CRONACAPRIMO PIANO

Affaire rifiuti, il pm chiede la prescrizione

Si avvia alla conclusione, senza essere mai davvero iniziato, il processo per le presunte tangenti negli appalti per la gestione della nettezza urbana sull’asse Forio-Lacco Ameno

Dopo quasi cinque anni di un dibattimento mai davvero iniziato, è ormai vicina la dichiarazione di prescrizione nel processo sulle presunte tangenti negli appalti per la gestione dei rifiuti sull’asse Forio-Lacco Ameno. Un processo partito su fondamenta già fragili, quando in sede di Riesame venne a cadere l’accusa di associazione a delinquere, circostanza che svuotò il resto dell’inchiesta, su fatti oramai davvero risalenti nel tempo, cioè a circa un decennio fa. Il collegio giudicante aveva chiesto al pubblico ministero di perimetrare cronologicamente il capo b delle imputazioni, cioè quello relativo alle accuse di corruzione nell’appalto della nettezza urbana nel Comune di Lacco Ameno.

In sostanza i giudici volevano capire se si trattasse di reati risalenti a prima o dopo il dicembre 2012. Il pm, avendo verificato che il capo di imputazione doveva essere perimetrato al settembre 2012, ieri mattina ha chiesto la dichiarazione di prescrizione dei reati. Gli avvocati della difesa, da Gennaro Tortora ad Amedeo Bucci De Santis, da Lumeno Dell’Orfano a Biondi, si sono quasi tutti associati (tranne l’avvocato Vitiello che intende chiedere l’assoluzione), e il Tribunale ha fissato al 29 giugno l’udienza in cui verosimilmente la dichiarazione di prescrizione concluderà definitivamente questa vicenda, che ebbe anche una rilevante eco a livello nazionale, quando a inizio 2016 venne eseguita l’applicazione delle misure cautelari nei confronti di alcuni degli imputati, circostanza che portò l’inchiesta sulla ribalta mediatica, visti anche taluni nomi eccellenti coinvolti, come quello del senatore De Siano, per il quale la Camera del Senato negò l’autorizzazione a procedere. Uno dei motivi dell’enorme ritardo con cui il processo ha sempre stentato ad avviarsi fu anche il fatto che sin alle prime battute la posizione del dottor Rumolo venne stralciata dalle altre. Da allora, a causa di un errore di notifica, partì una surreale “navetta” tra Procura e Gip durata oltre un anno con ben cinque tentativi di richiesta di rinvio a giudizio, vista la reiterazione dell’errore da parte degli uffici della Procura.

Dopo aver collocato cronologicamente i fatti contestati entro il settembre 2012, il pubblico ministero ha chiesto che i relativi reati siano dichiarati prescritti, a cui gli avvocati degli imputati si sono associati: il 29 giugno probabilmente arriverà la sentenza

Da quel momento, il ramo “principale” del processo, pur formalmente iniziato, “frenò” nell’intento di aspettare che anche lo storico dirigente del comune di Lacco Ameno venisse rinviato a giudizio, cosa che poi è effettivamente avvenuta nell’ottobre 2017. Poi la sostituzione di uno dei magistrati ritardò ulteriormente l’effettiva partenza del dibattimento “unificato”. Adesso, dopo che il Tribunale aveva anche rinunciato a “inseguire” uno dei testimoni-chiave, esponente delle forze dell’ordine che all’epoca seguì le indagini, la lunga agonia di questo processo sta per terminare, senza mai essere davvero entrati nel merito dei fatti. Come si ricorderà, sono tredici gli imputati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della gestione rifiuti che oltre a Lacco Ameno e Forio coinvolge anche il Comune di Monte di Procida per episodi accaduti tra il 2011 e il 2012. Le indagini vennero eseguite su tre fronti, riconducibili al settore degli appalti per l’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti solidi urbani nei tre comuni citati. Quanto al Comune di Lacco Ameno, i sostituti procuratori Arlomede e Sepe prospettarono diversi episodi di  favoritismo  a vantaggio della ditta Ego Eco di Vittorio Ciummo da parte della struttura municipale, mediante illegittime proroghe del servizio a beneficio della citata società; in cambio, e per effetto di accordi corruttivi, Ciummo avrebbe elargito diverse utilità a favore degli amministratori pubblici.

Per quanto riguarda il Comune di Monte di Procida, secondo la Procura l’indebito affidamento dell’appalto alla Ego Eco sarebbe avvenuta mediante alterazione dei meccanismi  della gara, affidata  alla società di Ciummo nonostante essa difettasse di alcuni requisiti previsti dal bando di gara. Infine, il Comune di Forio, dove sarebbero emerse plurime collusioni dei pubblici ufficiali con imprese tra loro concorrenti, cioè la Cite, e la Ego Eco. Per un verso vi sarebbero state elargizioni di  denaro  in  cambio  di una serie di controprestazioni, per altro verso sarebbero intervenute varie elargizioni per  ottenere  informazioni  sui punteggi  di gara. Come si ricorderà, sono tredici i soggetti imputati: oltre Oscar Rumolo, anche Salvatore Antifono, Vittorio Ciummo, Domenico De Siano, Vincenzo Di Maio, Carmine Gallo, Franco Iannuzzi, Restituta Irace, Antonio Mattera, Enzo Rando, Paolo Scotto Di Frega, Carlo Savoia, Vittoria Ciummo. La dottoressa Giulia Di Matteo, che prestò servizio in tutti e tre i comuni come segretaria comunale, fu l’unica dei quattordici indagati originari ad essere stata prosciolta “per non aver commesso il fatto”. Domenico De Siano, Vittorio Ciummo e Salvatore Antifono, accusati dalla Procura di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, erano stati liberati da tale addebito all’esito dell’udienza preliminare. I tre avrebbero quindi dovuto rispondere, insieme agli altri imputati, esclusivamente di vari episodi corruttivi e di turbativa d’asta: cosiddetti “reati-fine”, quindi senza alcun vincolo associativo come invece la Procura di Napoli auspicava.

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