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Soluzioni (quasi) alla napoletana per le autorizzazioni paesaggistiche

Di Vincenzo Muro*

PROCIDA – Tutti conosciamo, nelle sue molteplici versioni, la famosa barzelletta sui due amici che, andati all’inferno, si incontrano in uno dei gironi e si domandano come si trovano nella loro situazione. Quello capitato in un girone tedesco si lamenta perché  il fuoco e i diavoli non gli davano un attimo di tregua mentre quello capitato nel girone napoletano  dichiarava che non si poteva lamentare in quanto un giorno mancava il gas per il fuoco, un altro giorno i diavoli andavano al mare o alla partita, un altro giorno pioveva e quindi  la situazione era abbastanza sopportabile.

Una cosa simile si è verificata sulla nota  della Soprintendenza (sicuramente non in sintonia con la legge e tanto meno con le semplificazioni da questa previste) che aggrava e complica  pesantemente le documentazioni richieste dal DPCM del 2005 per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche inerenti i lavori edili. Infatti, nell’incontro avvenuto a Napoli tra il Sindaco, accompagnato da una delegazione del Consiglio Comunale (anche di minoranza) ed il Soprintendente, quest’ultimo ha tenuto a precisare che avrebbe favorito il più possibile il rilascio dei condoni e che le direttive comprese nella sua nota dovevano essere considerate con una certa elasticità.

Nell’incontro presso il Comune avvenuto qualche giorno dopo tra l’amministrazione, la funzionaria della Soprintendenza e alcuni tecnici dell’isola, è scaturito, per esempio:

che l’ortofoto, richiesta “in originale” nella nota, poteva anche essere non rilasciata dalla Regione (tenuto anche conto dell’arretratezza dei rilievi aerei) e comunque senza  attestazioni di originalità; l’importante è che avesse una valenza di mappa e permettesse  una buona comprensione del sito;

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che la relazione del botanico sulla presenza delle alberature (con il rilievo completo delle chiome degli alberi, con la redazione di una scheda per ogni specie vegetale presente , ecc.) era necessaria solo per nuove costruzioni insistenti su un lotto di terreno;

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che le foto potevano essere anche non incollate su un cartoncino, ma l’importante era che fossero comunque abbastanza grandi e prossime a 13 x 18 cm, in modo da non doversi sforzare per avere un’idea della situazione;

che, se alcune pratiche di condono erano state trattenute in Soprintendenza ben oltre i 90 giorni di legge, era perché era opportuno non affrettare i tempi necessari per farle approvare. Insistere sul rispetto dei tempi di legge (!) poteva comportare la possibilità di qualche decisione affrettata e quindi di qualche bocciatura; era quindi il caso che la Soprintendenza potesse lavorare senza fretta.

Sulla verifica di legittimità paesaggistica delle costruzioni interessate da un qualche intervento, la funzionaria è stata però irremovibile; in altre parole, se un fabbricato si presenta con tutte le coperture a volta è chiaramente stato eseguito nell’anteguerra (e quindi prima della apposizione dei vincoli paesaggistici sull’isola), per cui non occorre trovare l’autorizzazione della Soprintendenza , ma se invece è di costruzione più recente, pur spettando al Comune la verifica della legittimità paesaggistica, occorre accompagnare la pratica con l’autorizzazione paesistica a suo tempo rilasciata. Il problema, quindi, sarà notevole  per tutte le costruzioni eseguite intorno agli anni ‘50-‘70 del secolo scorso, in particolare per quelle che hanno cambiato proprietà.

Infatti,  non sempre è dato conoscere  il richiedente originario se il fabbricato ha cambiato  più proprietari e, pur nel caso ciò risulti, diventa però impossibile rintracciare le relative cartelline comunali poiché sono al macero o cibo per topi  nell’ex carcere di Terra Murata, peraltro inagibile. Nel suddetto incontro, poi, qualcuno ha fatto notare che comunque, in caso di impossibilità della ricerca, ci si può avvalere delle dichiarazioni sostitutive di cui alla L.241/90 (Legge sul procedimento amministrativo), ma tale eventualità è stata disconosciuta  non solo dall’architetto della Soprintendenza ma anche da alcuni Consiglieri comunali presenti (sia un avvocato -sic!- di maggioranza e sia un consigliere di minoranza, entrambi, evidentemente, a digiuno in questo campo).

Il funzionario comunale responsabile del procedimento paesaggistico dovrà barcamenarsi molto, in questo mare.

*Ing. Libero professionista

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