CULTURA & SOCIETA'

LA RIFLESSIONE Le perplessità sul Liceo Made in Italy

DI DOMENICO CASTAGNA

Sto analizzando i dati delle iscrizioni alle Superiori e mi soffermo sui pochissimi iscritti al nascente Liceo del Made in Italy. 

Sono abituato , per natura, a riportare tutto a quelle che sono le mie esperienze. 

Forse non avrò letto bene le linee guida per l’istituzione di questo indirizzo, ma alcune domande me le faccio.

Il mio ruolo di insegnante in una scuola italiana non è forse di fondamentale importanza nel promuovere e preservare l’eredità culturale del “Made in Italy”?Quando spiego Dante, Leopardi e altri grandi della letteratura italiana, non sto forse già trasmettendo conoscenza letteraria e un patrimonio culturale che rappresenta l’essenza stessa dell’Italia? Questi autori non  incarnano forse non solo la bellezza della lingua italiana, ma anche le sfumature della storia, della filosofia e dell’identità nazionale?

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Attraverso la loro opera,non  ci immergiamo già nelle profondità dell’animo umano e scopriamo le complesse dinamiche sociali e politiche delle varie epoche? Quando racconto la storia dell’Italia, dai tempi antichi fino ai giorni nostri, non sto forse mettendo in luce le radici culturali e le influenze che hanno plasmato la società italiana?

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Quando con i miei alunni esploro le bellezze naturali e artistiche del paese, dalle maestose Alpi alle incantevoli coste mediterranee, dalle opere dei grandi artisti rinascimentali alle architetture contemporanee che fondono tradizione e innovazione non difendo forse il made in Italy?

Quando esalto i grandi musicisti italiani, dai classici come Verdi e Puccini ai contemporanei come  Ludovico Einaudi o Enzo Bosso o, perché no, il maestro Allevi che tanto ha emozionato a Sanremo, non sto forse celebrando un’altra forma d’arte intrinsecamente legata all’identità italiana?

E le specificità culinarie di cui parlo in classe, magari quelle che consumano i miei alunni a mensa nel TP, non sono un altro aspetto importante del “Made in Italy”? La cucina italiana , fondamentale nello studio in un istituto come l’Alberghiero, non è forse rinomata in tutto il mondo per la sua varietà, qualità e autenticità? E lì non si studia già quello che ogni regione presenta come  specialità, dai piatti di pasta alle prelibatezze dolciarie,  connubio perfetto tra tradizione e innovazione gastronomica? Quando studiamo le regioni a scuola  non parliamo forse del made in Italy?

E la mia collega di Scienze motorie che presenta ai ragazzi le imprese sportive italiane, le vittorie nel calcio  o gli exploit nelle competizioni automobilistiche e ciclistiche, non fa  testimonianza dell’abilità e della passione degli italiani nel campo dello sport?

E quando, sempre in geografia o tecnologia, parliamo di  prodotti tipici , artigianato ,   moda, turismo, auto e moto non proviamo forse a inculcare nelle teste e nei cuori degli studenti l’orgoglio del made in Italy?  Il mio ruolo va ben oltre quello di un semplice insegnante. L’insegnante italiano  per natura deve essere  un custode e un promotore del “Made in Italy”, trasmettendo non solo conoscenze accademiche, ma anche un senso di appartenenza e orgoglio per la ricca cultura e l’eredità storica del paese.

Ma forse avrò letto male le linee guida, i programmi e la filosofia che stanno alla base del legislatore. Forse si vuole altro. Studierò e 

rimedierò.

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