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Affaire rifiuti, prima udienza anche per Rumolo

Dovrebbe iniziare oggi il processo al dottor Oscar Rumolo, storico dirigente del Comune di Lacco Ameno, chiamato a rispondere di presunti episodi corruttivi legati all’appalto per la gestione della nettezza urbana. Usiamo il condizionale perché l’assenza anche di uno solo tra i magistrati che compongono il collegio della prima sezione penale del Tribunale di Napoli decreterebbe il rinvio di questa prima udienza. Se essa avrà luogo, le parti formuleranno le rispettive richieste istruttorie e chiederanno l’ammissione dei mezzi di prova. D’altronde, la difesa del dirigente lacchese non ha alcun interesse a chiedere la riunione della posizione del proprio assistito con quella del resto degli imputati del processo scaturito dalle indagini della Procura circa l’assegnazione degli appalti per la gestione dei rifiuti sull’asse Forio-Lacco Ameno, divenuta di dominio pubblico nel gennaio 2016. Un’inchiesta che a vario titolo ha tirato in ballo diversi nomi in vista della politica e dell’amministrazione dei due comuni, e non solo, come il senatore Domenico De Siano e l’imprenditore Vittorio Ciummo, titolare della società Ego Eco, che gestiva il servizio di nettezza urbana a Forio. Il processo a tutti gli altri imputati è già iniziato, ma è ancora fermo alle eccezioni preliminari avanzate proprio dal difensore di Ciummo, a cui si sono associati gli altri componenti della difesa: il collegio della quarta sezione presieduto dal giudice Rescigno dovrebbe decidere a febbraio. Invece la posizione di Rumolo, come molti ricordano venne stralciata il 10 giugno del 2016: in quella data si svolse l’udienza preliminare che decise il rinvio a giudizio di dodici dei quattordici indagati, mentre venne accolta  la questione preliminare  subito sollevata da parte dell’avvocato Antonio De Simone, difensore insieme al collega Lumeno Dell’Orfano del dirigente lacchese. La notifica dell’avviso di conclusione delle indagini era stata inoltrata a un indirizzo di posta elettronica certificata errato. Iniziò in quel frangente il surreale rimpallo tra Procura e Gip, durato ben sedici mesi con altre quattro richieste di rinvio a giudizio. Soltanto due mesi fa i pubblici ministeri sono infine riusciti a ottenere il sospirato provvedimento nei confronti  del dottor Rumolo, che di fatto diventò così il tredicesimo imputato dell’inchiesta. Visto il disinteresse della difesa alla riunione dei due processi, quest’ultima verrà verosimilmente chiesta dalla pubblica accusa, per evitare che  i procedimenti possano andare avanti su due binari paralleli ma dinanzi a collegi differenti e con il pericolo di sentenze tra loro confliggenti.

Intanto, anche per Rumolo è nel frattempo venuta a cadere la contestazione di associazione a delinquere: tale ipotesi di reato era già caduta dinanzi al Tribunale del Riesame per gli altri imputati colpiti da tale accusa, per i quali restano in piedi le accuse per episodi isolati di corruzione e di turbata libertà degli incanti. Parliamo dei già citati Domenico De Siano e Vittorio Ciummo. I tre risponderanno quindi, insieme agli altri imputati, esclusivamente di vari episodi corruttivi e di turbativa d’asta: cosiddetti “reati-fine”, quindi senza alcun vincolo associativo come invece auspicava la Procura di Napoli. Gli altri imputati sono Salvatore Antifono, Vittorio Ciummo, Domenico De Siano, Vincenzo Di Maio, Carmine Gallo, Franco Iannuzzi, Restituta Irace, Antonio Mattera, Enzo Rando, Paolo Scotto Di Frega, Carlo Savoia, Vittoria Ciummo. La dottoressa Giulia Di Matteo, che prestò servizio nei comuni di Forio, Lacco e Monte di Procida come segretaria comunale, è l’unica dei quattordici indagati originari ad essere stata prosciolta “per non aver commesso il fatto”. Gli episodi cui fa riferimento la Procura risalgono essenzialmente al biennio tra il 2011 e 2012.

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