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A dieci anni dalla morte il web ricorda il professore Iaccarino

di Isabella Puca

Ischia – Dieci anni fa, l’11 gennaio 2007, scompariva Franco Iaccarino, professore di Storia e Filosofia, intellettuale molto attivo nella vita scolastica e molto amato dai ragazzi. È così che comincia il ricordo al compianto professore pubblicato  dal blog “Al tavolo di Amalia” della professoressa Laura Mattera Iacono che, in breve tempo, ha fatto il giro del web. In tanti tra i suoi ex alunni, colleghi o semplici estimatori dell’uomo e dell’intellettuale, hanno voluto esprimere la gratitudine verso di lui condividendo il post con affetto e stima infinita. Dopo qualche mese dalla sua scomparsa, la sua scuola, il liceo di Ischia, volle dedicargli una conferenza sul tema del Liberalismo tenuta dal professor Piero Craveri. Era il 2007 e il Golfo, diretto da Domenico Di Meglio pubblicò un articolo dal titolo “Nel segno della continuità”. «Sembrava che la scuola volesse continuare su una rotta tracciata con tanta passione. Oggi tuttavia, la sensazione è che il ricordo di Franco Iaccarino sia sbiadito e che la strada maestra sia stata smarrita». In effetti, sarebbe stato bello ricordare il professore a dieci anni dalla sua morte con una cerimonia, o quanto meno con una conferenza discutendo su di un tema a lui caro così come si fece nel 2007. Fu l’allora preside, la professoressa Franca Di Meglio, a introdurre la conferenza sottolineando, sin da subito, il vuoto lasciato dalla morte di quel professore tanto amato e stimato da colleghi e alunni. «Franca Di Meglio parla a fatica,  – scrive la professoressa Iacono nella cronaca del 2007 –  ha la voce rotta dall’emozione. E l’emozione è palpabile in tutti i presenti. Ma la scuola non può, non vuole fermarsi alle lacrime. E per ricordare il suo professore, il Liceo Classico sceglie una strada diversa da quella della sterile commemorazione. La scuola, la “sua” scuola, ha preferito dare un segno forte di continuità con quella vivace attività culturale che aveva contrassegnato la vita del professore scomparso». Nel ricordare il professore Iaccarino si annoverano le sue mille iniziative culturali organizzate per smuovere “i giovani da quell’apatia, da quella passività che talvolta li avvolge”. La presenza del professore Craveri, nipote di Benedetto Croce e docente dell’università Suor Orsola Benincasa, nell’aula magna del liceo classico, che oggi nel cambio d’istituto ha un po’ perso quella storia poesia che lo rappresentava, era come un desiderio finalmente avverato; una lezione del prof. Iaccarino compresa e diffusa da tutti. All’epoca fu il professore Giovan Giuseppe Conte a ricordare il prof Iaccarino, l’educatore “al culto della libertà”. «Ai ragazzi – leggiamo ancora – insegnava a chiedersi il perché delle cose, a non accettare passivamente le mode culturali, a sviluppare spirito critico. Si batteva per la scuola della qualità, non accettava la frettolosa quantità che sembra invece prevalere nella scuola di oggi. Perché –  come ricorda il prof. Conte – “la scuola per Franco Iaccarino doveva essere ricca di contenuti”, mai però pesante o noiosa». L’ironia accompagnava ogni sua lezione ed è così che il professore fece breccia in quanti ebbero la fortuna di ascoltare una delle sue lezioni o una delle interessanti conferenze tenutesi alla Biblioteca Antoniana nelle quali riusciva a trasmettere tutta la passione per la materia. «Franco Iaccarino non credeva nell’immortalità dell’anima – aveva ricordato lo stesso professor Giovan Giuseppe Conte in “quel” pomeriggio di gennaio. Non è difficile però immaginare che persone come lui non muoiono mai, perché lasciano un segno indelebile non nel ricordo, ma nella vita stessa dei suoi allievi e di chiunque abbia avuto modo di conoscerlo. Ed è un segno indelebile che a volte fa male: avverti un vuoto, una mancanza, ti lasci andare alla tristezza. Ma è anche un segno indelebile che ti permette di chiederti sempre il perché delle cose, di non accettare mai niente passivamente, e soprattutto di affrontare la vita con il sorriso sulle labbra e un pizzico di ironia». Un educatore impegnato e appassionato, è così che lo descrivono, accompagnando al suo ricordo quel suo essere un ottimo cuoco e una persona bella da frequentare.  «Riusciva a volte a trasmetterti una garbata allegria, – si legge ancora in quell’articolo pubblicato sul Golfo nel 2007 – pur nella sua riservatezza. Aveva un passo felpato, quasi non ti accorgevi della sua presenza. Eppure era una presenza che si avvertiva, eccome. Amava tanto il mare, una passione che forse aveva ereditato dal suo Maestro più caro, il prof. Edoardo Malagoli, al quale rimase sempre molto legato. E amava lo sport. Seguiva con amarezza e un pizzico di disgusto le partite di calcio del Napoli. Non credeva nell’immortalità dell’anima. Ma mi piace pensare che al prossimo scudetto del Napoli sarà contento anche lui. Speriamo solo che il Napoli si sbrighi».

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