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Abusivismo, nessuna chance per chi ha patteggiato

LACCO AMENO – Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, si deve attendere lo sviluppo degli indirizzi applicativi per capire come cambierà l’approccio ai reati paesistici. C’è però una certezza: nei confronti di chi ha patteggiato prima che maturasse la prescrizione non si potrà adottare nessuna delle misure introdotte dalla sentenza della Corte Costituzionale. Per loro resterà la mannaia dell’ordine di demolizione, oltre alla sentenza passata in giudicato.

È questo in estrema sintesi il dato principale emerso nel corso della conferenza organizzata presso il Regina Isabella dalla Camera Penale di Napoli per iniziativa del suo delegato sull’isola, l’avvocato Cristiano Rossetti. «Ma la sentenza della Corte – ha spiegato nel corso del suo intervento il sostituto procuratore Salvatore Sbrizzi – è recentissima, è una traccia che si sta creando, anche se non si devono avere aspettative particolari».

Ma quali sono gli scenari cui apre la sentenza? Ha cambiato radicalmente le sanzioni che devono essere applicate in casi di abusi edilizi in zone vincolate. «La reclusione per violazione – ha aggiunto il procuratore Sbrizzi – è stata trasformata da delitto a contravvenzione. La previsione del reato come contravvenzione consente di intervenire anche di processo nel corso del giudizio di esecuzione. C’è quindi la possibilità di sanare attraverso un intervento amministrativo».

Appare però indispensabile, in una materia così delicata, oltre che controversa, l’intervento del legislatore. Nel corso degli ultimi venti anni, i vincoli radicali non hanno funzionato, come dimostra l’imponente mole di abusi edilizi perpetrati in tutta Italia e di cui Ischia è solo la punta dell’iceberg. «La sentenza pone tanti problemi – ha spiegato Falanga – ma il reato di abusivismo non è contemplato in numerosi ordinamenti: in quasi tutti i paesi è una questione amministrativa che viene risolta senza passare da un tribunale. Nei giorni scorsi la Commissione giustizia della Camera ha discusso il progetto di legge Falanga. Ha modificato il testo arrivato dal Senato prevedendo un potere organizzativo del Procuratore della Repubblica e quindi attribuendogli il potere di organizzare le demolizioni secondo alcuni criteri di priorità come impatto ambientale, dissesto idrogeologico, incolumità pubblica, abusi edilizi della criminalità organizzata. Nell’ambito di queste macro-categorie il Procuratore avrebbe il potere di organizzare le demolizioni. Le demolizioni vanno stabilite secondo il criterio di gravità, però, come espresso dalle varie commissioni competenti».

Sono comunque diverse le perplessità legate alla sentenza della Corte Costituzionale. «La sentenza va salutata in maniera positiva – ha spiegato Guido Picciotto, segretario della Camera penale di Napoli – perché innovativa, visto che non ci si trova di fronte ad una abrogazione del reato. Il problema è che la Corte è stata molto frettolosa: si doveva pensare alle conseguenze dei procedimenti in corso, si dovevano fornire un minimo di indirizzi. Le questioni che accompagneranno le sentenze dopo il pronunciamento della Corte costituzionale saranno molte e difficili».

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