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“18 miglia”, alla EloArt la prima personale di Chiara Arturo

di Isabella Puca

Forio – Si inaugura nella serata di venerdì 18 dicembre alla Galleria Eloart di Forio la prima mostra personale della fotografa Chiara Arturo. La mostra, dal titolo “18 miglia”, offre al visitatore un viaggio “liquido” composto da 25 fotografie e da sensazioni vissute durante i tanti viaggi di andata e ritorno tra Ischia e Napoli; 18 sono le miglia che intercorrono, infatti, tra l’isola e la terra ferma. «Il progetto – ci racconta la Arturo – è nato nel 2012, durante la prima edizione di LAB, il laboratorio irregolare di fotografia di Antonio Biasiucci. Insieme ad altri 7 fotografi, ho dovuto scegliere un tema da affrontare per i successivi due anni e, visto il mio interesse per il paesaggio, ho voluto lavorare a delle visioni in movimento. Non avevo mai fotografato l’acqua, così, per unire le due cose, ho pensato di raccontare il viaggio che facevo da pendolare, dall’isola alla terra ferma. Quel tratto di mare, attraversarlo, per me è sempre stato un rifugio per pensare e ritrovarmi.

chiaraarturo_18miglia_05 Affrontando questo tema mi sono accorta che tornavano sempre gli stessi elementi: le grandi navi, i promontori, i fari, tutti punti di riferimento del viaggio tra Ischia e Napoli. Mi è servito molto, stavo per lasciare Napoli, non sapevo bene cosa avrei fatto dopo; mi ero laureata da poco e mi ha aiutata a decidere la strada da imboccare».  Le visioni proposte dalla Arturo, sono alterate dalla matericità del filtro/finestrino, aggredito dalla salsedine e dall’elemento acqua in tutte le sue forme, ma anche dalla luce, che spesso irrompe con violenza. La mostra, in collettiva dal titolo “Epifanie”, è stata già esposta in vari luoghi deputati all’arte della città di Napoli e in particolar modo a Castel dell’Ovo, raccogliendo in un mese cinque mila presenze. «Ho sempre fatto foto fin da piccola, – ci racconta ancora – a 9 anni chiesi la mia prima macchina fotografica ma  l’ho sempre usata per documentare viaggi. Dal 2007 ho iniziato ad esplorare la fotografia come strumento espressivo, senza velleità artistica, poi ho iniziato a lavorare con la fotografia per qualche studio di architettura finché ho incontrato Giovanni Francesco Frascino per cui ho fatto dei lavori di documentazione. É stato lui che mi ha spronato a partecipare alle selezioni del Laboratorio Irregolare di Antonio Biasucci». Per Chiara, laureata in Architettura, la fotografia è considerata un mezzo espressivo, un modo per dare forma e ordine a ciò che vede, che ha visto o che le sembra di vedere, ma anche per vedere meglio. «Con LAB ho iniziato un percorso di ricerca personale che ha come base il paesaggio, dove esploro le mie ossessioni e cerco di darmi delle risposte.  Molte volte lavoro sull’onirico, sul ricordo, cerco di lavorare molto sulla memoria e “18 miglia” nasce come una ricerca a ritroso nel tempo di tutto quello che ho visto durante gli anni di andate e ritorni. Le foto vogliono suggerire delle impressioni proprio perché ho cercato di ricordare le cose che mi avevano affascinato fin da bambina durante le traversate nel Golfo di Napoli». chiaraarturo_18miglia_06La mostra, sarà visibile dal lunedì al venerdì, martedì escluso, dalle 19:00 alle 24:00 e un suo estratto è già nell’ archivio del Fondo Malerba per la Fotografia d’autore e nella collezione Benetton “Imago Mundi – Campania”. Nel frattempo, la Arturo, sta lavorando a un altro progetto dal titolo “Insula” dedicato alla sua isola, «è un progetto ancora in corso – ci svela – ed è un lavoro su quella che è la mia idea di isola. Per ora si sono viste pochissime foto, ma sto lavorando ancora sulla memoria, sulla costruzione di un immaginario stratificato dentro di me. Insula, o Lobo dell’Insula, è anche una parte del cervello che immagazzina i ricordi, le emozioni. Per il momento non ha ancora una destinazione ma sarà una sequenza fotografica che proporrò, così come per  18 miglia, all’interno dei circuiti di fotografia contemporanea». Un estratto di questo nuovo progetto, “Argile”, dedicato alle piccole ferite del territorio,  sarà pubblicato in un libro, edito da una casa editrice napoletana, realizzato insieme con ASMe, l’Associazione Senologica del Mediterraneo. «Che macchina uso? Una Full Frame digitale della Canon. Ma non è importante la macchina fotografica, l’importante è che si abbia qualcosa da dire».

 

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