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Affari con la Ndrangheta, chiesto il processo per Vittorio Palermo

L’uomo un anno fa si trovava nella sua abitazione insieme ai familiari quando fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare del gip di Catanzaro su richiesta della DDA: con lui rischiano il rinvio a giudizio altre 31 persone

È nato a Ischia ma negli anni si è trasferito in Calabria. Si tratta di Vittorio Palermo, 64 anni, che un anno fa era nella sua abitazione di Ischia Ponte insieme ai suoi familiari quando è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica. Secondo l’accusa avrebbe avuto un rapporto molto stretto in affari con un presunto boss locale, Carmelo Bagalà, di Gioia Tauro. Adesso tra le 31 persone per le quali è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta Alibante, c’è anche lui. L’udienza preliminare si svolgerà a Catanzaro il prossimo 11 aprile davanti al gup Alfredo Ferraro. 

La Dda di Catanzaro ha chiesto il processo per il presunto boss Carmelo Bagalà, 81 anni, di Gioia Tauro e sua figlia Maria Rita di 52 anni; l’ex sindaco di Falerna Giovanni Costanzo 54 anni; l’ex primo cittadino di Nocera Terinese Luigi Ferlaino, 54 anni; l’attuale vicesindaco di Nocera Terinese Francesco Cardamone 40 anni; Domenico Aragona,33 anni, residente a Nocera Terinese; Ferdinando Aragona, 51 anni di Nocera Torinese; Francesca Bagalà, 49 anni, di Nocera Terinese; Emilio Barletta, 50 anni, di Lamezia Terme; Peppino Calidonna, 77 anni, di Lamezia; Renzo Cardamone, 60 anni, di Celico; Antonio Cario, 51 anni, di Lamezia; Alfredo Carnevale, 37 anni, di Nocera Terinese; Vincenzo Dattilo, 65 anni, di Lamezia; Francesco Antonio De Biase, 50 anni, di Lamezia; di Falerna; Alessandro Gallo, 32 anni, di Lamezia; Mario Gallo, 57 anni, di Falerna; Raffaele Gallo,63 anni di Conflenti; Antonio Gedeone, 53 anni, di Arezzo; Umberto Gedeone, 48 anni, di Cosenza; Andrea Gino Giunti, 55 anni, di Aosta; Roberto Isabella, 68 anni, di Lamezia Terme; Giovanni Eugenio Macchione, 62 anni, detto “cugino o calimero”, di Lamezia; Vittorio Macchione, 70 anni, di Nocera Terinese; Antonio Rosario Mastroianni, 74 anni, inteso Tonino “u milanese” di Nocera Terinese; Vittorio Palermo, 63, di Ischia; Eros Pascuzzo, 34 anni, di Lamezia; Benito Provenzano, 61 anni, di Lamezia; Alessandro Rubino, 44 anni, residente a Montalto Uffugo; Antonio Pietro Stranges, 68 anni, di Conflenti e Maria Rosaria Virardi, 47 anni, residente a Falerna. L’inchiesta ha svelato le infiltrazioni della cosca nei Comuni della costa Tirrenica catanzarese. Quanto emerso in fase di indagine ha portato ha portato al commissariamento per sospette infiltrazioni mafiose del Comune di Nocera Terinese.

Secondo l’accusa avrebbe avuto un rapporto molto stretto in affari con un presunto boss locale, Carmelo Bagalà, di Gioia Tauro. Adesso tra le 31 persone per le quali è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta Alibante, c’è anche lui

Un ischitano che negli anni passati aveva deciso di trasferire le proprie capacità imprenditoriali in Calabria e secondo l’accusa avrebbe avuto un rapporto molto stretto in affari con un presunto boss locale, Carmelo Bagalà, di Gioia Tauro.

 Per gli inquirenti, Vittorio Palermo, è un imprenditore «organico alla cosca Bagalà» e partecipava alle attività del clan in modo del tutto consapevole in qualità di “prestanome” dell’associazione. Lo scrive nero su bianco il gip Matteo Ferrante nell’ordinanza che ha portato all’arresto un anno fa 

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 Per gli inquirenti, Vittorio Palermo, è un imprenditore «organico alla cosca Bagalà» e partecipava alle attività del clan in modo del tutto consapevole in qualità di “prestanome” dell’associazione. Lo scrive nero su bianco il gip Matteo Ferrante nell’ordinanza che ha portato all’arresto un anno fa 

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I legami dell’imprenditore con il boss

Vittorio Palermo, classe ’58, nato a Ischia ma residente a Cosenza, è anche uno stimato professionista, un imprenditore e ricercatore universitario dell’Unical. Inoltre, in questi anni, ha portato avanti numerose iniziative organizzate da diverse associazioni attive nel sociale. Per gli inquirenti, invece, Vittorio Palermo – è scritto nell’ordinanza firmata dal gip Ferrante – sin dagli anni ’90 avrebbe «intessuto legami con il boss Carmelo Bagalà». Non è casuale, ad esempio, che tutte le società riconducibili a Vittorio Palermo siano amministrate dai fratelli Gedeone. Proprio il commercialista, Umberto (tra gli indagati) dal 1992 al 1997 ha lavorato per la “Turismo Servizi spa”, gestore dell’hotel Eurolido di Falerna, intestata proprio a Vittorio Palermo, per poi far parte dal 1997 al 2006 della “Turismo&Sviluppo”, altra società fondata da Vittorio Palermo. 

Le intestazioni fittizie e il controllo del litorale

Per gli inquirenti, dunque, le intestazioni fittizie dei beni di Vittorio Palermo sarebbero numerosissime nel corso degli ultimi vent’anni. In un’occasione, ad esempio, consapevole dell’intestazione fittizia di un terreno a Nocera Terinese in località “Marina De Luca”, riconducibile a Carmelo Bagalà, alla stregua di Vittorio Macchione, l’imprenditore Palermo si sarebbe adoperato per ottenere dal Comune di Nocera il cambio di destinazione d’uso del terreno. A giugno del 2000, inoltre, in qualità di legale rappresentante della “Turismo & Sviluppo spa”, presenta due domande di concessione edilizia per la realizzazione del complesso turistico ora rinominato “Hotel Temesa Village”. Un anno dopo, il 6 febbraio 2001, Vittorio Palermo, per favorire ancora il boss Carmelo Bagalà, costituisce la società ad hoc “Temesa Residence Srl”. E così, a luglio del 2002, chiede all’allora sindaco di Nocera, Luigi Ferlaino, di valutare la richiesta di “concessione edilizia”, nonché l’approvazione del progetto dalla “Turismo e Sviluppo Spa” alla “Temesa Residence Srl”. Una volta ottenuta sia la voltura che l’approvazione del piano di lavoro, dal 2002 fino al 2004 la “Turismo e Sviluppo Spa” cede progressivamente tutte le sue quote di partecipazione alla “Temesa Residence Srl”, nel frattempo legalmente rappresentata proprio da Umberto Gedeone. In questo modo, il terreno riconducibile sempre al boss Carmelo Bagalà, ha aumentato il suo valore economico ottenendo così un grosso profitto economico, grazie proprio all’impegno dell’imprenditore turistico, Vittorio Palermo.

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