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Non ci voleva molto a prevedere che l’ art.25 del decreto sulle emergenze Genova-Ischia-Amatrice così formulato avrebbe scatenato una enormità di polemiche da parte  di un banale giornalismo italiano e di un banale ambientalismo di maniera sull’abusivismo edilizio ai quali si sarebbero accodati – tanto per seguire una opinione stereotipata che questa è l’isola degli abusi come titolò un paginone La Repubblica il 30 agosto 2017  – esponenti nazionali di tutti o quasi i  nuovi partiti che non hanno più un retaggio storico né organizzazioni presenti sul territorio. L’ art.25 con il richiamo ai tre condoni ha spostato l’ attenzione che era invece dovuta al comma 3 dell’art.17 perché quelle poche righe indicavano sì un nuovo percorso che definisco costituente. Lo avevo previsto  nel pezzo del 5 ottobre scorso apparso nel paginone centrale de Il Golfo  di sabato 13 ottobre con il quale Gino Barbieri ed io abbiamo preannunciato  il sunto del nostro lavoro sulla “Ricostruzione Possibile” di Casamicciola frutto di mesi di studi e ricerche ed indagini e fotografie sul campo. Un  confronto faccia a faccia tra due vecchi giornalisti con la passione e l’impegno per la Politica e la Storia e con buone conoscenze del Diritto e dell’ Economia per trovare una strada realistica e condivisa per una Ricostruzione. Questo lavoro uscirà in un “libro bianco” prossimamente.

Scrivevo nel mio pezzo (per scriverlo ho letto, riletto, sottolineato ben 15 fra testi,saggi,relazioni e articoli non potendo per ragioni di spazio elencare la bibliografia): «Il terzo comma dell’art.17 del decreto sulle emergenze nazionali (Genova, Ischia, Amatrice) afferma o riporta in vita la strada maestra della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica per la Ricostruzione. Il terzo comma di un decreto lungo e farraginoso assegna ad un funzionario dello Stato un compito che lo Stato – al quale l’Italia risponde – non è stato capace di  assolvere nella sua articolazione democratica in Regione, Provincia, Comuni in 50 anni (cadono i 50 anni del Piano Bequinot del 1968  n.d.r.). Poiché bisogna assicurare una ricostruzione unitaria e omogenea nei territori colpiti dal sisma anche attraverso piani di delocalizzazione e trasformazione urbana non ha alcun senso richiamare – con questo provvedimento ed in questo provvedimento – le tre leggi di condono edilizio che hanno avuto altre leggi per sanare uno sviluppo squilibrato caotico, orrido. E’ elementare l’osservazione che non sono possibili piani di delocalizzazione e trasformazione urbana cioè particolareggiati o settoriali senza un piano generale regolatore dello Sviluppo che lo Stato e la Regione avrebbero dovuto dare all’ isola d’Ischia da 50 anni. Cade infatti quest’anno il cinquantesimo anniversario dell’unico Piano Regolatore Intercomunale redatto dall’ arch. Corrado Bequinot nel 1968 e mai attuato. Meglio quindi semplicemente abolire dal decreto n.109 del 28 settembre 2018 l’ art.25 così formulato e rimandare alle rispettive competenze dello Stato e della Regione un nuovo Piano Generale che comprenda anche gli aspetti di tutela ambientale eliminando il ruolo delle Soprintendenze poiché nasce legittimo il sospetto che l’ occasione della ricostruzione post-terremoto voglia legittimare il terzo condono non applicabile con le sue 3.406 pratiche giacenti presso i Comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio».

Resto di questa idea e confermo che senza un Piano Regolatore Generale non sarà possibile una Ricostruzione nei luoghi colpiti dal sisma del 21 agosto 2017 prescindendo se il costruito era legittimo o meno ed esprimo l’opinione che le 11.962 pratiche del condono della legge n.47/85 e le 8.244 del condono della legge n.724/94 nei sei Comuni dell’isola d’Ischia sono tutte legittimate “ de facto” perché è stata pagata l’oblazione, è stato reso commerciabile addirittura con mutui ipotecari il fabbricato che è stato dall’Agenzia del Territorio accatastato con nuova rendita sui fabbricati. E’ interesse e dovere  della Pubblica Amministrazione  tuttavia approvare un realistico piano di dettaglio che il decreto di approvazione del 1995 dell’ allora Ministro dei Beni Culturali, Antonio Paolucci,  del Piano Urbanistico Territoriale sovraordinato rispetto ai PRG faceva carico ai Comuni di concerto con la Regione e la Sovrintendenza di approvare entro un anno. Diverso il famoso terzo condono della legge n.269/03 che per scelta della Regione Campania non si applica all’ isola d’Ischia. Così le 6.804 pratiche giacenti presso i sei Comuni sono appese ad un filo nonostante i tentativi di proposte di legge dell’on. Falanga e dell’ on. Sarro nella scorsa legislatura. Personalmente ritengo che non era il caso di indicarlo in questo decreto ma se parte – come deve partire – una seria Politica di Pianificazione con un piano di assetto territoriale dell’isola d’Ischia bisogna sospendere le demolizioni ed esaminare cosa è possibile salvare del costruito e renderlo sicuro e bello. L’ isola è abitata da 64mila persone, ha 3mila imprese,9.500 lavoratori stagionali. Ambiente e Sviluppo hanno uguale dignità costituzionale. Bastava che l’on. Rossella Muroni del gruppo di sinistra LeU avesse letto la piccola relazione di Sebastiano Conte, Luigi Rispoli, Giancarlo Di Meglio “Il Governo del territorio per il futuro dell’isola d’Ischia” (Centro Studi per lo Sviluppo Sostenibile dell’isola d’Ischia – presidente ing. Giancarlo Carriero-2015) per un intervento in Parlamento meno banale  in aperta contraddizione con l’emendamento Rostan del suo stesso gruppo parlamentare e da lei stessa sottoscritto perché richiamava la necessità di una “cabina di regia” istituzionale per avviare la Pianificazione.

Infatti nessuna campagna di stampa è stata avviata contro la Regione Campania che da 48 anni non dà un Piano all’ isola d’ Ischia. La Regione ha approvato un Piano Territoriale Regionale (PTR) nel 2008 che individua 45 Sistemi Locali di Sviluppo (SLS) di cui 14 nella sola ex Provincia di Napoli ma in dieci anni non è stato messo in esecuzione nulla così come solo alcuni giorni fa la Città Metropolitana di Napoli ha annunciato l’ approvazione da parte del sindaco metropolitano, Luigi de Magistris, con atto “monocratico” che dovrà essere ratificato dal Consiglio Metropolitano delle linee di indirizzo del Piano Strategico cui è tenuta la Città Metropolitana dalla legge Del Rio n.56 del 7 aprile 2014. “Uno spiraglio per il Piano Strategico” è il titolo di un editoriale apparso sul Corriere del Mezzogiorno da parte dell’ urbanista prof. Attilio Belli nella edizione di mercoledì 24 ottobre 2018 . Ci troviamo quindi di fronte a diverse competenze ed a diversi Piani: un Piano Urbanistico Territoriale in vigore dal 1995 sovraordinato per la tutela ambientale che vieta qualsiasi modifica del territorio; un Piano Territoriale Regionale di indirizzo non applicato da 10 anni; un Piano Strategico  che deve essere  fatto dalla Città Metropolitana; infine un Piano Urbanistico Comunale che i Comuni della Campania per la Legge Regionale del 2004 debbono adottare entro il 31 dicembre 2018 cioè fra due mesi mentre molti Comuni fra i quali Casamicciola e Lacco Ameno non hanno nemmeno conferiti gli incarichi a professionisti del settore.

Se questo è il quadro legislativo,  e lo è,  la ricostruzione  è impossibile per definizione. Non può trovare applicare né l’ art.17 né l’ art.25 senza il buon senso di adottare e approvare e mettere in esecuzione un Piano di Assetto Territoriale complessivo ed unitario per tutta l’isola d’Ischia con Piani Urbanistici Attuativi (PUA) che un tempo si chiamavano particolareggiati che tenga conto del costruito comunque alla data del 31 dicembre 2003 perché una seria Ricostruzione dovrà essere prima una dolorosa demolizione di decine di fabbricati pericolanti  con la dichiarazione di area indisponibile ad insediamenti intensivi per l’area  epicentrale del sisma del 21 agosto 2017 ed una nuova destinazione urbanistica di una zona di circa 3Km quadrati tra Casamicciola alta e Lacco Ameno alta. Bisogna ascoltare la voce della Scienza della Terra espressa dal prof. Giuseppe Luongo e dal prof. Giuseppe De Natale. A 15 mesi dal sisma le macerie sono ancora sulla strada Borbonica, a Piazza Majo ed ai via Spezieria  e lì c’è ancora una città morta. Macerie che i cittadini si portano dentro come affermò il prof. Crepet:” E’la prima cosa che dovete rimuovere”. Ritengo di estremo interesse ed ancora attuale  la relazione dell’avv. Lorenzo Bruno Molinaro “Da Amatrice ad Ischia”  soprattutto la parte a pag. 9 sui Piani di Recupero.

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Dovrà essere imponente una grande opera infrastrutturale con costruzione di edifici pubblici, scuole, vie, piazze, parchi anche completando le opere perpetue come la strada Litoranea Casamicciola- Lacco Ameno mentre non può essere esclusa, se necessaria, una nuova edilizia  residenziale pubblica come possibile dall’art.44 della Legge Regionale n.16/2004 ( S. Conte- Stato della Pianificazione Urbanistica nei Comuni isolani: nuovi strumenti nella fase della Ricostruzione-2017). La Ricostruzione Possibile deve avere quindi altre vie e altri strumenti e altri soggetti pubblici come Invitalia e Sviluppo Campania e deve avere un protagonismo da parte dei Comuni con una  effettiva riscoperta del ruolo propulsivo dei consigli comunali che hanno statuti tutti impostati sulla partecipazione attiva dei cittadini alle scelte di sviluppo e di vivibilità.

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Anche il Commissario alla Ricostruzione deve avere l’Ufficio Principale qui nell’isola d’ Ischia e precisamente nel Comune di Casamicciola, il più colpito, e dovrà costituire un Ufficio Multidisciplinare per la Pianificazione Territoriale e la Programmazione Economica sia essa negoziata o strategica. La Legge sull’emergenza comunque licenziata dal Parlamento è un primo passo. Saranno necessari altri interventi legislativi statali e regionali. L’ impegno finanziario da parte dello Stato sarà enorme e dovrà essere spalmato in diversi anni ma bisogna cogliere le opportunità di sviluppo dei Fondi Europei 2014-2020 che rischiano di andare perduti per incapacità progettuale della Regione. Ma l’evento del 21 agosto 2017 potrebbe segnare una svolta per il controllo scientifico del territorio vulcanico dell’isola e per razionalizzare uno sviluppo con una crescita ragionata come si deve in una società aperta.

Giuseppe Mazzella

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