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“Strangolate” dai mutui, tante aziende alberghiere sull’orlo del crac

ISCHIA – E’ una situazione devastante che purtroppo nemmeno i timidi segnali di ripresa che sembrerebbero essere venuti fuori dalla stagione turistica appena conclusa, potevano cancellare. Il sistema Ischia è sempre più al collasso, colpa di stagioni buie: dalla perdita dei turisti tedesche alle presenze medie annuali che nell’ultimo ventennio si sono drasticamente abbassate, fino poi a stabilizzarsi negli ultimi anni. Ma con l’economia che non è più quella di una volta: se le presenze che registriamo annualmente restano comunque superiori ai tre milioni di unità, e sono numeri di tutto rispetto, è chiaro che il fatturato è notevolmente calato. Colpa dell’arrivo del low cost, di una maledetta corsa al ribasso nella vendita delle camere e dei soggiorni, con pacchetti e tariffe alle volte talmente imbarazzanti da invogliare quasi quasi anche gli isolani ad andare a soggiornare in albergo piuttosto che rimanere nella propria abitazione, specie se in affitto e con le bollette da pagare. Insomma, paradossalmente con una struttura che con il tutto esaurito dieci anni fa incassava ad esempio 100, oggi con la stessa occupazione incassa 50. Morale, le imprese isolane – per colpa di quel tortuoso e dannato effetto domino – hanno finito con il segarsi da sole, e adesso sono precipitate in una spirale che rischia seriamente di essere senza ritorno e di portare a conseguenze drammatiche.

Gli alberghi che hanno chiuso negli ultimi anni non sono pochi, altrettanti quelli che sono stati ceduti o dati in gestione, magari hanno fatto poco notizia perché si trattava di piccole strutture, ma adesso il problema sta diventando di ben altra levatura e proporzione. Perché ci sono diversi albergatori che hanno una difficoltà ben più seria, praticamente insormontabile: non riescono più a sostenere i costi della rata del mutuo che hanno stipulato con gli istituti di credito presenti sul territorio per ristrutturare la propria azienda o nei casi più datati addirittura per acquistarla. Rate mensili o semestrali abbastanza pesanti e “sostanziosa” ma che fino a dieci anni fa parevano poter essere sostenute se non agevolmente quantomeno senza eccessivi patemi d’animo, adesso purtroppo non riescono più ad essere onorate. Alcuni imprenditori hanno chiesto la rinegoziazione alle banche, ma si sono visti rispondere picche, nonostante abbiano fatto presente in maniera chiara e netta ai direttori che allo stato dell’arte non si possono pagare importi mensili a quattro zeri (e nemmeno a tre, per la verità, almeno in molti casi). A vuoto anche le richieste di spalmare su un numero maggiore di anni i debiti contratti, evidentemente si crede poco in una ripresa dell’isola verde. Ed allora ecco che in tanti hanno cercato di mettere in vendita gli alberghi, ed in questo momento il rischio serio – laddove si trovino degli acquirenti – è quello di lasciare un capitale e un pezzo di storia della nostra isola in mano ad “esterni”, andando ad accentuare ancor più un filone già consolidato.

Il problema è che in questi casi, presi dalla disperazione, molti operatori

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