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Tra arte e lusso, il progetto “made in Ischia” per il Faro di Punta Imperatore

Di Isabella Puca

Forio – Al suo interno è racchiusa una parte della storia dell’isola, quella più antica proprio come la professione, ormai dispersa, del farista. Suggestioni letterarie, nostrane e non, da Virginia Wolf a Sergio Bambarèn  passando per Läckberg Camilla, girano intorno a questi luoghi ricchi di magia che alle volte, nascondono un forte potenziale anche a livello turistico. A intuirlo per noi è stata la Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte, con a capo Celestino Vuoso, che concorre, insieme ad altre 5 aziende, per ottenere la gestione del Faro foriano di Punta Imperatore. In questi giorni la notizia è rimbalzata su varie testate giornalistiche, ipotesi infondate alcune, come quella che vede la multinazionale Nestlé tra i partecipanti, e altre davvero visionarie come quella dello chef Gualtiero Marchesi che gareggia insieme a un’azienda cinese per creare una rete di ristoranti su ben sette fari. Siamo andati a fondo per capire, però, qual è l’idea della fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte, un’idea progettuale alla quale hanno partecipato una equipe di giovani professionisti ischitani. La loro idea è davvero brillante: creare una struttura ricettiva di lusso che vedrà, d’estate, un resort di lusso e, d’inverno, una residenza per artisti di calibro internazionale che, ospitati per più mesi, regaleranno una loro opera al territorio, « l’Agenzia del Demanio  vuole che si faccia un progetto che possa essere legato al turismo andando però a  valorizzare il faro in sinergia con il territorio. L’idea  è arrivata dal coinvolgimento degli artisti, che è un po’ la vocazione di quest’isola. chi meglio di un artista può valorizzare un territorio? Sia nella capacità di leggerlo come nessun altro, sia per la sua capacità di comunicazione all’esterno. L’artista vivrà  l’isola e il faro come meglio desidera per poi lasciare traccia della sua permanenza con una sua opera dove rappresenterà  una sua impressione dell’isola. Immaginato nel tempo, è un patrimonio per l’isola e per l’intera collettività».  É questa l’idea progettuale spiegataci dall’architetto Silvano Arcamone che ha lavorato al progetto insieme agli architetti Giovanna Ballirano, Giuseppe Trani e Simone Verde; la parte economica finanziaria del progetto è stata curata, invece, dai dottori Antonio Starace e Fabrizio Fiorito, mentre le procedure amministrative sono di Marialaura Vuoso. «I fari – ha precisato Arcamone –  fanno parte del patrimonio storico della Nazione e, l’Agenzia del Demanio sulla scorta dell’esperienza già fatte in Europa come in Francia, Portogallo e Croazia, dove sono stati riutilizzati soprattutto per attività turistiche, ha avuto l’idea di darlo in gestione a privati che investissero in tal senso e  creassero una rete di fari italiani. Questo significa recuperare un bene, tenerlo in efficienza, valorizzarlo e creare sinergie con il territorio». In Italia c’è solo un esempio di resort di lusso ricreato all’interno di un faro; si trova in Sardegna ed è Capo Spartivento, oggi rifugio esclusivo aperto tutto l’anno e circondato da una natura selvaggia e incontaminata a picco sul mare, «abbiamo fatto tesoro di quella esperienza – ci ha confidato Arcamone – e,  vedendo le loro strategie di marketing, abbiamo notato che lavorano bene; c’è una domanda importante in quel senso. All’interno del loro resort ci sono ben sei suite e si parla di mille euro a notte a persona». Il resort di Punta Imperatore, se l’Agenzia del Demanio valuterà positivamente il progetto presentato dalla Fondazione Opera Pia, sarà abbinato a un’attività di ristorazione in partenariato con eccellenze presenti nel territorio, «già c’ è una prima intesa con alcuni albergatori – ha continuato Arcamone – che hanno espresso il loro interesse. Inoltre, recupereremo anche l’orto del farista così da avere un prodotto da offrire a km0. Ci sarà una forte sinergia con le eccellenze, parliamo di  case vinicole, del Castello Aragonese, della Mortella, quelle eccellenze che esistono ma che non fanno sistema». Il faro, sconosciuto ai più, ischitani compresi, ha una storia davvero affascinante portata alla luce dall’attrice Lucianna De Falco, nel 2008, con lo spettacolo “Lucì”. Al centro di tutto la storia della prima donna fanalista, Lucia Capuano, trent’anni, madre di 7 figli, rimasta all’improvviso vedova del marito Francesco che, proprio, in quel faro morì fulminato. «Daremo spazio ad eventi e rappresentazioni teatrali – ha aggiunto Arcamone – abbiamo pensato a  Lucianna De Falco e alla sua rappresentazione che potrebbe essere residenziale e quindi riproposta o riadattata in forma di benvenuto così da regalare a tutti la magica storia del faro di Punta Imperatore». Martedì prossimo, a Roma, ci sarà l’apertura delle schede tecniche con i 6 progetti che verranno, poi, valutati in base alla qualità tecnica e l’offerta economica. Tra i partecipanti ci sono altri due ischitani, la società “La Serenissima Srl”, collegata a De Siano e la Rete Società Turismo Sorrento con a capo Salvatore Lauro. «Come Fondazione – ha dichiarato il presidente Celestino Vuoso – ci siamo già occupati della gestione dei beni pubblici. Abbiamo voluto partecipare perché, se si riuscirà a realizzare questo bellissimo progetto, ci saranno tra i 15 e i 20 posti di lavoro. Si parla tanto dei giovani che non possono esprimersi al meglio a casa loro e questo ci fa rabbia. Speriamo che andrà bene, ma com’è che si dice? Chi vivrà, vedrà».

 

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