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LA “BELLA ISCHIA” DI ENZO FERRANDINO PARTE MALE UN’ALTRA STAGIONE DA INCUBO PER IL PONTE ARAGONESE

Sta arrivando la bella stagione  che purtroppo non ci collegherà alla “Bella Ischia” che promette il sindaco Enzo Ferrandino. Troppi sogni al vento, troppe deficienze e troppi ritardi rendono inefficace quei pochi sforzi che si fanno per rendere credibile quel progetto di rilancio del paese  a cui punta il primo cittadino. Progetto di rilancio che rimane ancora nelle intenzioni di Enzo, e lo sarà  fino a quando  non verrà fuori la determinazione, quel coraggio necessario e sopratutto la volontà politica di andare oltre l’ostacolo per vincere uomini e cose. L’averla spuntata per il necessario e nuovo parcheggio sotterraneo dell’ex jolly è senza dubbio nota di merito, ma non basta. Attendono interventi urgenti la storica banchina di Portosalvo ancora occupata  dalla bruttura delle ingombranti biglietterie, l’acqua  alta di via Porto e fra le tante altre cose sopratutto il trascurato storico Ponte Aragonese. Già, il Ponte Aragonese che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del’intera ambientazione dell’antico Borgo di Celsa con il Castello Aragonese, il complesso ecclesiale degli agostiniani, l’attuare Cattedrale e la Torre di Michelangelo. Accade però che un’altra stagione turistica, ci è saltata addosso,  portatrice al suo ingresso, del primo caldo estivo che ci fa  dimenticare  il brutto tempo con freddo, vento e pioggia, almeno  per quest’ anno che siamo stati costretti ad affrontare  e che volentieri  ormai ci mettiamo alle spalle.  Quindi come se non bastasse, disgraziatamente, presenteremo ai turisti ed ai bagnati  ed a noi stessi isolani, ancora una volta lo stato  di decadenza strutturale del  secolare Ponte, l’istimo che unisce  Ischia Ponte al Castello Aragonese. Pertanto, fa male al cuore vedere quella importante  struttura ridotta a pezzo d’architettura marittima  fatiscente e pericoloso per la pubblica incolumità. A questo punto, il diavolo va preso per le corna per capire in che modo si può intervenire su di uno scempio lasciato tale da molto tempo fino all’estrema conseguenza. Tre anni fa, tanto per non andare troppo all’indietro nel tempo, e lo scorso anno, il Ponte che congiunge l’antica Ischia Ponte  al monumentale Castello di Gerone, era nelle identiche condizioni di abbandono di oggi, con  buona parte del suo frontespizio che guarda a Cartaromana, privo dei suoi storici  basoli di facciata del classico piperno, con la  scaletta rotonda sotto al Casello che porta giù ai pezzi di banchina del vecchio ristorante con spiaggetta dello storico nigth club  “Castillo de  Aragon” bruciacchiato e fatiscente, tutta  crollata e aperta a ogni pericolo per i numerosi bagnati che già da questi giorni e per tutta l’estate  l’affollano essendo la zona incustodita, spazio libero senza controllo per chiunque ne voglia fare uso. I muretti di cinta  d’appoggio, resistono alla men peggio all’uso pubblico, con i parapetti in tutta la loro lunghezza ricoperti dalla filiera di basoli che col caldo che è arrivato sono portati a rigonfiarsi ed a disincastrarsi per la mutazione del tempo.  Insomma, un autentico disastro di manutenzione e conservazione di un patrimonio pubblico che la storia cataloga fra le strutture più importanti che l’isola d’Ischia nei secoli vanta. Oggi  domenica 3  giugno, ad un passo  dall’estate  2018  il problema è più che mai presente ed ingombrante. Agire subito, anche a tempo scaduto, è quello che ci vuole. Il Ponte Aragonese, per l’Amministrazione Comunale in carica, diventa per le ragioni di cui sopra, la massima priorità da seguire. L’asciare quella storica struttura anche per la stagione turistica alle sua prime battute,  nelle medesime condizioni di abbandono, così come è stato fin’ora, è da incoscienti. Chi ha la responsabilità tecnica ed amministrativa  dello stato dei luoghi in questione si faccia avanti. Il Genio Civile alle Opere Marittime e l’Amministrazione Comunale di Ischia abbiano la forza, il coraggio e la volontà politica  di esercitare il proprio ruolo di esecutori dei servizi cui sono preposti, per non venir meno ai compiti con cui rispondere alla cittadinanza. Il Ponte Aragonese, per la sua storia e la sua funzione pubblica, vive il periodo più buio della sua lunghissima esistenza. Costruito oltre sei secoli fa nel 1441  con cinque archi o “correnti”, poi ridotti a tre ed in fine ad uno, ha subito negli anni il flagello del mare in tempesta e la furia dei venti riportando danni consistenti. Notevoli furono quelli del novembre del 1966,  ancora quelli 1978 ed altri negli anni successivi, sia pure di minore entità. Mesi dopo, Comune e Genio Civile alle Opere Marittime, corsero ai ripari, ricostruendo le parti distrutte. Quindi, il problema fu risolto in tempi quasi ragionevoli. Da qualche anno a  questa parte, si va avanti con tutt’altra politica, caratterizzata dalla staticità delle idee e dal fermo delle operazioni che in termini di critica severa si chiama immobilismo. Indubbiamente le maggiori responsabilità sono del Genio Civile alle Opere Marittime, mentre il Comune dal canto suo può giustificarsi dimostrando di aver fatto le segnalazioni del caso all’Ente preposto. Ma non basta per Giosi Ferrandino e la  sua rinnovata Giunta tirarsi fuori da responsabilità precise, affermando che il Comune, nello specifico caso, non è l’Ente competente. In questa sconcertante situazione, seguire la comoda strada dello scaricabarile per sottrarsi ai propri doveri, è l’atteggiamento meno consigliabile. Prima che la nuova stagione turistica ci salti addosso, diventa urgentissimo affrontare il gravissimo problema del Ponte Aragonese che non può essere presentato anche  per l’ estate 2016 con lampioni senza testa (alcuni sono stati riparati), scalette impraticabili, parapetti dissestati e basoli di facciata in continuo scollamento e finiti in mare. Registriamo il grido di allarme degli ischitani e forestiri che non è il primo, e che si spera sia l’ultimo. In caso contrario, ci troveremmo ancora una volta di fronte a fughe di responsabilità e a gravi atteggiamenti omissivi. Se il ponte Aragonese crolla ancora, sarà  il crollo della storia.

 

    antoniolubrano1941@gmail.com

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