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Agibilità case popolari a Lacco, attesa per il prossimo round

LACCO AMENO. Nuova puntata della contesa tra il Comune di Lacco Ameno e gli inquilini della palazzina Iacp (Istituto autonomo case popolari)di via Fundera. Come si ricorderà, a seguito del sisma del 21 agosto l’edificio in questione fu oggetto di un primo sopralluogo da parte di una squadra di rilevatori della Protezione Civile svoltosi il 7 settembre,che dichiarò lo stabile inagibile, mentre il successivo sopralluogo del 22 settembre ebbe esito opposto, dichiarando la palazzina agibile. Gli abitanti, nel frattempo ospitati in albergo come gli altri sfollati vittime del sisma, vennero dunque invitati dal Comune a fare ritorno agli appartamenti di via Fundera, non avendo più diritto alla sistemazione alberghiera o al contributo di autonoma sistemazione. Ma i timori generati dall’iniziale discrasia tra i due sopralluoghi indussero i residenti a impugnare dinanzi al Tar Campania l’ordinanza che li invitava a tornare in casa, e la relazione tecnica del 22 settembre, chiedendone l’annullamento previa sospensione. La Protezione Civile si costituì sostenendo non soltanto l’inammissibilità del ricorso (che facendo riferimento a valutazioni tecniche non potrebbe essere sottoposto alla cognizione del giudice amministrativo), ma  anche l’infondatezza nel merito e la legittimità dell’operato del Comune. Quest’ultimo si è poi costituito in giudizio sostenendo la validità dei sopralluoghi. Il Tribunale amministrativo, dopo la riunione in camera di consiglio del 11 gennaio, accolse l’istanza cautelare di sospensione dei provvedimenti impugnati, fissando per la trattazione del merito l’udienza del 6 giugno. Di fatto, dunque, fino a quel momento gli inquilini della Palazzina dovrebbero rimanere in albergo a spese dell’erario, ma il Comune di Lacco Ameno ha deciso di fare appello contro l’ordinanza di sospensione cautelare. Il motivo principale dell’appello è costituito dal fatto che i sopralluoghi in questione non furono due, bensì tre: nel ricorso  redatto dall’avvocato Irene Montuori, difensore dell’ente di Piazza Santa Restituta, viene infatti spiegato che il sopralluogo del 22 settembre non era il secondo, bensì il terzo. Gli addetti ai rilievi erano già stati nella palazzina il 29 agosto, quando il controllo accertò l’agibilità, poi il 7 settembre un secondo sopralluogo dichiarò invece l’inagibilità. Ecco dunque che il sopralluogo “incriminato”, quello del 22 settembre, altro non era che l’operazione diretta a dirimere in via definitiva la discrasia emersa dai primi controlli, stabilendo l’agibilità dell’edificio. Operazione effettuata in ottemperanza della direttiva approvata dal Commissario delegato all’emergenza, circa i casi di “esiti multipli discordi sullo stesso edificio”. Il difensore del Comune ha depositato la documentazione relativa ai tre sopralluoghi, a partire dalle rispettive schede Aedes, chiedendo dunque di annullare o riformare l’ordinanza cautelare, disponendo il rigetto della domanda di sospensione inoltrata dagli inquilini dello stabile. Ora si attende la fissazione della data di discussione del ricorso.

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