Adesso si riparte con il “toto EVI”
Dopo l’improvvisa scomparsa del liquidatore Francesco Condurro, i sindaci orientati a perseguire una soluzione ponte con lo studio professionale partenopeo, fino all’uscita della liquidazione. Poi stop all’amministratore unico, sarà istituito un cda i cui membri saranno anche “sentinelle” dei Comuni. E in casa Cisi tornerà (temporaneamente) in sella Lello Montuori
E’ tutto da rifare, ma stavolta la politica non c’entra. E’ successo all’improvviso, e c’è anche una tragedia per lo mezzo, ragion per cui il tempo per rimettere in moto la macchina è servito, si è reso necessario ed è stato pure doveroso per una forma di rispetto ma anche per superare il trauma di una notizia giunta nel primo pomeriggio di una tranquilla domenica ischitana che aveva lasciato tutti addolorati ed esterrefatti. Il riferimento è all’EVI, l’azienda che si occupa della gestione di acquedotto e fognature sulla nostra isola e che ha le sue quote distribuite tra i sei Comuni. Un soggetto giuridico che da non molto tempo aveva deciso di voltare pagina, chiudendo con la gestione di Pierluca Ghirelli ed affidandosi ad un altro professionista di provata fama, Francesco Condurro. Obiettivo, avviare il processo che avrebbe dovuto portare l’EVI ad uscire dallo stato di liquidazione nel quale si trova ormai da diversi (e forse troppi) anni. Il tempo per Condurro di iniziare a dare un’occhiata alle “carte”, prendere conoscenza della nave da dover guidare fuori dalle secche, di scambiare le prime impressioni con i sindaci e poi la maledetta tragedia con un infarto fulminante che non gli ha lasciato scampo.
Adesso, inevitabilmente, dalle parti di via Leonardo Mazzella è giunta l’ora di voltare pagina. Anzi no, e proviamo a spiegarci meglio. I numeri recentemente analizzati dal compianto Condurro avevano fatto registrare segnali positivi nel 2020 rispetto al 2019. Non solo, il 2021 si presenta ancora più prospero e questo lascia intendere come l’uscita dallo stato di liquidazione – con tutto quello che ne consegue – mai come in questo momento rappresenti tutt’altro che una utopia. E’ chiaro che a questo punto andare a cercare un altro “comandante” della nave significherebbe dover ricominciare tutto daccapo e non possono permetterselo né le amministrazioni comunali né tantomeno l’EVI stessa. E allora i sindaci, che su questo punto si sono già confrontati in questo paio di settimane, stanno seriamente valutando l’idea di una soluzione ponte e cioè di un traghettatore (da ricercare sempre all’interno dello Studio Condurro, dove sicuramente qualcuno accompagnava nella sua attività il defunto liquidatore) che possa completare l’iter necessario a dire “bye bye” alla liquidazione, nel segno della continuità che viene vista la scelta ovviamente più affidabile. Va bene, ma dopo? Ecco, il “post” sembra un libro già scritto, dai contenuti più o meno delineati e dei quali vanno soltanto definiti gli eventuali dettagli. L’obiettivo è quello di garantire un maggiore coinvolgimento nella gestione degli enti locali, cosa che fin qui sarebbe mancata così come aspramente contestato da alcuni sindaci che non gradivano più questo andazzo. Così come l’intento è quello di creare una struttura in grado di andare avanti con le proprie forze (finanziariamente parlando) e non fatturando ai Comuni, tanto per fare un esempio, tutta una serie di lavori di straordinaria manutenzione. Un aspetto questo, che non viene affatto ritenuto secondario.
Ma riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da dove ci eravamo fermati. I primi cittadini – e su tutti nello specifico l’asse guidato dall’ischitano Enzo Ferrandino e dal baranese Dionigi Gaudioso – saluteranno lo studio Condurro una volta che il consorzio sarà tornato in bonis (e questo era già nei patti al netto di quanto purtroppo accaduto) e decideranno di tagliare i ponti con la figura di un eventuale amministratore unico. L’idea è quella di mettere su un consiglio di amministrazione composto da tre persone, un presidente e due consiglieri, con i Comuni e soci dell’Evi che farebbero ruotare professionisti dagli stessi indicati. Una soluzione, questa, che però si presterebbe a una carenza facilmente identificabile. La figura del presidente, per ovvi motivi, non potrebbe certamente mutare ogni tre o sei mesi, altrimenti all’azione ed all’attività da mettere in esecuzione sarebbe impossibile regalare la necessaria “continuità”. Detto per inciso, si creerebbe un gran casino. E allora una soluzione mediana potrebbe essere sempre quella di cercare un professionista avulso dalla politica locale (così come accaduto con Ghirelli) affiancato però da due consiglieri che farebbero da “sentinelle” in modo tale da poter intervenire nella gestione di un ente che troppo spesso è stato guidato senza che gli amministratori di casa nostra potessero incidere minimamente. Quello che succederà, è bene precisarlo, non avrà conseguenze sul Cisi che continuerà ad essere un soggetto giuridico a sé stante. E che dovrà riconfermare nella carica di liquidatore (o amministratore, fate un po’ voi, perché nello specifico l’arcano non è mai stato completamente chiarito) Lello Montuori. Il quale, al termine dell’anno solare, ha rassegnato le proprie dimissioni ma soltanto perché incompatibile con la carica dopo aver firmato il contratto di assunzione a tempo indeterminato con il Comune di Ischia. Ma proprio dal palazzo municipale di via Iasolino non c’è la minima intenzione di cercare una soluzione alternativa ed il problema potrebbe essere bypassato in maniera molto semplice: Montuori si mette in aspettativa da dipendente comunale e ritorna al “volante” della macchina Cisi. Per riportarlo in sella, burocraticamente parlando, basterà un’assemblea straordinaria, anche in questo caso naturalmente si tratterà di una nomina temporale che non andrebbe andare oltre il termine della primavera.