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Accusò i Carabinieri di averlo percosso, ieri la sentenza

Ieri mattina, con la lettura del dispositivo, si è concluso il processo a carico di Said Kamel Ben Mohamed, cittadino di origine tunisina da anni residente a Forio. La vicenda ebbe origine circa quattro anni fa, quando l’imputato avrebbe pronunciato parole intimidatorie nei confronti dell’appuntato Antonio D’Ambrosio, della Stazione dei Carabinieri di Forio. Più precisamente, avrebbe proferito queste frasi: «Ora io e te siamo in causa, stai attento a non avvicinarti a me che mi butto a terra e ti faccio passare un guaio, ti faccio trasferire come ho fatto con altri, io sono capace di buttarmi anche ora con la testa nel muro. Io ho i testimoni. Non ti avvicinare a me ti faccio passare un guaio”, ripetuta più volte nei confronti dell’appuntato dei carabinieri D’Ambrosio, mentre nei confronti di tutti i presenti proferiva: “Ve la farò pagare a tutti, voi non sapete chi sono io». L’episodio risale al pomeriggio del 1 giugno 2013, ed è all’origine dell’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.  Meno di un’ora dopo essere uscito dalla caserma, Kamel  si recò presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Rizzoli, accusando i Carabinieri di averlo aggredito e percosso, circostanza che per l’accusa configurava il reato di calunnia. Ieri mattina l’imputato è stato ascoltato dal giudice, e ha affermato di non aver mai oltraggiato l’appuntato, oltre che di aver realmente riportato una ferita alla gamba, per la quale si era resa necessaria la medicazione presso il pronto soccorso, ferita che sarebbe stata documentata dai sistemi di videosorveglianza. L’avvocato Michele Calise, difensore di Said Kamel, ha chiesto l’assoluzione per il proprio assistito, argomentando tra l’altro la mancanza dell’elemento costitutivo del reato di oltraggio, per la cui configurazione è necessaria la presenza di più persone atta a ledere il prestigio e l’onore del pubblico ufficiale. Il Giudice Capuano, dopo una breve pausa, ha poi letto il dispositivo della sentenza: Said Kamel Ben Mohamed è stato assolto dall’accusa di oltraggio, ma al contempo il magistrato ha derubricato il secondo capo d’imputazione, la calunnia, a simulazione di reato, fattispecie prevista dall’articolo 367 del codice penale, condannando l’imputato a un anno di reclusione, al pagamento delle spese e al risarcimento dei danni. La pena è tuttavia sospesa. Tra due settimane circa verranno depositate le motivazioni della decisione.

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