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A Ischia, il presidio “Libera” dedicato alla memoria di Gaetano Montanino

Di Isabella Puca

foto Andrea Papaleo

Ischia – «Ischia è lontana da mafia e camorra? Avrei qualche dubbio. Abbiamo anche più di una percezione di fenomeni di tipo camorristico; per qualcuno Ischia è una grande lavatrice, un grande pezzo del gioco del riciclo. Basta guardare alle ultime cronache dove il nome di Ischia è legato alla corruzione delle nostre amministrazioni. Certo non c’è un allarme ma segnali ce ne sono e la crisi economica è un’ulteriore aggravamento della violenza organizzata. Mi chiedo dunque se la scuola riesca a veicolare un senso di civiltà del bene comune e, su questo, mi sento responsabile». Sono state queste le parole, pronunciate dal preside dell’istituto Telese Mario Sironi, che hanno aperto la presentazione del presidio ischitano di “Libera” dedicato alla memoria di Gaetano Montanino, vittima innocente di un atto camorristico. Nella palestra del Telese, ieri mattina, gli studenti hanno accolto i familiari delle vittime che hanno regalato loro la tragica esperienza dell’aver perso a causa della camorra un proprio caro, benché innocente. Motore dell’iniziativa è Egidio Ferrante, che ha più volte ringraziato il preside Sironi e la dirigente dell’istituto comprensivo di Barano “Anna Baldino”, la dott.ssa Maria Rosaria Mazzella; insieme hanno fortemente voluto la nascita di questo presidio. In prima linea anche il vescovo Mons. Pietro Lagnese, che sin da subito ha sottolineato il suo desiderio a essere presente in una giornata così _DSC0574importante.«Sono ormai 20 anni– ha detto il vescovo Lagnese – che “Libera” sta svolgendo un lavoro eccezionale con più di 1400 scuole. Un forte applauso va aifamiliari delle vittime per la forza con la quale stanno trasformando il dolore in impegno. È importantela nascita di “Libera” in un momento come questo; l’Italia è al penultimo posto in Europa per la lotta contro la corruzione e questo dice tutto. La nascita di questo presidio non può che ricevere l’appoggio della Chiesa di Ischia che non è un’isola  felice, il problema della corruzione ci riguarda da vicino. “Libera” ci aiuta a non dimenticare e, quando dimentichiamo, noi non stiamo ponendo le basi per un mondo migliore.Dobbiamo essere uniti tutti e l’aiuto della Chiesa sarà forte accanto a questa associazione. Libera, benvenuta a Ischia!». Antonio D’Amore, referente provinciale di Libera, ha espresso tutta l’emozione per l’affetto dei ragazzi che li hanno accolti a scuola nelle loro divise, sottolineando l’impegno dell’Associazione e la speranza di tutti i familiari per nascita di questo nuovo presidio sull’isola. «Il magistrato Antonino Caponnetto diceva che “la mafia teme più la scuola che la giustizia”; la mafia teme la cultura; più aumenta la povertà, più si crea l’occasione per la gente di avere a che fare con la mafia. Per uscire dalla crisi occorre un grande investimento culturale. In molti ci attaccano, non ultimo il magistrato Maresca, ma bisogna coniugare legalità e giustizia, bisogna costruire opportunità di lavoro per le persone, ci vuole impegno. I familiari sono il sale di Libera, con loro la memoria si fa storia». _DSC0559

Il prossimo appuntamento con “Libera” ci sarà il 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, con una grande manifestazione a Napoli in cui si chiederà lavoro e proposta educativa. “Libera” è un popolo in cammino che attraverso la memoria arriva all’impegno e alla responsabilità. In questa marcia per la legalità c’è Veronica Montanino, la figlia di Gaetano Montanino, guardia giurata che nell’agosto del 2009 rimase ucciso in un agguato a Piazza Mercato.  È stato Egidio Ferrante che, senza nascondere l’emozione di padre, ha presentato Veronica; alla memoria del suo papà è dedicato il presidio ischitano. «In questi anni – ha detto Veronica a tutti i presenti-  ho imparato a fare piuttosto che a dire. Pensavo ai presidi come a un campo minato di vita e di speranza. Da una morte si crea così una nuova vita, un percorso di vita che facciamo insieme, mano per la mano. Noi familiari siamo diventati complicati, la vita è cambiata improvvisamente e non è facile ripartire; è un dolore dal quale non si esce. Ogni mattina troviamo la forza nel predicare memoria ed è questo quello che vogliamo restituirvi». _DSC0528

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Furono dei ragazzi vicini al clan Contini che, nel tentativo di rapinare la guardia giurata Montanino della sua pistola, gli spararono 7 colpi, uccidendolo.Nel marzo del 2013, con un decreto, venne riconosciuto “vittima del dovere”. Attiva nel nuovo presidio c’è anche Luciana,sua  moglie; è con lei che dopo un incontro tenutosi qui a Ischia un paio di anni fa nacque l’idea:«E’ difficile parlare della propria storia. Mio marito è stato ammazzato da quattro ragazzi come voi e questo essere qui dà senso a tutto questo. Mio marito non era un eroe. Faceva solo il suo lavoro. Sono tanti i sentimenti, uno di questi è la voglia di fare qualcosa per i nostri figli; gli altri familiari sono diventati dei fratelli, dobbiamo essere uniti perché non deve succedere più a nessun altro». A prendere la parola è stata poi Carmela Sermino, presidente dell’Osservatorio della legalità di Torre Annunziata. La sua voce, rotta dall’emozione, ha dato vita alla memoria di Giuseppe Veropalumbo, suo marito,morto dentro casa sua durante una sera di festa, a causa di un proiettile vagante:«Eravamo in trenta quella sera, tutti intorno a un tavolo; era il periodo di Natale e festeggiavamo 2 anni dal nostro matrimonio. Mia sorella aveva messo la bambina a letto e ricordo solo urla. Il palazzo fu mitragliato da alcuni camorristi del palazzo di fronte. Peppe morì sul colpo. Nella zona sud di Torre Annunziata le case costano di meno, ma si spaccia all’aperto; lo Stato lì non esiste. Sono otto anni che continuo a chiedere verità, giustizia, ancora non sappiamo chi è stato. Peppe forse è morto pure per colpa mia, siamo stati troppo omertosi. Ragazzi, denunciate, vivete edifendete il vostro territorio». _DSC0574

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Le storie tremende appartengono anche alla nostra isola, una di queste è quella di Federica Taglialatela, una giovane strappata alla vita a causa di una bomba che esplose il 23 dicembre del 1984 sul rapido 904 che, partito da Napoli, l’avrebbe portata a Milano con la sua famiglia. A parlarne ieri mattina è stata Rosaria Manzo, presidentedell’Associazione “Strage treno 904”, «ancora oggi si cerca di capire chi siastato, sappiamo solo che c’era la volontà di destabilizzare lo Stato; in quel momento era iniziato il maxi processo voluto da Falcone e Borsellino, la mafia non voleva che se ne parlasse. Mio padre era un macchinista su quel treno e non avevo mai pensato alla fortuna di averlo a casa; ho capito, allora, che il fatto mi riguarda ancora di più. Se Federica non c’è più, è stato a causadi una fatalità voluta da qualcun altro. Il numero di vittime non si può diminuire, ma si può arrestare». A raccontare la sua esperienza anche Emilio d’Anna che, vissuto a Secondigliano di Napoli, vive ormai da anni con la sua famiglia qui a Ischia. Anche lui è figlio di una vittima innocente, suo padre fu ucciso per non aver pagato il 10% su di un preventivo. «Papà dirigeva delle piccole imprese di costruzione a Secondigliano, qualche volta ha pagato, ma quella volta si era stancato. Quel 22 febbraio aveva 22 milioni delle vecchie lire in tasca,era giorno di paga per gli operai. Lofermarono nel cantiere, gli intimarono di dar loro tutti i soldi, si rifiutò, lo spararono. Durante la corsa in Ospedale il suo ultimo pensiero prima di morire andò agli operai; aveva ancora quei soldi in tasca e spettavano a loro. Decisi di dire alla Polizia tutto ciò che sapevo, hanno arrestato il mandante per un altro reato, ma non gli esecutori. La preghiera mi ha aiutato tanto. Avrei il desiderio di perdonare, ma dall’altra parte ci deve essere qualcuno che chieda scusa». _DSC0602

Presente tra gli ospiti anche Salvatore Micillo, deputato della Repubblica Italiana per il Movimento 5Stelle. A lui è andato, nel 2015, il premio “Ambiente e Legalità”, riconosciutogli da Legambiente per il suo impegno a far diventare legge gli ecoreati:«Vengo da Giugliano, paese martoriato dalla Terra dei fuochi e tra le vittime di camorra voglio ricordare anche le vittime silenti di cancro. «Peppino Impastato, – ha detto ai ragazzi nel suo breve, ma incisivo intervento-  diceva che “bisogna saper riconoscere la bellezza perché è un attimo che svanisce” e voi lo state difendendo in questa giornata di luce». È stata poi la presidentessa del Presidio ischitano Filomena Sogliuzzo a presentare la prima campagna del presidio “Libera” intitolato a Gaetano Montanino; parliamo di “(im)patto sociale”,un’iniziativa per chiedere di porre fine alle politiche di austerità e di escludere la spesa sociale dal Patto di stabilità. Dopo la lettura di alcune poesie di Peppino Impastato da parte dei ragazzi del Telese, la parola è passata nuovamente al preside Sironi che, nel salutare e ringraziare tutti gli intervenuti, ha ricordato il giornalista, anch’egli vittima innocente di camorra, Giancarlo Siani:«Ricordo quando arrivò la notizia della sua morte; nessuno credeva che si potesse morire così giovani, era appena uscito dal liceo che frequentavo in quel momento. Quando ho sentito le parole dei familiari delle vittime, mi è scattato questo ricordo e vorrei che i nostri ragazzi capiscano l’importanza di questa iniziativa. “Meno cura della burocrazia e più attenzione ai ragazzi”, è questo quello che mi ha suscitato questa mattinata».

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