CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIMEIschia chiama Babbo. Babbo rispondi!

di Lisa Divina

Caro Babbo Natale,
Quest’anno sono proprio io che ti scrivo, l’isola d’Ischia. Lo faccio per pregarti di non ascoltare i miei abitanti deliranti. Ti hanno sicuramente mandato delle letterine inutili e patetiche, in cui ti chiedono dei regali materiali che non meritano e che non sanno apprezzare. Ti chiedo invece di fare un favore a me, che sono la vera vittima di questa situazione e non sopporto più di essere maltrattata, sfruttata, da questi ischitani che si dicono miei figli ma in realtà sono dei parassiti che mi succhiano tutto il sangue e mi rovinano la reputazione. Nemmeno per me chiedo regali, no. Tanto non mi servirebbero a nulla, visto che questi ischitani me li ruberebbero subito distruggendoli in fretta. Voglio che tu ascolti me, l’isola stessa, e che tu faccia ciò che ti dico. Quest’anno non portare il sacco pieno di regali quando slitterai su Ischia, ma attrezzati di un grosso sacco vuoto dove metterai dentro tutto quello che ti elenco. Quello che voglio è che tu porti via le qualità ischitane che disturbano l’evoluzione della mia società, come un vero e proprio spazzino natalizio.

Voglio, caro Babbo, che tu metta nel tuo sacco l’ipocrisia del mio popolo che si fa bello davanti agli altri ma in realtà è sporco dentro, si vanta di essere ospitale e generoso ma in realtà è avaro e meschino mentre si dice amante della natura e della cultura ma in realtà le distrugge e le disprezza. Questo popolo si lamenta delle condizioni in cui vive ma non fa nulla per cambiarle. Troppo spesso mi trovo ad affrontare situazioni in cui le parole e le azioni non coincidono, creando una falsa realtà che impedisce la crescita come individui e come società. Voglio che tu porti via questa ipocrisia, in modo da poter vivere nutrendo un ambiente di sincerità e autenticità. Devi, poi, rimuovere dalla mia terra l’omertà, quella cultura del silenzio e della complicità che ci ha tenuti prigionieri per troppo tempo. Nessuno parla, nessuno vede, nessuno sente, e tutti si coprono le spalle e si fanno gli affari propri o si impicciano dei fatti degli altri. Voglio che tu porti via questa mentalità, voglio una comunità che parla, che denuncia l’ingiustizia e lavora insieme per un futuro migliore. Dovrai anche liberarci dall’ignavia, quella pigrizia e mancanza di volontà di fare la propria parte per il progresso. Non voglio più persone che si adagiano sulla comodità dell’inerzia. Quindi, metti anche l’ignavia nel sacco e portala via. Voglio energia, motivazione per agire, per impegnarci e per contribuire al mio miglioramento. Non dimenticarti dell’ignoranza! Quella mancanza di conoscenza che li tiene schiavi della loro stessa mediocrità che fa allontanare il popolo dalla cultura, dalla scienza, dall’arte, e induce a credere a falsità e pregiudizi chiudendoli in una mentalità ristretta e retrograda. Voglio una comunità che si apre alle opportunità di apprendimento e crescita.
Ah, poi la superficialità, portatela via! La loro solita tendenza a giudicare le persone solo per l’apparenza e a dare importanza a cose futili, soffocala, strozzala. Troppo spesso si concentrano sulla materialità, trascurando l’importanza dei valori, della profondità e della sostanza. Voglio persone che apprezzino ciò che è autentico e significativo nella vita e non solo ciò che brilla. Poi c’è la miseria, non solo quella economica, ma anche quella spirituale e sociale che si manifesta nell’egoismo, nell’individualismo e nell’incapacità di tendere una mano a chi è meno fortunato. Inorridisco! Mettila nel sacco, toglile l’aria e portala via, perché voglio una comunità generosa, solidale e compassionevole. E non lasciare qui l’incompetenza, l’invidia e l’ingordigia! L’incompetenza che fa fare scelte sbagliate, fa perdere opportunità, fa retrocedere facendo perdere credibilità e rispetto. L’invidia, istigatrice all’odio, fa solo desiderare il male altrui rendendo i cittadini meschini e cattivi. Sfamando l’ingordigia di volere sempre di più, sfruttando le risorse e inquinando l’ambiente, cancella l’esistenza del bene comune. Mettile tutte nel sacco e portale lontano! Voglio persone competenti, che non si lascino sopraffare dalla gelosia e dall’avidità.
Queste sono le qualità ischitane che devi portare distanti da qui, caro Babbo Natale, e ti prego di fallo in fretta, perché non ce la faccio più a sopportarle e temo che se restano ancora qui, mi faranno morire. Chiudi questo sacco di rifiuti tossici e porta tutto ciò distante dagli ischitani, scongiurando così lo scontato risultato di una società abbattuta, piegata, malata! Sono io che ti chiedo tutto ciò, Babbo, i miei abitanti non lo capiscono ed è inutile spiegarglielo. La notte di Natale, silenziosamente, togli da me, Ischia, tutto ciò che ti ho elencato così da lasciare agli ischitani solo la capacità di ricostruire se stessi per poter finalmente risorgere. Aiutami a sbarazzarmi del superfluo, voglio dare spazio alla capacità di cambiare, di migliorare, di crescere, di innovare, di cooperare, di creare e di amare.
Voglio che questi ischitani abbiano la capacità di esserlo, nel senso più bello e nobile del termine, di essere orgogliosi della loro terra, della loro storia, della loro cultura e della mia gente.
Voglio lasciare ai miei indigeni la capacità di essere felici.
Ti ringrazio di cuore per il tuo aiuto, caro Babbo Natale, e ti auguro buone feste.

Un caro saluto da un’isola che crede ancora in te ed è desiderosa di una svolta!

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