LE OPINIONI

IL COMMENTO Tribunale di Ischia, sogno e realtà

DI LUIGI DELLA MONICA

Ci risiamo. L’editorialista avvocato ritorna sull’argomento, perché vuole riempire le pagine, anela di apparire a qualsiasi costo, pur di diffondere il suo pensiero bizzarro ed inconsistente. Vuole annoiarci, affliggerci ed isterizzarci con la solita solfa della soppressione del Tribunale. Non mi illudo, questo è il comune sentire. Io non ardisco di cambiare le cose, di avere la presunzione di ridestare la coscienza intorpidita dal pensiero ossessivo del dio denaro, siccome proveniente dal turismo “pescatore” per usare terminologie del manager Ejarque. Quando studiavo a liceo, precisamente al V anno superiore, “I Sepolcri” di Ugo Foscolo, ricordo che la mente da napoletano\ischitano irriverente e canzonatrice mi suggeriva “a che serve parlare dei morti”? I morti non parlano. Questa sensazione mi sovviene forte ed irruente, per aver ricevuto un colpo al cuore nel vedere l’effige di Paolo Mosè sullo stipite della porta di ingresso al Tribunale di Ischia, con la frase “ciao Paolo”.

Foscolo, accomunato a noi ischitani per l’amore viscerale con la sua isola di Zacinto, ci insegnò che parlare di una tomba aiuta a rendere immortale un individuo per le idee che egli professava in vita e come tale non c’è stato uomo di cultura, giornalista arrabbiato ed incazzato (scusate il termine) per la sciagura ed il patto scellerato di Roma, che ha voluto prevedere il taglio delle Sedi Distaccate di Tribunale al pari di Paolo Mosè. Non intendo certo invocare quest’ultimo come una divinità laica per indurci a combattere per la stabilizzazione del nostro Tribunale, ma certamente la società ischitana, quella di Ischia Ponte in particolare, ha insegnato che le proteste e le manifestazioni di dissenso non sono sopite sull’isola. Si urla, si sbraita, si bofonchia per il rischio chiusura Rizzoli, per il trasferimento del Sacerdote Carlo Candido ma per il Tribunale si ritiene che tutto sia affare privato degli avvocati. Ebbene cari lettori, questa volta devo deludervi, anche i politici a tutti i livelli, locali e provinciali, i giornalisti ed i media nazionali sono al fianco di questa battaglia di civiltà.

Chiedo ai cosiddetti teorici del familismo degli avvocati verso il plesso di Via Michele Mazzella: “cosa accadrebbe se da novembre ad aprile si verificasse l’esigenza di un provvedimento di Giustizia”? È presto detto. La presunta panacea di tutti i mali economici, la cosiddetta “spending review” del Sommo Sacerdote o del Gran Maestro della contabilità di Stato Senatore Mario Monti, quella stessa che ha indotto la Germania odierna a stornare dalle sue casse pubbliche ben 200 miliardi di euro da destinare al rincaro energetico, pur avendo rifiutato il versamento del 3,5% del surplus di bilancio pubblico conseguito nel 2019 in spregio ai trattati europei di finanza, condusse nel 2012 a cesellare la geografia giudiziaria.

L’avvocato Francesco Cellammare

Il cittadino isolano, tenuto conto che le udienze di norma si svolgono alle ore 09 dovrebbe in media svegliarsi alle 05.30 e raggiungere il porto più vicino; ricordiamo che in caso di vento teso da ovest, da sud-ovest e sud-est lo scalo di Forio chiude normalmente, mentre quello di Ischia sopprime una o due corse per volta per gli aliscafi; i traghetti per Pozzuoli possono forse surrogare il problema, certo che no. Una metropolitana lontana dal porto ed una circumflegrea che non conduce nelle vicinanze del Tribunale di Napoli: una media temporale di circa 1,5 ore sulla terraferma per viaggiare da Pozzuoli al Centro Direzionale. Vogliamo parlare di Porta di Massa? Del Beverello? Se si trova un momento caotico di traffico si possono impiegare dai 30 ai 50 minuti per arrivare in aula di udienza. Leggevo che ad Ischia si apriva una sede dell’ANPI, che ideologicamente si contrappone alla subcultura fascista, di cui un adagio era il cosiddetto “Me ne frego”. Le Istituzioni hanno commesso con Ischia questo terribile errore, fregarsene dei cittadini isolani, ma allo stesso tempo io continuo a ritenere che questa disattenzione sia il rovescio della stessa medaglia del pensiero di buona parte degli isolani, almeno quelli che si ostinano a giudicare la tragedia della fine del Tribunale al 31 dicembre 2022 come “cosa loro” intendendo loro gli avvocati. Ho udito frasi molto forti, del tipo: “Che si chiuda pure quel tempio del malaffare”, ma esorto costoro a rammentare che il cattivo funzionamento, il progressivo abbandono dell’amore per la Giustizia sull’isola è stato reso possibile anche dal loro silenzio e comportamento indifferente alla controriforma del 2012.

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Avverso il tempio del Bene, metafora per definire la chiesa dello “Spirito Santo” la cui lapide commemorativa della costruzione ci ricorda che l’edificio venne eretto con le opere di carità della comunità locale, gli ischiapontesi hanno esternato il più violento degli scioperi che la comunicazione umana possa trasmettere: il silenzio e l’astensione dalle funzioni religiose. Per il Tribunale totale indifferenza. Eppure questa inerzia non ha scalfito il convincimento del compianto Paolo Mosè e la pervicace attività istituzionale di Francesco Cellammare e di Giampaolo Buono, rispettivamente Segretario e Presidente Assoforense Ischia, che hanno codificato nella persona del primo, delegato al Congresso Nazionale Forense di Lecce, nella scorsa settimana, l’Uomo della Provvidenza, della Speranza. Francesco Cellammare con il supporto preziosissimo e strategico del vice Presidente Consiglio Nazionale Forense Avv. Francesco Caia, del Presidente del Glorioso Ordine degli Avvocati di Napoli Avv. Antonio Tafuri e di tutti i 24 delegati al congresso di Lecce del Foro Napoletano, con una sinergia di intenti proveniente da tutti i Distretti campani ha urlato all’Italia: “Giustizia per Ischia”! Per questi motivi, il 70% dei rappresentanti di tutta l’Avvocatura italiana ha approvato a furor di popolo la mozione della stabilizzazione dei Tribunali sulle piccole isole, con riferimento ad Ischia, Elba e Lipari. Un ischitano rappresentato dal volto di Francesco Cellammare ha gridato aiuto all’Italia intera che non è rimasta sorda ed in coda si sono allineate le consorelle dell’arcipelago toscano e delle Eolie.

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Cari isolani, forse ad una manciata di settimane dallo spettro della chiusura il sogno di Paolo Mosè, grande motivatore di Cellammare, per suo stesso dire, in questa battaglia ideologica di civiltà giuridica sta per diventare realtà.

Non voglio illudermi o illudere, ma per usare le parole di Martin Luther King – I have a dream – io ho il sogno che gli ischitani non perdano l’amore per la Giustizia e per la indispensabilità del relativo servizio, poiché in caso diverso, la guerra di Resistenza, la guerra di mafia, la alleanza con il blocco europeo avverso alla Russia di Putin sono sterili giochi di palazzo a fronte dell’indifferenza dei cittadini.

Ho un sogno per Ischia, che muoia per sempre l’indifferenza nelle menti di coloro che necessitano di aiuto, preteso come un’entità astratta, acquisita per diritto di nascita e come bene inattaccabile ed immutabile. Cari cittadini isolani indifferenti, ricordate che se vivete nel ventre della Democrazia lo dovete ai Tribunali e se ne avete uno di prossimità come la chiesa parrocchiale non ve lo fate strappare dal Palazzo. Se il Tribunale venisse cancellato, almeno il compianto Paolo Mosè ed il combattente Francesco Cellammare non hanno la colpa di essere stati in silenzio.

* AVVOCATO

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