Acqua Campania bussa a denari, è allarme in casa EVI
Con una nota la società chiede il pagamento del terzo trimestre 2019 e del primo secondo e terzo trimestre 2020, dichiarando così decaduto un precedente beneficio di dilazione
La richiesta è di quelle oggettivamente preoccupanti. Di più, allarmanti, in grado di far scattare la spia rossa. La società Acqua Campania, che gestisce il servizio sul territorio regionale, ha infatti indirizzato una nota alla Evi spa ed alla direzione generale del ciclo integrato delle acque e dei rifiuti, avente ad oggetto: “Atto di regolazione del debito del 12 febbraio 2018, decadenza dal beneficio della dilazione”. Già questo basterebbe per far capire che l’aria che tira non è certo delle migliori, ma le poche righe a firma dell’amministratore delegato di Acqua Campania spa sono se possibile ancor più eloquenti: “Con riferimento all’oggetto, si comunica alla società Evi spa in liquidazione che non è stato effettuato il pagamento del quarto trimestre 2019 e del primo, secondo e terzo trimestre, successivi alla sottoscrizione, come previsto nell’atto sottoscritto. Si invita pertanto la Evi spa in liquidazione ad effettuare il pagamento di quanto dovuto entro e non oltre 60 giorni dal ricevimento della presente comunicazione come previsto nell’art. 3 dell’atto sottoscritto. In caso contrario la Evi spa in liquidazione decadrà dal beneficio della dilazione ed Acqua Campania agirà legalmente nei confronti della società senza altro avviso”.
La nota è perentoria e non ammette repliche: Si invita la Evi spa in liquidazione ad effettuare il pagamento di quanto dovuto entro e non oltre 60 giorni, in caso contrario decadrà dal beneficio della dilazione ed Acqua Campania agirà legalmente nei confronti della società senza altro avviso”
Insomma, al netto di tutte le questioni e di una vicenda che parte da lontano, capirete come da questa vicenda potrebbe venir fuori un vero e proprio “terremoto”. L’atto di regolazione del debito del 2018 aveva consentito di riformulare un piano di rientro con la società scrivente ancora più vantaggioso di quello inizialmente contratto nel 2015, che prevedeva il pagamento di una serie di spettanze nell’arco di dieci anni. Una somma tutt’altro che irrilevante dal momento che si parla di tre milioni di euro di debito residuo ai quali vanno aggiunti due milioni legate alla cosiddetta gestione corrente.
Il debito ammonta a tre milioni di euro cui bisogna aggiungerne altri due per la gestione corrente: la “latitanza” dei Comuni che sono debitori verso l’Evi di due milioni e mezzo contribuisce a rendere la situazione ancora più drammatica. C’è addirittura chi non paga le quote del Cisi (Barano) dal lontano 2012
E’ chiaro che l’Evi non ha una situazione di cassa così florida da poter far fronte ad un’azione legale di Acqua Campania per il recupero del credito e le conseguenze potrebbero essere facilmente intuibili. La prima, e più semplice, è quella di ripiombare in un sistema di “cattiva gestione” dalla quale a fatica ci si era allontanati. Ma anche in questo caso non si può non sottolineare la negligenza dei comuni isolani, peraltro anche soci dell’Evi, che non mettendo mano alla tasca hanno reso drammatica una situazione già complessa. Gli enti infatti devono versare ancora la bellezza di due milioni e mezzo di euro più o meno così suddivisi: un milione per la fornitura di bollette idriche arretrate di immobili o cespiti comunali (palazzi municipali, scuole, impianti sportivi, locali di vario genere, giusto per fare qualche esempio, ottocentomila euro di spese straordinarie (attualmente in corso di puntualizzazione e verifica per il tramite dei nuovi revisori dei conti che hanno chiesto una serie di delucidazioni) e la restante parte, circa settecentomila euro, sono le quote del Cisi non versate. Una omissione dei Comuni, questa, francamente sconcertante e che su tutte vede il primato di Barano, talmente “latitante” nello specifico da non pagare addirittura dal lontano 2012: se non è roba da guinness dei primati, veramente ci manca poco.
Lunedì appuntamento importante, i sindaci si riuniscono per discutere del futuro. Per il Cisi c’è la necessità di approvare il bilancio altrimenti sarà inevitabile l’arrivo di un commissario ad acta. Per l’Evi, invece, è ormai indifferibile la revoca della liquidazione se si vuole continuare a gestire il servizio idrico integrato
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Intanto nella giornata di lunedì c’è uno snodo importante, anzi addirittura fondamentale. Si riuniranno infatti in “conclave” i sei sindaci dell’isola d’Ischia o loro delegati per discutere del futuro di Cisi ed Evi. In particolare nel mirino c’è l’uscita dalla liquidazione dell’Evi, sulla quale lo stesso liquidatore Pierluca Ghirelli è stato anche di recente chiaro con i suoi interlocutori, ossia i primi cittadini: il servizio idrico non può più essere gestito da un’azienda che versa in questa condizione, dunque o si predispongono gli atti per giungere alla revoca della liquidazione (magari con la nomina successiva di un consiglio d’amministrazione) oppure si chiude la bottega e si indica un’altra strada per continuare a gestire il servizio idrico integrato sul territorio isolano. Per quanto riguarda il Cisi c’è la necessità di approvare il bilancio, se questo non dovesse accadere dovrà arrivare un commissario ad acta ma attenzione perché parliamo di una figura che una volta entrata dalla finestra difficilmente verrà fatta uscire dalla porta, e questo forse è un dettaglio che viene sottovalutato. Insomma, ce n’è abbastanza per correre il rischio di restare con l’acqua alla gola. E scusate il gioco di parole.