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1969, la prima volta del “Capricho”

I venti anni non si scordano mai. Sono ancora più importanti per la generazione come la mia in cui  si diventava “ maggiorenni” a 21 anni e non a 18.E’ l’ età del primo grande amore nato d’ estate sotto il sole ed in riva al mare. E’ l’ età per un “ isolano” della scoperta del “ continente” e della “ grande città” e dell’ “ università” dove si pensa che si studierà in modo “ libero” senza nessuno che ti controlla. E’ il primo errore della vita universitaria di uno studente di “ provincia”. O almeno è il primo dei miei errori. Per l’ isola d’ Ischia – ma soprattutto per Casamicciola – il 1969 fu l’ anno di apertura del “ Capricho de Calise”, il grande stabilimento balneare costruito nel 1959 in cemento armato da un imprenditore romano, si chiamava Cacciani, su concessione trentennale del Comune di Casamicciola che – al pari degli altri 5 Comuni dell’ isola – aveva la proprietà delle spiagge in virtù dei “ privilegi aragonesi” vecchi di secoli.

Lo stabilimento in cemento armato fu costruito dove un tempo sorgeva quello di legno chiamavo “ Eldorado” e dava sulla spiaggia e sulla piazza dove c’era un ampio spazio per giocare detto “ il pattinaggio”. Prima si chiamò “ Kursal” poi “ Il Gabbiano” ma per dieci anni ebbe una gestione pessima tanto che l’ imprenditore romano vendette la società concessionaria al Cav. Francesco Calise nel ‘ 69, che già aveva il Bar più importante del paese dal 1925. Il Cavaliere affidò la gestione al figlio Emiddio che incaricò l’ arch. Ugo Caccaipuoti, il più bravo dell’ isola,  per  alcune modifiche strutturali. Il piano superiore fu destinato a sala da tè, ristorante e pizzeria e nel bel ingresso principale, dove c’erano le “ botti” per mangiare la pizza self service, fu posto il bellissimo mosaico in ceramica  di De Simone, una vera e propria opera d’arte. Nel piano sottostante rimasero alcune “ cabine” adibite a deposito e soprattutto fu ricavata una sala adibita a night club. E’ il Night che si chiamava “ Capricho”. Il vero nome di tutto il fabbricato era “ Complesso Calise”. Quasi come orgoglio imprenditoriale  dell’ antica famiglia di Casamicciola che offriva al proprio paese di origine la più bella  struttura commerciale di tutta la Piazza della Marina.

Il Night divenne uno dei più importanti dell’ isola .Emiddio Calise non solo pose l’ orchestra base ma vennero anche le “ attrazioni” come Gegè Di Giacono, Perez Prado, Umberto Bindi, i Ricchi e Poveri ed altri ancora. All’ ingresso del Night c’era un piccolo corridoio alle cui pareti ogni “attrazione” lasciava il suo “ manifesto”. Se ci fosse oggi ancora sarebbe uno “ spazio  museale”. Il segno di un’Epoca. In un’ottica, quella che volevo creare 17 anni fa quando fui chiamato a fare un “ museo civico”, di “ piccolo museo diffuso” di una cittadina senza  Medio Evo e senza Rinascimento che cominciava a “ ricostruire se stessa” ” dopo il terribile terremoto del 28 luglio 1883. Dopo il Night negli anni ì 70 il locale fu trasformato in discoteca ma forse per inadeguatezza – troppo piccolo per i nuovi tempi perché per un massimo di circa 200 persone e troppo “ basso” per ragioni di sicurezza  – anche la discoteca scomparve. Ma nel 1969 l’ inaugurazione fu in pompa magna ed il locale così concepito ebbe un successo enorme facendo di Casamicciola e di Piazza della Marina il centro della vita notturna del versante occidentale che sapeva tener testa alla  “ riva destra” di Ischia Porto.

Mi sforzo da anni di trovare la “ chiave di lettura” della decadenza di Casamicciola o del declassamento in serie “ B” o “ C” della più antica stazione turistica dell’ isola d’ Ischia e di trovare una spiegazione di fronte al contrasto estremo del passato con il presente. Studiare la storia di Casamicciola, nel quadro di quella dell’ isola d’ Ischia, per un cittadino di Casamicciola di media cultura reca una amarezza  non spiegabile, molto profonda ,profondamente avvertita,  perché ci si chiede continuamente: ma perché siamo andati indietro? Perché non abbiamo saputo tenere il passo con gli altri Comuni proprio al tempo in cui gli altri scoprivano la “ nuova musica” – il turismo – mentre noi l’ avevamo scoperta almeno un secolo prima? Il “ Capricho” rappresentò alla fine degli anni ‘ 60 – quelli del boom economico italiano e per conseguenza ischitano – il simbolo di un “ riscatto” sociale non solo economico. Casamicciola diventava  una località non solo per i “ vecchi per l’ acqua termale”  ma per i “ giovani alla ricerca della vita di notte”. Poi il momento magico finì.

Con la chiusura del “ Capricho” cinque anni fa Casamicciola ha voluto “ simboleggiare” la decadenza, “ erigere”  le “ Macerie”  a “ Monumenti” come il complesso Pio Monte della Misericordia in una sorta di “ rassegnazione collettiva”: il mondo qui va così e non si può cambiare. Forse perché è scomparsa una “ imprenditoria indigena o endogena” – come il Cav. Calise, il rag. Scioli, lo svizzero Huber, signor Barbaini, Giosuè Maltempo, Michele Castagna,  mio nonno Giovanni Monti e qualche altro – che gestivano le attività turistiche e termali con l’ orgoglio di essere figli di questo Paese e la Responsabilità di sentirsi “ classe dirigente” che si estendeva alla politica locale con il  Comm. Antonio Castagna, il sindaco-autodidatta che con la sola “ terza media”   fu capace per vent’anni di essere sindaco nonostante medici ed avvocati. Non potevo immaginare a vent’anni nel 1969 cosa sarebbe accaduto peggiorando la situazione. Anzi. Ero straordinariamente ottimista.

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Peppino di Capri accompagnava  la mia vita. Suonò al “ Castillo de Aragon” ad Ischia Ponte per tutto il mese di luglio. Andai a sentirlo molte volte. Era il tempo della sua crisi professionale. Incise solo una canzone quell’ anno, l’ ultima o la penultima  per la “ Carisch” di Milano, scritta da Mimmo di Francia che non iscritto alla SIAE dovette ricorrere al chitarrista Piero Braggi per la firma. Si chiamava “ Tu”. E’ in napoletano. Si classificò quarta al festival di Napoli. Sarebbe diventata un classico ma nel ‘ 69 non ebbe successo. Fu l’ anno del mio primo grande amore “ continentale” – una toscana dagli occhi belli – e del mio primo esame di università: economia politica. Il mio vecchio libretto – che conservo come una reliquia – mi ricorda che feci l’ esame il 3 luglio 1969. Voto 27 su 30 e la firma del mio Maestro, Giuseppe Palomba. Fu l’ esame più importante della mia vita.L’ “ attrazione fatale” con la Scienza Economica cominciò allora e non mi ha più abbandonato. Romantico più o meno i soldi sono al centro del mondo. Seguirono altre estati indimenticabili. Quella del 1970, del ‘ 73 e così via fino a quella “ decisiva” del ‘ 79 in cui Mina cantava “ Anche un uomo”. Ma questi sono altri ricordi. Li lascio agli anni futuri. “ I ricordi d’ estate” per quest’anno finiscono qui.

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Giuseppe Mazzella (gmazzella@libero.it)

ilcontinente-agenzia per la stampa

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