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Acquisiti i file dei computer di Stanziola, gli inquirenti a caccia di nuovi indizi

ISCHIA – Un nuovo interessante capitolo di un’inchiesta che ha davvero molto da raccontare ancora, al di là dei recenti sviluppi giudiziari (su tutti l’obbligo di dimora confermato al consigliere regionale Maria Grazia Di Scala e la misura più tenue degli arresti domiciliari concessi al tenente della polizia municipale di Barano Antonio Stanziola). L’inchiesta denominata Free Market, che ha letteralmente sconquassato Barano, si è arricchita ieri mattina di un nuovo interessante capitolo, che ha avuto come location la stazione dei carabinieri di Barano. Dove su ordine della Procura della Repubblica di Napoli, e nello specifico del pubblico ministero, sono stati di fatto aperti i computer che furono posti sotto sequestro nella mattinata del 9 ottobre, quando i militari dell’Arma di fatto si riversarono in massa presso il Comune collinare per eseguire le misure cautelari disposte dall’autorità giudiziaria e consistenti oltre che nell’arresto di Stanziola anche in due obblighi di dimora e due obblighi di presentazione alla p.g. Si tratta di due supporti informatici che furono prelevati dagli uffici del Comune di Barano alle prime luci dell’alba e che erano entrambi, secondo gli inquirenti, nella disponibilità di quello che è il personaggio principale attorno al quale ruota questa complessa  attività investigativa, e cioè proprio lo Stanziola.

Un adempimento questo, di cui il pubblico ministero, ai sensi di quanto disposto dall’art. 360 del codice di procedura penale, aveva disposto che venisse dato avviso agli indagati nelle persone di Paolino Buono, Salvatore Di Costanzo, Ottavio Di Meglio, Maria Grazia Di Scala, Ernesto Napolano, Raffaele Piro, Antonio Schiano, Antonio Scordo, Antonio Stanziola, Antonio Vuoso, Giorgio Vuoso, Ciro Pinelli ed Eugenia Di Meglio. Analoga comunicazione, naturalmente, era stata inviata anche ai difensori di fiducia degli indagati e cioè gli avvocati Cesare Patroni Griffi, Amedeo Bucci de Santis, Luigi Tuccillo, Giuliano Di Meglio, Giuseppe Di Meglio, Filomena Giglio, Ida De Maio, Bruno Molinaro, Cristiano Rossetti e Vito Mazzella. Un atto dovuto, questo, nel quale si partecipava a tutti gli interessati che si sarebbe proceduto al conferimento di incarico al consulente informatico e che dunque c’era la facoltà di nominare eventualmente consulenti tecnici di propria fiducia.

Quello di ieri è sicuramente un passaggio importante, perché di fatto i militari dell’Arma, su delega della Procura, hanno acquisito tutto quanto contenuto all’interno dei due personal computer che il tenente della polizia municipale di Barano utilizzava sul posto di lavoro. E’ chiaro che adesso inizia un lavoro lungo e certosino da parte degli inquirenti, i quali avranno presumibilmente una serie voluminosa di file da leggere con attenzione e da studiare, per capire se all’interno dei supporti informatici ci possono essere eventuali testimonianze o prove tangibili di eventuali illiceità commesse dallo Stanziola nell’esercizio delle sue funzioni. E di materiale da estrapolare ce n’era davvero parecchio, se è vero che le operazioni – iniziate a mezzogiorno – si sono concluse addirittura alle 18.30. Per l’accusa, che ritiene già di avere elementi più che sufficienti a supporto della propria tesi, si tratterebbe così di aggiungere qualche freccia al proprio arco, dall’altra parte della barricata invece si spera e si è fiduciosi del fatto che non emergerà alcuna irregolarità e che dunque paradossalmente questa attività di verifica piuttosto che un boomerang potrebbe diventare un valore aggiunto per l’indagato. Ma è chiaro che, in una “storiaccia” come quella denominata Free Market, è facile immaginare che in ben due personal computer è presumibile che materiale sensibile – o quantomeno da non scartare a priori – potrebbe essere trovato e chissà magari aggiungere qualche altro capitolo ad un romanzo che si preannuncia già lungo e complesso. E che, al di là di quelle che sono le potenziali responsabilità che saranno confermate o smentite da un Tribunale, regala a prescindere un senso di imbarazzo e l’impressione che in ogni caso si sia scantonato, andando decisamente oltre una norma, non prevista dal codice penale ma che in ogni caso non dovrebbe mai essere violata: quella del buon senso…

 

 

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