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«Enzo te la faremo pagare», nella chat dei veleni gli haters minacciano il sindaco Ferrandino

 

ISCHIA – C’è chi per il sindaco di Ischia invoca piazzale Loreto, il luogo dove il dittatore Benito Mussolini venne appeso a testa in giù e del suo corpo se ne fece scempio. Altri sono più diretti. Non usano rimandi storici, e tra deliri complottisti, che chiamano in causa massoneria, poteri forti e forse anche la Spectre, affidano a una chat di gruppo chiuso di Facebook minacce esplicite, di quelle che fanno paura.

La conversazione social dello scandalo è un calderone, vi sono dentro centinaia di isolani. Cittadini, politici e persino cronisti. Nasce mesi fa per diramare appelli virtuosi per la difesa degli animali e la salvaguardia del territorio. Rimane quiescente per mesi, come un vulcano in attesa di esplodere. La scintilla è provocata da un articolo condiviso ieri mattina. Parla del vergognoso sversamento di materiale tossico nel mare di Mergellina che ha tramutato le acque napoletane di un colore lattescente. Nonostante il crimine sia stato perpetrato da napoletani poco rispettosi della propria terra e del proprio mare, le accuse a De Magistris sono immediate e chiamano subito in causa, senza un nesso logico, la sua politica a favore dei porti aperti per dare asilo ai migranti costretti per settimane a rimanere in balia delle onde del Mediterraneo. Il passaggio poi da Napoli a Ischia è breve.

Le recenti aperture del vice sindaco Di Vaia sulle politiche di accoglienza e l’invito solidale del vescovo Lagnese all’accoglienza hanno fatto il resto. Di migranti sull’isola – nonostante non ci sia alcuna notizia in merito che accerti l’arrivo di richiedenti asilo a Ischia – non se ne deve nemmeno parlare. Di mezzo ci va proprio il primo cittadino di Ischia, Enzo Ferrandino, che suo malgrado, forse senza nemmeno saperlo, si trovava nella chat di gruppo dove è iniziata la scarica d’odio nei suoi confronti. Quella chat iniziata con le migliori intenzioni si tramuta così  in un calderone traboccante risentimento.

“Non fai niente per l’isola, fai venire i migranti a Ischia. Noi vogliamo il nostro lavoro, te ne farò pentire Enzo Ferrandino, me la paghi” e poi ancora “Enzo sei una vergogna, tu e Del Deo, vi faremo male”. Nella girandola d’odio finisce anche Del Deo, probabilmente gli anatemi del giovane hater chiamano in causa anche il sindaco di Forio, in una spirale d’odio che come un tornado travolge senza alcun senso i primi esponenti politici che capitano sotto tiro. Di mezzo ci vanno anche gli elettori di Ferrandino, contro cui si promettono “mazzate” . Le critiche alle scelte politiche dei nostri rappresentanti sono sacrosante, legittime, doverose. Rappresentano il sale della democrazia. Ma le minacce no, ci avvicinano al baratro della barbarie.

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Dietro parole così dure e sconsiderate c’è l’account di un giovane isolano che ubriaco d’odio non ha valutato i rischi di dichiarazioni così scellerate.

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Un giovane arrabbiato che fa parte del popolo degli haters, persone che quando si piazzano dietro lo schermo diventano leoni da tastiera e danno libero sfogo all’odio più viscerale. Sono quelli che invocano le camere a gas quando si parla di ebrei, che giustificano le violenze sulle donne e compilano post di fuoco quando si parla di immigrati o che li evocano anche in argomenti che non hanno attinenza, come capro espiatorio di tutti i mali che attanagliano la nostra società.

Sono gli internet haters, persone comuni che in tenuta da navigazione web si armano di linguaggio violento senza considerare le conseguenze. Gli internauti che vomitano odio con un linguaggio violento rischiano querele. Scuola ha fatto Laura Boldrini. L’ex presidente della Camera è stata oggetto privilegiato di scariche di offese. Dopo tanto incassare ha adito le vie legali e ora diversi internauti si trovano alle prese la Giustizia.

Antonello De Rosa

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