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Furbetti della residenza, il quesito alla Corte Costituzionale

Si tratta di un interrogativo che riguarda da vicino anche la nostra isola, dove è prassi consolidata trasferire un domicilio di “comodo” per le case vacanze. Tutto nasce da alcune ordinanze della Corte di Cassazione

Due coniugi, proprietari di immobili che hanno stabilito la residenza in due diversi Comuni hanno diritto all’esenzione dell’Imu? Un quesito che riguarda da vicino l’isola di Ischia dove è prassi consolidata trasferire una residenza di “comodo” per la casa vacanze. Da Napoli, nei giorni scorsi, è partito il quesito alla Corte costituzionale, la quale il 24 marzo scorso “decide di sollevare davanti a sé stessa” la questione dei coniugi, proprietari di immobili, che hanno stabilito la propria residenza in due diversi Comuni. Il problema è stato evidenziato ai “giudici delle leggi” dalla commissione tributaria provinciale partenopea, anche se tutto il Paese è interessato alla soluzione della querelle.

L’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale, hanno stabilito i giudici della Suprema Corte, spetta solo a condizione che il possessore e il suo nucleo familiare abbiano fissato la residenza anagrafica presso la stessa unità immobiliare, dove dimorano stabilmente

Tutto nasce da alcune ordinanze della Corte di cassazione, che nel 2020 stabilì: l’esenzione dal pagamento dell’Imu dipende dalla residenza nello stesso appartamento di tutto il nucleo familiare. “I furbetti dell’appartamentino” sono presenti in tutte le località turistiche. Si tratta di moglie e marito che per scansare il pagamento dell’Imu hanno fissato, per esempio, uno la residenza a Napoli e l’altra Ischia o Capri o Procida o in Costiera. “Niente per nessuno, dovete pagare, avete disgregato la famiglia”, sostiene la Cassazione e il Comune di Napoli si è infilato ad arte in questo paradosso giuridico, notificando migliaia di “avvisi di rettifica” per recuperare l’imposta non versata dai presunti disgregatori di nucleo familiare. Due anni fa, nel mese di settembre 2020, la Cassazione ha condannato la falsa residenza dei coniugi “ubiqui”. Secondo la sentenza numero 20130 del 24 settembre 2020 la Cassazione ha deciso che se due coniugi risiedono in due Comuni diversi non hanno diritto all’agevolazione Imu sulla prima casa. Una sentenza storica, destinata ad avere ripercussioni dove sono numerose le residenze di comodo. L’esenzione sull’abitazione principale, hanno stabilito i giudici della Suprema Corte, spetta solo a condizione che il possessore e il suo nucleo familiare abbiano fissato la residenza anagrafica presso la stessa unità immobiliare, dove dimorano stabilmente. Il provvedimento della Corte di Cassazione mette un paletto ad un fenomeno finora molto diffuso, in particolar modo nelle località di villeggiatura, come l’isola di Ischia, e rappresenta una batosta per i cosiddetti “falsi residenti”.

La sentenza pone fine ad una vera e propria ingiustizia. Nel caso in cui marito e moglie decidessero di dividere la famiglia, e prendere la residenza in abitazioni diverse, nessuno dei due immobili, eludendo l’Imu, può essere considerato come abitazione principale. La quale si intende esclusivamente l’immobile che sia registrato presso il Catasto Urbano come unica unità immobiliare in cui il proprietario e la sua famiglia vi dimorino abitualmente e vi risiedano anagraficamente. La truffa, funziona più o meno così: determinati soggetti depositano all’ufficio anagrafe dei Comuni il cambio di residenza per l’acquisto della prima casa. Tutto questo, per la cronaca, succede in modo particolare all’inizio dell’estate, nei mesi di maggio e giugno. Così poi tra luglio e agosto, quando gli agenti della polizia municipale procedono ai controlli, li trovano quasi sempre trovati a casa con moglie, figli e cani. Ma spesso si tratta di un falso. Quella nuova residenza anagrafica era solo di «comodo», utile per non pagare tasse. Una megatruffa che nel 2018 ha visto in azione gli uomini della Guardia di Finanza di Ischia intenti a stanare «furbetti delle residenze» sulle isole del Golfo.  L’escamotage per provare a sfuggire a fisco e controlli è abbastanza semplice, almeno da mettere in pratica. Una coppia di coniugi, ad esempio, acquista due immobili, uno in città o nel paese di residenza effettiva e l’altro invece su una delle isole. A questo punto la moglie lascia la residenza in terraferma e il marito – sposato col regime della divisione dei beni – assume la residenza sull’isola in quella che è la nuova abitazione. Un sistema questo che faa in modo che si potesse parlare a tutti gli effetti di prima abitazione risparmiandosi una serie di tributi che diversamente avrebbero dovuto essere corrisposti. È stata la Legge di stabilità 2016, confermata anche nel 2017, a stabilire l’abolizione delle tasse sulle prime case, ma c’è un però. Per abitazione principale si intende l’immobile in cui il proprietario e il suo nucleo familiare risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente.

È stata la Legge di stabilità 2016, confermata anche nel 2017, a stabilire l’abolizione delle tasse sulle prime case, ma c’è un però. Per abitazione principale si intende l’immobile in cui il proprietario e il suo nucleo familiare risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente

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L’intento, quindi, di avere ‘due prime case’ è quello di far sì che entrambe le abitazioni possano essere considerate prima casa, in modo da poter evitare di pagare l’imposta, oltre a beneficiare di molte altre agevolazioni. Ora la Corte di Cassazione ha stabilito che nessuno dei due ha diritto all’esenzione dall’Imu. In base alla sentenza, infatti, non solo non si ha diritto all’aliquota ridotta per entrambe le unità immobiliari ma non si può neppure scegliere a quale dei due immobili applicarla: non essendo soddisfatti i presupposti di fondo, per la Cassazione l’Imu ridotta non si può applicare a nessuna delle due abitazioni.

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antonio

ci sono state delle nuove sentenze che dicono il contrario, come scritto sul dispari una settimana fa

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex