CULTURA & SOCIETA'

Addio a Luciano De Crescenzo, grande amico di Ischia

In piazza Santa Restituta i festeggiamenti per i suoi 80 anni con i tanti amici della kermesse Libri d’amare

E’ morto ieri a Roma, all’età di 90 anni, Luciano De Crescenzo. Lo scrittore, regista, attore e conduttore televisivo era nato a Napoli il 18 agosto 1928. Da alcuni giorni era ricoverato in ospedale. La conferma è arriva dalla casa editrice Mondadori che ha pubblicato tutti i suoi libri. “Lo scrittore e regista Luciano De Crescenzo è morto oggi, giovedì 18 luglio, intorno alle ore 16.00, presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS per le conseguenze di una grave malattia”. Lo comunica lo stesso ospedale romano in una nota.

“De Crescenzo, nato a Santa Lucia (Napoli) il 20 agosto 1928, era ricoverato da circa due settimane presso l’UOC di Pneumologia del Gemelli, diretta dal professor Luca Richeldi. Accanto a lui i familiari e gli amici più cari che lo hanno accompagnato anche nell’ultima fase della sua malattia”. Nel 2008 festeggiò qui sull’isola i suoi 80 anni. In occasione del suo compleanno, infatti, alcuni dei suoi più cari amici, da Renzo Arbore a Marisa Laurito, da Luigi De Filippo a Piergiorgio Odifreddi e Giulio Giorello, parteciparono a una grande festa organizzata in piazza Santa Restituta, con tanto di mega torta preparata dall’ Hotel Regina Isabella e spumante Feudi di San Gregorio. I festeggiamenti si svolsero nell’ambito della rassegna Ischia libri d’ amare, rassegna culturale di cui De Crescenzo era assiduo ospite. Figlio di un fabbricante di pellami, dopo aver fatto carriera da informatico, lasciò il lavoro e si dedicò alla scrittura in “Così parlo Bellavista” (1977), che vendette oltre 600 mila copie. E’ seguita un’altra cinquantina di testi, ma è stato anche regista, attore, opinionista. “Luciano De Crescenzo l’ho incontrato più volte nel suo studio a Roma in Via Tor de’ Conti. Aveva gli acciacchi della vecchiaia, – è questo il ricordo del giovane Francesco Esposito – ma gli occhi blu non erano cambiati.

E neanche la voglia di comunicare, soprattutto con i giovani. Molti intellettuali non lo digerivano perché sostenevano che si spacciasse per filosofo, ma De Crescenzo non si è mai ritenuto tale, perché non lo era e non voleva esserlo. Semmai sosteneva di rassomigliare a “uno scaletto di biblioteca, li conosci? Quelli che permettono di arrivare ai libri che sono in alto, che non si riescono a raggiungere”. La prima volta che lo incontrai fu in un bar a Largo Corrado Ricci, che era nei pressi di casa sua; la conversazione fu talmente stimolante che poi decisi di ricavarne un’intervista che pubblicai sul “Corriere dell’isola”, il settimanale d’Ischia. Mi incuriosì, invece, l’ultima volta che andai a trovarlo: era nel suo studio al pc – “sto scrivendo una poesia d’amore” -, allora mi avvicinai per leggere e sullo schermo c’era scritto “…Era de maggio, e te cadeono ‘nzino a schiocche a schiocche li ccerase rosse… Fresca era ll’aria e tutto luciardinoaddurava de rose a ciente passe”. Mi sembró un tenerissimo ritorno all’infanzia, a Napoli che aveva dovuto lasciare per lavoro, agli amori finiti e ricominciati. Un uomo anziano che voleva ancora parlare d’amore, non agli altri, ma a se stesso. Fa’ buon viaggio, professore… grazie di tutto!”

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