Adesso l’EVI fa acqua
L’azienda che gestisce acquedotto e fognature “sbatte” contro una circolare ministeriale che impedisce la proroga del contratto di lavoro a diversi somministrati, in scadenza il 31 marzo. E così adesso negli uffici e per strada bisogna fare i salti mortali per riuscire a garantire il servizio. E i concorsi, detto per inciso, sono ancora lontani…

In casa Cisi-Evi hanno sbagliato a fare i conti o in ogni caso deve essere saltato qualcosa in uno schema che pareva ben disegnato. Di più, il voler attendere l’ultimo giorno utile (abitudine questa tutta ischitana, ci si muove quando ormai la valanga sta per seppellirci) per espletare un adempimento ha causato un vero e proprio “patatrac” all’interno della società che gestisce acquedotto e fognature sull’isola d’Ischia. All’interno della stessa, e andiamo alla genesi del problema, c’è un gruppo di lavoratori cosiddetti “somministrati”: il lavoro somministrato, in sintesi è un rapporto di lavoro in base al quale l’impresa utilizzatrice (in questo caso proprio l’EVI) può richiedere la prestazione di uno o più lavoratori ad agenzie autorizzate (c.d. somministratori) iscritte in un apposito albo informativo tenuto presso l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL). Ebbene all’interno dell’Evi ci sono almeno una decina di figure inquadrate con questa formula contrattuale. O meglio, c’erano. Perché il loro rapporto di lavoro è scaduto il 31 marzo. Ed è proprio per questo che l’Evi ha bandito una serie di concorsi, su cui rinfrescheremo la memoria al lettore più avanti, che però non sono ancora partiti e che erano stati sanciti con un’apposita delibera del Cisi. Per questo motivo sarebbe stato necessario votare una proroga del servizio almeno fino al 30 giugno, ed è proprio per questo motivo che proprio alla vigilia della scadenza dei contratti dei somministrati il cda guidato dal presidente Mario Basentini si è riunito per adottare le opportune “contromisure”.
Ma è proprio in quella sede che si è consumato il pasticcio. Perché ci si è resi conto di una circolare ministeriale dello scorso 27 marzo che di fatto ostacolava il rinnovo dei predetti contratti. Anzi lo ha ostacolato e basta, anche perché dopo aver raccolto un parere legale è stato deciso di non procedere con i rinnovi – anche per evitare conseguenze di natura contabile e magari non solo – e sospendere i contratti di somministrazione. Ma qual è l’atto che ha praticamente bloccato tutto? Si tratta della circolare emessa dal Ministero del Lavoro e nello specifico dal dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Nel documento si illustrano, sentito l’ufficio legislativo, i principali interventi attuati con la legge 13 dicembre 2024 n. 203 recante “disposizioni in materia di lavoro” e si forniscono le prime indicazioni. In particolare si fa riferimento all’articolo 10 della legge 2023/2024 che tratta modifiche alla disciplina della somministrazione contenuta nel decreto legislativo 15 giugno 2015 n. 81 in materia di somministrazione di lavoro. Ecco tra l’altro cosa si riporta testualmente: “Con il comma 1, lettera a, numero 1), l’articolo 10 interviene sull’articolo 31, comma 1, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, sopprimendone il quinto ed il sesto periodo. Con la modifica in esame si è inteso eliminare la disciplina transitoriamente in vigore fino al 30 giugno 2025, che consentiva agli utilizzatori di superare il limite complessivo di 24 mesi, anche non continuativi, per le missioni a tempo determinato di un medesimo lavoratore somministrato, laddove l’agenzia di somministrazione abbia comunicato all’utilizzatore di aver assunto detto lavoratore a tempo indeterminato. Soppressa la disciplina transitoria, la norma di cui all’articolo 31, comma 1, del decreto legislativo n. 81/2015 dispone ora, in caso di sforamento del limite temporale di 24 mesi, la costituzione in capo all’utilizzatore di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il lavoratore somministrato. Per i contratti di somministrazione stipulati tra agenzia e utilizzatore a decorrere dal 12 gennaio 2025, data di entrata in vigore della legge n. 203/2024, il computo dei 24 mesi di lavoro dei lavoratori somministrati, ai sensi dell’articolo 19 comma 2 del decreto legislativo n. 81/2015, deve tenere conto di tutti i periodi di missione a tempo determinato intercorsi tra le parti successivamente alla data considerata. Pertanto, ai fini del calcolo del suddetto periodo di 24 mesi, si conteggeranno solo i periodi di missione a termine che il lavoratore abbia effettuato per le missioni avviate successivamente al 12 gennaio 2025, data di entrata in vigore della modifica normativa in esame, senza computare le missioni già svolte in vigenza della precedente disciplina”.


Un concetto questo chiaro e inequivocabile che viene ribadito anche in un altro passaggio: “A tali conclusioni deve giungersi anche alla luce delle sentenze rese il 14 ottobre 2020 e il 17 marzo 2022 in relazione alle cause C-681/18 e C-232/20 con cui la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha affermato che il ricorso al lavoro somministrato regolato dalla direttiva 2008/104/CE deve rispondere ad esigenze di temporaneità dell’impresa utilizzatrice, ribadendo l’obbligo degli Stati membri di preservare la natura temporanea di tale tipologia di lavoro e di adottare, conseguentemente, misure idonee ad evitare missioni successive di un lavoratore interinale presso la medesima impresa utilizzatrice finalizzate ad eludere la direttiva citata. Tale principio, definitivamente acquisito dalla Corte di Cassazione e dalla giurisprudenza di merito, consente di superare quanto precedentemente affermato circa la possibilità che i lavoratori assunti dall’agenzia a tempo indeterminato potessero essere inviati in missione senza limiti di durata”. Ovviamente negli uffici dell’azienda dislocati sul territorio isolano si annaspa e non poco, dal momento che ci si è trovati dalla sera alla mattina con un esercito di lavoratori in meno e se bisognerà davvero attendere i concorsi per poter mettere mano all’assunzione di personale il problema rischia di assumere proporzioni devastanti non soltanto per chi opera all’interno ma anche per la stessa utenza.
Ritornando ai concorsi di cui parlavamo inizialmente, l’Evi aveva pubblicato i 6 avvisi pubblici per l’assunzione di 18 unità tra part time e full time: si cercavano 6 operai, 6 addetti alla clientela, 1 tecnico esperto di direzione lavori, 1 responsabile della progettazione e direzione dei lavori, 2 assistenti tecnici impianti e 2 addetti di assistenza lavori.