4 luglio, quella festa americana dell’indipendenza che gli ischitani emigrati in Usa non capivano
OGGI AMERICANI IN FESTA PIU’ MISURATA - IL SALUTO E IL RINGRAZIAMENTO DEL CONSOLE GENERALE AMERICANO A NAPOLI SIGNORA MARY AVERY – “Siamo qui oggi per celebrare, il 244º anniversario dell’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, ha detto iul Conxole. Ogni anno, in questa occasione, abbiamo il piacere di potere ospitare qui, in questa antica e prestigiosa sede diplomatica, rappresentanti delle istituzioni, autorità, esponenti del mondo delle imprese, della cultura e degli organi di stampa, e condividere con loro i festeggiamenti della ricorrenza più importante per il popolo Americano. Quest’anno 2020, per la prima volta, celebriamo questa ricorrenza in forma virtuale, con l’augurio che le difficoltà, i sacrifici e le restrizioni che ognuno di noi ha dovuto osservare negli ultimi mesi, saranno presto soltanto un ricordo, e potremo tornare a incontrarci e stringerci la mano – Il sogno americano di tante famiglie ischitane emigrate in California e New York integrate e rispettose della storica ricorrenza del “For July”
La Festa d’Indipendenza Nazionale del 4 luglio, per gli ischitani emigrati e sparsi nei vari Stati Uniti d’America, ha cominciato ad assumere importanza patriottica e di riconoscenza, a mano a mano che ci si integrava nel tessuto sociale del paese. Nei primi tempi dell’emigrazione di massa, in tutte le famiglie ischitane appena formatesi con l’arrivo dell’ultimo membro richiamato, si sapeva solo che il 4 luglio in America era giorno di festa, non si lavorava e si potevano fare programmi per andare in spiaggia, sulle grandi piscine popolari o in gita sui monti ed ai parchi come un sabato o una domenica qualsiasi. Insomma per la maggior parte degli ischitani emigrati, era una festa normale e basta.
Fino a quando a ciascuno di essi, non veniva riconosciuta la cittadinanza americana, nessuno si sentiva di stringere il pugno in petto e rendere omaggio alla bandiera a stelle e strisce quando venivano diffuse le note dell’inno nazionale, “The Star Spangled Banner”, che al contrario emozionava fino alle lacrime gli americani doc. La nostalgia per l’Italia lasciata e per il paese natio abbandonato insieme ai ricordi, agli amici ed ai parenti che forse non avrebbero più rivisto, era troppo viva e struggente per farla svanire in breve tempo. Solo il tempo, quindi, avrebbe sanato tutto, e permesso ai tanti ischitani emigrati di abbracciare la nuova fede, e cioè: di giurare fedeltà alla loro nuova terra, alla loro nuova Nazione ed alla nuova bandiera stelle e strisce. Al riguardo, se i padri hanno fatto fatica poi, ad integrarsi nella vita americana vera e propria, per i figli c’è stata via libera già alla frequentazione dall’Hig School, dove hanno assimilato i primi insegnamenti al nazionalismo ed alla cultura americana, dalla lingua fino alla storia del paese.
Il resto è venuto dopo, sul posto di lavoro, nella formazione della famiglia e nella socializzazione della vita di tutti i giorni. Insomma, la famiglia ischitana di origine, dalla seconda generazione in poi, è diventata famiglia americana, senza però rinnegare l’italianità dei propri padri e dei propri nonni. Le due feste nazionali, il “For July” (4 luglio festa dell’indipendenza e il “Thanksgiving Day” (quarto giovedì di novembre Festa del Ringraziamento), insieme al “Columbus Day” (12 ottobre giorno della scoperta dell’America – 1492), sono le ricorrenze nazionali a cui gli americani e quindi gli ischitani d’America americanizzati, tengono più di qualsiasi altra festa del calendario. Il For July, ossia il 4 luglio è in cima alla graduatoria, lo si festeggia come se fosse il nostro capodanno, a cominciare dalla mezzanotte del giorno fatidico e tanto atteso. Fino alle tre di notte si bivacca nel giadino di casa propria, sul terrazzo o in altri spazi all’aperto con il classico fumante barbacue e fuochi t’artificio, laddove è possibile spararli, facendo attenzione, naturalmente alle condizione di sicurezza. Quindi dopo il primo assaggio dei festeggiamenti, si va a nanna. Il risveglio è di quelli che ti aprono a nuova vita.
La particolare sensazione coinvolge un po’ tutti, protesi a vivere il giorno di festa che si ha d’avanti con la fierezza e l’orgoglio di essere americani fino all’estremo del proprio nazionalismo ostentato senza risparmio. Ambasciate, Consolati, Circoli, Associazioni americane sparse per il mondo organizzano ricevimenti in un clima festoso che in qualche occasione rasenta l’esagerazione. A Roma come a Napoli nelle sedi diplomatiche statunitensi, la festa per il Ringraziamento del 4 Luglio, prende corpo già dalle 12,00 con i preliminari. Solo che quest’anno, come ha detto sopra il Console Generale a Napoli Signora Mary Avery la festa sarà virtuale. La lista degli invitati sarenne stata lunga e ben selezionata. Oltre alle autorità avrebbe figurato un buon numero di americani che lavorano nelle due città, almeno quelli che sarebbero riusciti a farsi invitare per il grande ricevimento-gala della sera. Il poter partecipare alla festa dell’Ambasciata a Roma o al Consolato Generale a Napoli di Piazza della Repubblica per l’americano doc, per l’italoamericano o per l’ischitano d’America nel caso di Napoli, è stato sempre obiettivo ambitissimo. Infatti diversi americani che vivono a Ischia e ischitani d’America in questo periodo in vacanza sull’isola, sono dispiaciuti di non potervi partecipare per via dell’emergenza sanitstia che ha costretto il Console Generale alla cerimonia virtuale.
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