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Tentata estorsione, il giudice dispone l’archiviazione

È finita con un’archiviazione, che sancisce la definitiva estraneità di uno stimato professionista alle accuse rivoltegli, l’inusitata vicenda salita alla ribalta nella primavera dello scorso anno. Suscitò invero un certo scalpore il progressivo emergere di un episodio che  avrebbe avuto la sua genesi e la sua consumazione nella tranquilla cornice di Serrara Fontana, per essere più precisi nel suggestivo borgo marinaro di Sant’Angelo. A fare rumore non fu soltanto l’attività di indagine che venne condotta, ma anche l’interessamento dell’autorità giudiziaria che  aprì un’inchiesta che avrebbe potuto portare anche al rinvio a giudizio dell’indagato, l’avvocato Antonios Antoniadis. Un indagato eccellente, ma anche un professionista sempre in prima fila in varie battaglie di impegno civile e sociale. Le attività investigative erano state condotte ai sensi degli articoli 56 e 629 del codice penale, per un’accusa che era piuttosto pesante: tentata estorsione. Secondo l’iniziale ricostruzione dei fatti prospettata dagli inquirenti, l’avvocato al fine di trarre un ingiusto profitto, avrebbe compiuto atti idonei consistiti in particolare nel presentare al comando provinciale dei Vigili del Fuoco e nel contempo alla Prefettura di Napoli una serie di esposti, con i quali segnalava inagibilità e problematiche di sicurezza relative al parcheggio comunale ubicato nel Comune di Serrara Fontana o meglio a Cava Ruffano.

Non solo: secondo l’accusa la tentata estorsione si configurerebbe nel fatto che lo stesso professionista avrebbe prospettato la remissione di una querela da lui presentata nei confronti del gestore del predetto parcheggio comunale, esposto che diede vita a un ulteriore procedimento penale,  remissione  che sarebbe stato non un atto di generosità bensì semplicemente un gesto diretto a costringere il gestore a lasciargli posteggiare gratuitamente l’auto presso il parcheggio della discordia, ma anche ad inviare alla compagnia assicurativa – con la quale il gestore del parcheggio aveva stipulato una polizza per coprirsi dai rischi derivanti da eventuali problemi derivanti alle vetture che sostavano nell’area in questione – una falsa richiesta di risarcimento dei danni subiti dalla sua auto durante la sosta nello stesso. Antoniadis, difeso dall’avvocato Paolo Rizzotto, era stato ascoltato dal pubblico ministero Capuano in una lunga seduta, oltre ad aver presentato una corposa memoria difensiva. Le accuse si basavano in gran parte su una registrazione, effettuata tramite un telefono cellulare e acquisita dai Carabinieri. La registrazione riportava la conversazione che il gestore e un’altra persona avevano avuto con l’avvocato Antoniadis, in seguito alla quale i militari dell’Arma avevano suggerito nella loro relazione inviata al pubblico ministero l’applicazione della misura cautelare più stringente, cioè la reclusione.

Come detto, l’avvocato Rizzotto scelse la strada dell’interrogatorio direttamente dinanzi il pm Capuano. Una scelta rivelatasi poi vincente. L’ interrogatorio si rivelò lunghissimo e serrato, nel corso del quale furono approfonditi e analizzati, ma soprattutto chiariti, tutti i punti controversi della registrazione e dell’intera vicenda. Un lavoro minuzioso, condotto parola per parola e corroborato dalla dettagliatissima memoria depositata a supporto con relativa documentazione.  Chiarimenti che devono aver convinto pienamente il pubblico ministero, al punto che quest’ultimo ha inviato richiesta di archiviare il procedimento nei confronti dell’avvocato Antoniadis, successivamente accolta dal giudice, che nei giorni scorsi ha emesso il relativo decreto di archiviazione. Si conclude così la vicenda che paradossalmente ha visto nei panni dell’accusato un protagonista di diverse battaglie e rivendicazioni a favore della collettività e in special modo a vantaggio delle fasce più deboli, ma che stavolta era stato oggetto di una grave accusa. Tuttavia, grazie alla strategia difensiva, non c’è stato nemmeno bisogno di arrivare al dibattimento per vedere riconosciuta l’estraneità dell’avvocato Antoniadis alle presunte attività estorsive sostenute dall’accusa.

Francesco Ferrandino

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