A tutto Giosi: «L’Europa cambi la filosofia del suo agire»
La sua candidatura all’Europarlamento, un bilancio dell’esperienza durata un anno, ambizioni, progetti, speranze. E un occhio anche alle amministrative di Casamicciola: Ferrandino si confessa a Il Golfo
Giuseppe Ferrandino, per tutti è Giosi. Ingegnere ed imprenditore 56enne da anni sulla scena politica isolana. Ferrandino è nato, politicamente parlando a Casamicciola, prima di diventare sindaco di Ischia e prima dell’esperienza in Europa. Con lui abbiamo parlato di quanto fatto in un anno a Bruxelles, del ruolo e delle aspettative degli italiani in Europa. Non mancano domande sulla politica isolana e di Casamicciola in particolare. Ferrandino tira la volata ad Arnaldo Ferrandino ed attacca gli altri competitors.
Un anno in Europa qual è il bilancio?
«Direi positivo. L’Europa è un organismo complesso, che richiede un tempo fisiologico di studio e adattamento alle dinamiche che la regolano. Se i cittadini mi premieranno con il loro voto, dal 27 maggio potrò partire con l’attività politica senza pagare lo scotto del noviziato. Però è stato un anno intenso, nonostante tutto. Abbiamo messo molta carne al fuoco. Fiscalità agevolata, depurazione, politiche ambientali, trasporti: abbiamo impostato quelle che saranno alcune delle linee guida della mia attività nel prossimo quinquennio».
Perché ha scelto di ricandidarsi?
«In Europa c’è bisogno di rappresentanti che si dedichino all’attività di europarlamentare, che lavorino sui dossier, nel costruire relazioni. C’è bisogno di persone che provengano dal territorio e che conoscano le difficoltà che ogni giorno devono affrontare sia i cittadini che i pubblici amministratori. Ho fatto tutta la trafila classica della politica. Consigliere di minoranza, di maggioranza, assessore, consigliere provinciale e sindaco. Credo di avere una visione chiara delle necessità e delle priorità. Proverò ad offrire il mio contributo».
Qual è la sua idea di Europa che porterà a Bruxelles?
«Ne ho parlato spesso in questo lungo tour per il Meridione: L’Europa deve cambiare la filosofia di base del suo agire. Non che sia sbagliato preoccuparsi dei bilanci degli Stati membri. È sbagliato perdere di vista le persone, cosa che purtroppo in parte è avvenuta con le politiche di austerity. Sono le persone la ragione di tutto e sono le persone a dover ritornare al centro della discussione politica europea. Stato sociale europeo, salario minimo europeo: sono alcuni dei temi che avrebbero dovuto essere al centro dell’agenda politica e che invece sono stati accantonati. Il mea culpa della Merkel e Junker nelle ultime plenarie a Strasburgo sono stati un segnale importante, perché segna una presa di posizione e un cambio di prospettiva. Adesso però si devono tramutare le parole in fatti, ed è su questo che proverò a dare il mio contributo nei prossimi cinque anni, qualora dovessi essere eletto».
Che cosa fa l’Europa per l’Italia?
«Ci permette innanzitutto di essere autorevoli sullo scenario internazionale, benché con questo governo la credibilità italiana sia in picchiata. Ci consente anche di essere competitivi sui mercati, proteggendoci dall’espansionismo aggressivo di superpotenze come Cina o India. Poi ci sono le politiche interne. I fondi europei stanno consentendo la trasformazione dei territori, anche se nel Sud questo processo va a rilento. Le politiche ambientali sono europee, come il bando del monouso e le direttive sulla plastica. Erasmus + è una iniziativa europea e centinaia di ragazzi ne usufruiscono. E sono solo alcuni esempi, perché in realtà c’è molto ancora».
E l’Italia che cosa deve fare per l’Europa?
«Deve cambiare approccio, come dicevo in apertura. Se Francia e Germania sono così incisive nel rapporto con l’Europa, è perché hanno una classe dirigente che spende la propria carriera politica in Europa. Non la considerano un paracadute o una soluzione di ripiego. Ed il Governo deve avere un ruolo più pro-attivo nei confronti dell’Europa. Urlare e protestare, aizzando le masse con l’obiettivo di aumentare il consenso non risponde a quello che un tempo sarebbe stato definito interesse nazionale. Esistono delle regole e quelle regole l’Italia ha contribuito a scriverle, visto che è uno Stato fondatore della UE. Se si sente la necessità di cambiarle, allora si intavola una interlocuzione sui temi, provando a creare consenso tra i partner europei. Le politiche di Salvini e Di Maio stanno solo finendo per isolare l’Italia ed indebolirne la credibilità».
Sostegno alla sua candidatura è arrivato in modo trasversale da tutte le aree interne al Parito democratico che le hanno riconosciuto apprezzamento per il suo lavoro. Qual è il suo futuro all’interno del Pd?
«Sono onorato di rappresentare una parte così importante del Partito Democratico. È una responsabilità enorme per chi come me crede che la politica debba essere espressione della pluralità. Il mio futuro, facendo i debiti scongiuri, sarà quello di europarlamentare. Su questo ci sono pochi dubbi. A Bruxelles andrò per lavorare, lo considero un onore».
L’isola di Ischia può diventare protagonista in Europa? In che modo?
«Ischia anche se non lo sa è già protagonista in Europa. Lo è per la sua bellezza e soprattutto per la sua storia. Spero che possa esserlo anche perché diventerà la prima isola del Mediterraneo a fiscalità agevolata. È una battaglia politica che già abbiamo iniziato e che sta trovando adesioni importanti, sia tra i rappresentanti europei delle altre nazioni che tra quelli della comunità delle isole minori».
Si vota anche a Casamicciola, Comune colpito dal sisma due anni fa. Come l’Europa può aiutare questa comunità a ripartire?
«Ci sono fondi imponenti messi a disposizione dall’Europa per le emergenze e le calamità, il punto è che questo Governo inspiegabilmente li ha rifiutati. 980 milioni di euro, una somma enorme. Il Governo ha il dovere e l’obbligo di mettere a disposizione della comunità le somme necessarie alla ricostruzione, che può tranquillamente avvenire nelle stesse zone se si rispettano le normative antisismiche. Hanno sventolato come un trofeo un decreto inutile, sia ai fini della ricostruzione che della sicurezza e che non risarcisce la maggior parte delle persone che si sono viste la casa distrutta dal terremoto. Sono degli irresponsabili abili solo nella propaganda. Saranno presto spazzati via dai cittadini, che sono stanchi della loro futilità».
Ed a proposito di elezioni, sempre a Casamicciola c’è chi la voleva candidato sindaco. Quali sono le dinamiche che non l’hanno portato alla candidatura a sindaco?
«La mia candidatura era supportata da società civile e amici amministratori. Ci siamo incontrati ed ho spiegato loro con serenità che non la ritenevo opportuna. Non avrei potuto garantire il massimo impegno, sarei stato un candidato a mezzo servizio, proprio il contrario di quello di cui ha bisogno Casamicciola. In politica la responsabilità verso i cittadini deve essere la stella polare, deve venire prima delle ambizioni personali».
Chi sarà il prossimo sindaco di Casamicciola?
«Credo e spero che sarà Arnaldo Ferrandino. Ha il profilo giusto e l’esperienza per gestire questa fase così delicata della storia di Casamicciola. In più ha una squadra di alto profilo, con il giusto mix di competenza ed esperienza. Sono sicuro che sapranno dare ai casamicciolesi le risposte che attendono, differenza di chi in questi due anni si è distinto per il più totale immobilismo».
Al di là del nome. Che cosa si aspetta dal prossimo sindaco?
«Non credo che Arnaldo abbia bisogno di suggerimenti. Da cittadino isolano auspico che il prossimo sindaco di Casamicciola dia priorità alla ricostruzione, compulsando il Governo affinché, dopo le sfilate elettorali, si ricordi che Casamicciola, come Lacco Ameno e Forio, vive un dramma serio. Non si riduca però tutto a questo. Serve una amministrazione che rilanci l’economia, strutturi una strategia per implementare il diportismo e il termalismo, organizzi grandi eventi, abbia attenzione per il commercio, la viabilità, l’estetica cittadina. Serve insomma una amministrazione che si occupi di Casamicciola, a differenza dell’ultima, soprattutto in questo particolare momento».