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Armato a Serrara: «Datemi una pistola che voglio sparare»

Allarme sul belvedere del Comune montano, dove un uomo – in evidente stato confusionale – si aggirava armato di arco, frecce ma anche di due coltelli. E quando sono arrivati gli agenti del commissariato, ha chiesto un’arma da fuoco. I poliziotti sono riusciti a disarmarlo e immobilizzarlo ponendo fine a una situazione davvero ad alto rischio

Una vicenda francamente incredibile, che avrebbe potuto avere chissà quali ripercussioni se non fossero giunti prontamente sul posto gli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Maria Antonietta Ferrara. L’allarme è scattato in quel di Serrara Fontana, sul popolare belvedere, nei pressi del bar “La Floreana”. Alcuni cittadini hanno lanciato l’allarme alle forze dell’ordine, chiedendo il loro intervento e raccontando che un uomo che abitava in zona – conosciuto perché spesso si trovava in palese stato confusionale – girovagava armato di arco e frecce e anche munito di coltello. Una situazione ad alto rischio che ha indotto i poliziotti in servizio sulla volante a raggiungere addirittura il Comune montano muniti di giub botto antiproiettile, mentre contestualmente veniva notiziato dell’accaduto anche il 118 e il commissario prefettizio di Serrara Fontana, nel caso in cui si fosse resto utile il tso (trattamento sanitario obbligatorio) a carico del soggetto attenzionato.

Quando il personale guidato dalla dott,ssa Ferrara è giunto sul posto, la persona appariva tranquilla, era seduto su una fioriera ed a tracolla esibiva “fieramente” un’arma tradizionale asiatica conosciuta come “munchaka. Ai suoi piedi, invece, si trovavano un arco di fattura artigianale, una faretra con almeno una decina di frecce all’interno e un coltello che l’uomo alla vista dei tutori dell’ordine occultava alle sue spalle. Alcune persone che si trovavano sul posto, riferivano anche le generalità della persona armata, aggiungendo anche che lo stesso in un passato nemmeno così remoto aveva sofferto di disturbi psichici ma ribadendo anche che fino a quel momento in passato non aveva mai usato violenza fisica verso alcuno, ma solo in alcuni casi verbali. Gli agenti del commissariato, come da prassi, cominciavano a porre la zona in sicurezza e poi dopo aver richiesto l’invio di ulteriore personale lo invitavano a deporre le armi cercando un dialogo sereno e pacifico. Il primo approccio, per la verità, non era dei migliori, al punto che l’uomo rispondeva in maniera abbastanza dura ed esplicita: “Chi siete voi per dirmi quello che devo fare?”. Nonostante un ulteriore dialogo, non c’era verso di ridurre a più miti consigli il serrarese il quale cercava addirittura di aprire la portiera destra anteriore dell’auto di servizio della polizia pronunciando l’inquietante frase “Datemi un’arma che voglio sparare”. L’uomo, dietro ordine perentorio di un esponente delle forze dell’ordine, si allontanava repentinamente dalla volante prima di essere bloccato. Dopo avergli sottratto arco e frecce, nella vicina vegetazione veniva ritrovato anche un coltello da cucina della lunghezza di 20 centimetri che avrebbe potuto essere utilizzato per finalità tutt’altro che “pacifiche”. Il serrarese veniva reso inoffensivo senza che gli fosse arrecato alcun danno.

Una volta bloccato, si procedeva anche a una perquisizione personale per verificare la presenza di ulteriori armi atte a offendere, che dava però esito positivo: nella cintola dei pantaloni, dietro la schiena, veniva rinvenuto un coltello da sub con lama di 13 centimetri, posto in una custodia di plastica nera. Sul posto, una volta giunti a destinazione, i medici del 118 riuscivano ad iniettargli una dose di calmante prima di essere condotto all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno per gli accertamenti del caso ed affidato poi in custodia agli uomini della polizia municipale di Serrara Fontana. A suo carico scattava naturalmente la denuncia in stato di libertà all’autorità giudiziaria per il reato previsto e punito dall’articolo 651 del codice penale (rifiuto di fornire le proprie generalità) e dall’art. 4 della legge 152/75, provvedimento che consente di eseguire una perquisizione senza attendere il nulla osta dell’autorità giudiziaria al solo fine di accertare l’eventuale possesso di armi, esplosivi o strumenti atti a offendere.

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