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A Ischia cremazione negata, anche due settimane prima della sepoltura

ISCHIA – L’argomento non è dei più felici, ma è necessario parlarne per  raccontare le innumerevoli difficoltà cui vanno incontro i familiari che non solo sono colpiti da un evento nefasto e devastante, ma che sono costretti anche a fronteggiare una situazione complessa e seccante, proprio in quei giorni in cui anche il più minimo barlume di serenità è un vitale appiglio a cui aggrapparsi.

Il momento del trapasso di una persona cara è uno dei momenti più cupi, traumatici e devastanti che possa colpire una persona. Con l’animo stretto da profondo dolore si è costretti a ottemperare a una serie di questioni burocratiche e pratiche che solitamente vengono affidate alle agenzie di pompe funebri. Ma nonostante la grande professionalità con cui le ditte ischitane affrontano i più impensabili problemi, capitano degli intoppi davvero seccanti. Succede che i familiari che optano per la cremazione dei defunti siano costretti a fronteggiare una serie di difficoltà insostenibili, soprattutto quando il lutto è profondo e risulta pesante anche il ragionare su faccende pratiche. Solutamente chi decide di seppellire i defunti nei cimiteri non ha da attendere molto tempo prima che la cerimonia finisca, che il triste rituale dell’inumazione si concluda per poi dare libero sfogo all’elaborazione del lutto.

Per chi invece a Ischia decide di optare per la cremazione le procedure possono protrarsi per lungo e doloroso tempo. A Ischia manca un luogo dove possa avvenire la delicata cremazione, per poter effettuare l’operazione è necessario trasferire la salma sulla terraferma. Ma sulla terraferma, nei luoghi dove si effettua la pratica c’è la fila. Ciò comporta che una salma debba rimanere in attesa, in celle frigorifere, anche giorni, prima di essere trasferita a Salerno dove avverrà l’operazione. Un’attesa che tra l’altro ha un costo che si aggiunge alle cifre richieste per trasferire, sul carro funebre la salma da Ischia a Salerno, cui va aggiunto anche il costo del ritorno dell’urna.

Prima che si possa mettere una pietra sopra – che ci venga perdonata l’ardire della metafora – sulla procedura può passare una settimana e anche più.

 

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Un’attesa incredibilmente lunga, dolorosa che lascia in sospeso il dolore dei familiari, costretti a congelare le lacrime in attesa che venga sciolta la lenta e farraginosa procedura, prima di poter dare degna sepoltura ai resti dei propri cari. Eppure la cremazione, ampiamente accettata dalla Chiesa, è pratica che potrebbe ridurre i problemi di spazio che ci sono nei cimiteri. Nulla però viene fatto per fare in modo che questa abitudine possa diffondersi nei pensieri dei titubanti isolani.

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L’incenerimento è per la Chiesa una modalità di sepoltura rispettosa del cadavere allo stesso modo dell’inumazione. Il fuoco non intacca l’anima, distrugge solo più velocemente la parte corruttibile della persona. Accelera ciò che in natura richiede tempo a compiere. Per la Chiesa però, al momento della Resurrezione non c’è alcuna differenza tra polvere o cenere. La resurrezione non sarà un nuovo inizio a partire dalla vecchia esistenza, ma direttamente  una nuova realtà. Il Codice di diritto canonico (can. 1176) sostiene: «la Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cattolica».

Antonello De Rosa

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