attitudine predatoria a una concezione di maggiore sostenibilità.

A tirare infine le conclusioni dei lavori della intensa mattinata, Vincenzo Saggiomo, direttore della Fondazione Anton Dohrn, il quale ha illustrato un progetto di ricerca del Feamp (fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), la cui importanza risiede nella cooperazione tra la regione Campania e gli enti di ricerca che supportano col proprio personale il progetto stesso. L’obiettivo è quello di creare uno strumento per effettuare scelte oculate. E ciò lo si ottiene con la condivisione delle informazioni scientifiche: anzi, la condivisione dei dati deve diventare un obbligo morale, per istituzioni, enti e università, per un proficuo sviluppo della conoscenza e della stessa tutela dei nostri mari.

FOTO FRANCO TRANI

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex