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Il lavoro delle donne in mostra a Forio, lotte e conquiste nel racconto del ‘C. Mennella’

Gianluca Castagna | Forio – Un tempo perfino corsare. Coraggiose e indipendenti. Poi educatrici, sarte, balie, contadine, stiratrici, lavandaie e oggi poliziotte, magistrate, notaie, chirurghe, imprenditrici e astronaute. Ruoli professionali una volta inaccessibili e oggi finalmente conquistati grazie alla fatica e alle maggiori opportunità di prepararsi per affrontare il mondo del lavoro.
E’ arrivata anche a Forio la mostra “Donne & Lavoro”, collettiva di storie, immagini, testimonianze che attraverso una serie di pannelli provenienti da tutta Italia, vogliono sollecitare una riflessione su un impegno femminile, costantemente presente, in continua evoluzione ma praticamente invisibile. La mostra è organizzata da Toponomastica Femminile, un’associazione che proprio sull’assenza di tracce femminili, denuncia gli stereotipi di genere che ancora persistono nella dinamica sociale. Il progetto è quello di effettuare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato, siano dedicati alle donne per compensare l’evidente sessismo che caratterizza l’attuale toponomastica.

Tra i protagonisti di questo attivismo c’è senza dubbio l’Istituto “Cristofaro Mennella” di Forio, impegnato da anni a far riemerge storie rimosse, riportando a galla – con ricerche, approfondimenti e lavori premiati a livello nazionale – il vissuto e il lavoro delle donne sul territorio. “Itinerari ischitani” è un percorso di visita che si snoda tra le piazze e i palazzi antichi più belli di Forio. Un viaggio nella memoria ideato, realizzato e soprattutto raccontato dagli stessi studenti e studentesse dell’Istituto in due tour mattutini e attraverso trenta pannelli che catturano l’evoluzione della figura femminile in un Novecento tutto ischitano: donne legate all’anima e alla vita contadina, pronte a sfidare le professioni marittime e fronteggiare, con intelligenza e generosità, fatica e creatività, l’avvento del turismo internazionale e cosmopolita.
«Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti in questi anni», ha commentato la prof.ssa Giuseppina Di Guida, dirigente scolastica del “C. Mennella, durante l’incontro di chiusura della Mostra al Torrione di Forio. «Oltre ai riconoscimenti istituzionali di grande prestigio ricevuti per la partecipazione al concorso nazionale “Sulle vie della parità”, siamo riusciti a raccontare anche la storia di Forio e delle sue donne, coniugando la passione e l’impegno per l’educazione di genere con le abilità e competenze specifiche del nostro indirizzo di studi che è anche quello di insegnare ai futuri operatori del turismo cosa significa la storia di quest’isola e della sua comunità».

Era il 25 novembre del 1937 quando suo marito, Francesco De Falco, guardiano del Faro di Punta Imperatore, uno dei più importanti del Mediterraneo, perse la vita in un incidente sul lavoro. Lucia Capuano rimase vedova con sette figli da crescere. La donna decise di rifiutare l’indennizzo che la Marina Militare le aveva offerto per la morte del marito, chiedendo invece un lavoro per sé, per poter mantenere la propria famiglia. Non un lavoro qualsiasi, bensì lo stesso del marito. Dopo molte insistenze e l’ottenimento di una dispensa speciale, le fu assegnata la gestione del piccolo faro situato all’imboccatura del porto di Forio, recentemente rimosso. Un compito faticoso, soprattutto quando c’era tempesta e le onde rischiavano di travolgere lei e suoi figli mentre si adoperavano per rifornire di gas la lanterna del faro. Storia narrata anche dall’attrice Lucianna De Falco (nipote della Capuano e presente al Torrione insieme ad altri familiari della farista foriana) nello spettacolo “Lucì, voci e volti dal faro”.
«E ancora Maria Senese del Bar Internazionale – ricorda la preside Di Guida – una donna che non parlava nessuna lingua straniera, ma senza preclusioni né pregiudizi, riusciva a capire tutto grazie alla sua sensibilità e all’empatia con cui dialogava con il mondo intero. Ancora la disobbedienza della contessa russa Zoé Obolenskaja come strumento per opporsi all’ingiustizia sociale del suo tempo, o l’opera di Lady Susanna Walton, in cui la via per la parità coincide con la via della bellezza che ha preso forma in un giardino ammirato oggi in tutto il mondo. Modelli imprescindibili per le nuove generazioni che meritano una giusta memoria. E’ la prima volta che la scuola punta i riflettori sulle donne e che l’amministrazione di Forio riconosce il valore della nostra ricerca storica accogliendo l’invito della Toponomastica Femminile di rendere finalmente visibili il lavoro di queste figure».
Il vicesindaco Giovanni Matarese ha infatti annunciato che il nuovo ufficio stampa del comune di Forio sarà intitolato proprio alla memoria di Lucia Capuano. «E’ un primo passo, emblematico, a cui ne seguiranno altri», ha assicurato Matarese. «Non posso far altro che plaudire alle iniziative dell’Istituto C. Mennella e dell’Associazione Toponomastica Femminile che sottolineano l’importanza della parità tra uomo e donna. Formulata e difesa nella teoria, ma ancora troppo disattesa nella pratica».

«Il grande problema delle donne», precisa Giuliana Cacciapuoti, referente per la Campania di Toponomastica, «è che dobbiamo essere nominate per essere ricordate. Quale maniera migliore, dunque, per evitare che il ricordo si perda e nominare le donne intitolando loro una strada, una via, una piazza, un giardino o apporre una targa nei luoghi dove hanno lavorato e dimostrato le loro capacità? Se funziona? Certo. Colpisce le persone, uomini e donne, prima di tutto perché pone una questione e invita a riflettere su una realtà verificabile perchè sotto gli occhi di tutti: ci sono molte strade dedicate agli uomini, pochissime alle donne. D’altra parte, interessa alle persone perché diventano partecipi delle storie del luogo dove abitano. Quando riscoprono una figura che ha agito nel loro contesto, la sentono vicina. Avere l’intitolazione rende duraturo questo ricordo. Abbiamo notato che con un’azione toponomastica siamo riusciti a realizzare molto di più di tanti convegni e incontri. Comunque la si pensi, ovunque ci si trovi, ognuno ha la sua figura femminile da ricordare: quindi è un’azione davvero egualitaria e di riconoscimento di genere».

Per la Consigliera di Parità della Città metropolitana di Napoli Isabella Bonfiglio «non bastano gli strumenti legislativi a rimuovere gli ostacoli per una parità effettiva. E’ una questione culturale, per questo è importante parlarne nelle scuole. Le nuove generazioni sono fondamentali, in questo processo. C’è una maggiore condivisione di ruoli e mansioni anche all’interno della coppia, un risultato ottenuto perché stiamo dando sempre più opportunità di progetti, discussioni, strumenti. Saranno i giovani a rimuovere gli ostacoli che ancora sopravvivono».
Eppure, come emerso anche nell’ultima tornata elettorale, le donne in politica non solo sono poche ma in gran parte “delegate”. Scelte dai partiti e non espressione di una forza autonoma e reale che viene dal basso. «Perché la cultura politica è una cultura maschilista» commenta la Bonfiglio. «Ci sono tante donne che valgono ed emergono, ma tante che hanno bisogno dell’uomo per farsi votare, che sono “delegate”. Le quote rosa? Non so se aiutano davvero. Se da un lato penso sia necessaria una svolta, penso ad esempio all’accesso nei consigli di amministrazione o alle misure per l’imprenditoria femminile, dall’altra credo che una vera parità di genere potrà dirsi raggiunta quando non ci sarà più bisogno di quote rosa. Purtroppo molte donne di valore continuano a combattere contro gli uomini, ma anche contro tante donne. Un mondo che le è ostile, soprattutto quello politico.»

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Lunga è la strada per le parità, lungo è ancora il cammino che l’IIS “C. Mennella” si propone di compiere nella ricerca di figure femminili da ricordare. Al prossimo concorso “Le vie della parità” la scuola parteciperà con un omaggio alle due vittime del terremoto che ha colpito l’isola d’Ischia lo scorso 21 agosto: Lina Balestrieri e Marilena Romanini.
E’ la preside Di Guida con la prof.ssa Giovanna Tessitore ad anticiparlo: «Chiameremo il progetto “Fiore nel deserto” e sarà dedicato alle due donne che hanno perso la vita a causa del sisma. La Romanini era di Brescia, ma legata da un amore profondo per Casamicciola e l’isola d’Ischia. Lina Balestrieri si stava recando in chiesa con il marito. Una donna molto religiosa e amata da tutti per la sua sensibilità e il suo impegno in favore degli altri. Ha aiutato tante famiglie a trovare la loro strada; oltre ai suoi figli naturali ne aveva adottati due e tredici li aveva in affido. Lina – continua la Tessitore – era stata una delle fondatrici dell’Associazione “Ragazze baranesi anni 60”, con la quale tentava di recuperare la memoria storica del proprio paese e le sue radici. Un progetto che presto diventerà un video con il quale abbiamo voluto richiamare la ‘social catena’ leopardiana: l’esempio di Lina ci restituisce un patto di solidarietà su cui fondare una società più giusta e civile. Contro la natura, dobbiamo unirci e sentirci fratelli. E’ questa l’eredità che vogliamo raccogliere, ricordare e raccontare».

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