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Abusi edilizi tra Barano e Casamicciola: una settimana per le eccezioni

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Ieri mattina, presso la quarta sezione del Tribunale di Napoli, si  è svolta la seconda udienza del processo che vede imputate venticinque persone sull’asse Barano-Casamicciola, per reati legati a irregolarità edilizie risalenti prevalentemente al biennio 2009-2010. Un’udienza piuttosto breve, durante la quale il collegio presieduto dal giudice Acierno ha chiesto al pubblico ministero di integrare la documentazione per poter decidere sulle eccezioni sollevate nell’udienza dello scorso giugno dall’avv. Cristiano Rossetti, legale di fiducia dell’architetto Pino Barbieri.

L’avv. Rossetti aveva infatti eccepito che non c’era stata alcuna proroga delle indagini nei confronti di Barbieri, ufficialmente indagato sin dal febbraio 2009. Di conseguenza, se non ci fossero state altre iscrizioni nel registro degli indagati per altri capi d’accusa, tutti gli atti d’indagine successivi al settembre di quell’anno sarebbero da considerarsi inutilizzabili da parte dell’accusa. Atti d’indagine che comprendono anche le intercettazioni telefoniche, avvenute prevalentemente tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2010. E su questo punto si è rivolta la seconda questione sollevata dal noto penalista: le intercettazioni sono state infatti compiute da remoto dalla stazione dei Carabinieri di Ischia, ma solo tramite ascolto, mancando quindi la registrazione normativamente richiesta. Circostanza che le renderebbe inutilizzabili in giudizio.

Il collegio ha quindi chiesto al pubblico ministero Capuano di produrre con precisione la documentazione necessaria per verificare l’effettiva data d’iscrizione nel registro degli indagati per Pino Barbieri e di tutti gli altri imputati, oltre ai decreti concernenti le intercettazioni, che la pubblica accusa non aveva presentato. In aula erano presenti anche gli avv. Ida De Maio, Nicola Nicolella, Mena Giglio e Giuseppe Di Meglio. Il Tribunale ha quindi stabilito un rinvio di una settimana: il prossimo martedì 18 ottobre sarà quindi il giorno in cui si deciderà sulle eccezioni illustrate. Il processo, lo ricordiamo, è basato su fatti ormai risalenti nel tempo, e coinvolge nomi di spicco della politica tra Barano e Casamicciola, insieme a funzionari, dirigenti e dipendenti della Polizia Municipale, chiamando in causa gran parte dei componenti degli uffici tecnici operanti all’epoca presso i due comuni. Le indagini, che si conclusero nel luglio del 2014, furono condotte sul territorio dai Carabinieri della Compagnia di Ischia, coordinati dal Capitano Melissa Sipala.

Sul versante riguardante Barano, i sostituti procuratori titolari del fascicolo contestano principalmente casi di omessa denuncia relativa ad abusi edilizi. Tra gli imputati c’è anche il sindaco Paolino Buono, coinvolto in tre casi:  il medico baranese, al fine di ottenere voti in favore del candidato al Parlamento Europeo, Pasquale Sommese, avrebbe promesso di interessarsi per evitare l’abbattimento di una costruzione abusiva; nel secondo caso, che si intreccia con il primo, avrebbe evitato l’abbattimento dello stesso immobile abusivo in concorso con il dirigente dell’UTC di Barano, Giuseppe Barbieri, procurando così un vantaggio patrimoniale consistente per il proprietario del manufatto; infine, avrebbe omesso di effettuare denunce all’autorità Giudiziaria, benché a conoscenza della consumazione di reati di natura edilizia. Imputato per quest’ultimo reato in tre casi è il vigile Vincenzo Mattera e in quattro diversi episodi è il Comandante della Polizia Municipale, Ottavio Di Meglio, chiamato a rispondere anche per abuso d’ufficio, abusivo esercizio della professione di avvocato e peculato d’uso. Tra gli imputati baranesi risultano anche Giosi e Dionigi Gaudioso e per l’ex vicecomandante della Polizia Giovanni Sessa.

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La situazione è più articolata per quanto riguarda il “ramo” casamicciolese del processo, che ruota intorno a due episodi. Nel primo si fa riferimento ad alcuni interventi effettuati per un immobile, sito al Cretaio. Secondo l’ufficio del pubblico ministero, l’architetto e tecnico di fiducia, Giuseppe Barbieri, con richieste di accertamento e di avvio del procedimento, per occultare fattispecie di reato e legittimare sul piano amministrativo delle opere abusive, avrebbe falsamente attestato che i lavori effettuati all’interno dell’abitazione erano di ordinaria manutenzione, mentre secondo accertamenti tecnici eseguiti dalla Polizia Municipale di Casamicciola e dai Carabinieri di Ischia, sarebbe invece emerso che «i lavori edili eseguiti andavano a realizzare un organismo edilizio in parte diverso dal preesistente, comportando aumento del volume e modifica dei prospetti e pertanto l’intervento realizzato non era classificabile nella mera manutenzione straordinaria, ma rientrava nella ristrutturazione edilizia». Gli interventi necessitavano dunque del permesso di costruire, previo parere dell’Ente preposto alla tutela del vincolo paesaggistico. In questo scenario si inserisce anche l’allora sindaco del comune termale, Vincenzo d’Ambrosio che, secondo i Pm, non avrebbe impedito la formazione di un’ordinanza in cui veniva falsamente affermato che il manufatto era stato realizzato prima del 1967 e che l’intervento non avrebbe alterato l’aspetto dei luoghi e non avrebbe comportato impatto ambientale, mentre gli accertamenti dei Carabinieri avrebbero smentito tale ricostruzione, portando i pm a ipotizzare reati di concorso formale e concorso di persone nel falso ideologico, oltre all’abuso d’ufficio. Il secondo “caso” è legato a un immobile per il quale Salvatore Mattera, geometra e direttore dei lavori, in assenza del permesso avrebbe modificato insieme al titolare in maniera importante l’immobile stesso, oltre a modificare la destinazione di uso di un edificio da alberghiero a residenziale. Anche in questo caso i sostituti procuratori Morra e Cannavale hanno chiamato in causa i piani alti dell’amministrazione casamicciolese: Ignazio Barbieri, il sindaco Vincenzo D’Ambrosio, con l’architetto Giuseppe Barbieri, oltre all’architetto Giuseppe Monti. La Procura ipotizza, a vario titolo, il reato di falso ideologico, con circostanze aggravanti comuni e concorso di persone.

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