2016, tutte le “facce” dell’isola fantasma
Di Francesco Ferrandino
ISCHIA. Sull’isola d’Ischia tradizionalmente la Pasqua coincide con l’apertura della stagione turistica. Tuttavia anche quest’anno, come avviene ormai da tempo immemore, il nostro territorio si è presentato ai tanti visitatori segnato, o meglio sfregiato, da molteplici strutture-fantasma di cemento armato, abbandonate al degrado e all’incuria, che testimoniano quantomeno la confusione normativa, ma anche l’inefficienza amministrativa (non soltanto degli enti territoriali isolani) in materie delicate come l’urbanistica e l’edilizia. Non si tratta soltanto di danni all’estetica dei luoghi, ma di vere e proprie ferite inferte al territorio, che in alcuni casi sarà difficilissimo, se non impossibile, tentare di guarirle. Ecco nel dettaglio alcuni dei casi più vistosi.
CASERMA CARABINIERI A FORIO. Come prevedeva l’ormai risalente “legge Botta” per la costruzione delle caserme, vennero stanziati i fondi per la realizzazione dell’edificio in prossimità dell’incrocio fra la ex strada statale 270 e la baia di Citara. L’ufficio competente per la gestione dell’appalto era il Provveditorato alle Opere pubbliche. Secondo la legge citata, per una struttura adibita a caserma, non serviva il parere della Soprintendenza, allo scopo di preservare il segreto militare. Dopo la realizzazione della struttura grezza in cemento armato, tuttavia, la Soprintendenza riuscì a bloccare i lavori affermando la necessità di una sua apposita valutazione. Il provveditorato si attivò, chiedendo l’emissione di un parere in sanatoria sulla struttura, ma la Soprintendenza da allora si è sempre rifiutata di rilasciarlo. Dopo infinite lungaggini burocratiche si arrivò a un incontro a cui partecipò anche il Prefetto e l’Arma dei Carabinieri, dove si giunse a una sorta di compromesso: la Soprintendenza avrebbe potuto rilasciare il parere positivo a patto che venisse demolito l’ultimo piano della struttura. Il provveditorato alle opere pubbliche tuttavia avanzò delle riserve, chiedendosi su chi sarebbe ricaduta la responsabilità dei danni derivanti dalla modifica di progetto e dalla demolizione del piano in questione. Di fatto l’accordo saltò qui, col palleggio delle responsabilità tra Provveditorato e Soprintendenza: nessuna delle due è stata mai disposta a cedere di un millimetro dalla propria posizione e da allora sostanzialmente non è cambiato nulla, con lo scheletro della caserma mai nata che si staglia nell’incantevole paesaggio di Citara e che negli ultimi anni è stato talvolta usato come riparo da vagabondi. Un esempio da manuale delle tremende beghe di carattere burocratico-amministrativo “all’italiana”, e delle micidiali conseguenze.
LUNGOMARE SCOGLI INNAMORATI. Lo splendido lungomare di Via Giovanni Mazzella, tra il Soccorso e la spiaggia di Cava dell’Isola, è da sempre colpito da un pesante fenomeno di erosione marina che in passato ha già provocato pericolosi cedimenti, il primo dei quali colpì il costone dello spiazzo di fronte ai famosi “scogli innamorati”, vittima anch’essi di una progressiva erosione. Lo smottamento richiese lavori di contenimento: venne costruito un muro e una palificata, realizzati dalla Provincia, ente competente per la conservazione delle coste. Tuttavia poco tempo dopo, circa sei anni fa, si verificò un ulteriore cedimento pochi metri più avanti, proprio a fianco del ristorante che fronteggia i due famosi scogli. Da allora la strada presenta una restrizione della carreggiata e un transennamento da “lavori in corso”. Da ben cinque anni si attende invano lo stanziamento dei fondi da parte della Città Metropolitana (ente che ha sostituito la Provincia), ma anche in questo caso il cantiere “provvisorio” sembra ormai essere diventato definivo. Il ristorante, manco a dirlo, è ormai chiuso da anni oltre che ridotto in stato fatiscente. Uno spettacolo a dir poco deprimente per i tanti visitatori e residenti che convergono sempre numerosi sulla meravigliosa passeggiata di via Mazzella.
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