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«Aiutatemi a dare un futuro a mia figlia»

Di Isabella Puca

Casamicciola – Ci sono storie che spesso ascoltiamo al telegiornale, ma che ci rifiutiamo di credere che possano mai esistere sulla nostra isola. Storie che sembrano essere lontane da noi, isola felice agli occhi di tutti i turisti che approdano qui per le loro vacanze senza rendersi conto del substrato di problemi che ci attanagliano.  La storia di Laura arriva dalla Catena Alimentare Casamicciola, una realtà nata dal basso, da cittadini stanchi di vedere che la povertà nella nostra isola c’è, ma che nessuno fa niente per arginare un fenomeno che sembra essere in crescita. Da circa un anno, ormai, Nunzia con Franco, Imma, Lucia e tanti altri distribuiscono una spesa settimanale a chi dichiara loro di essere in difficoltà. E così, nella sede di via Elena, s’intrecciano tante storie, arrivano persone anziane che non riescono con la sola pensione a pagare le bollette, l’affitto e le medicine; arrivano famiglie dove la mamma non lavora e il papà è stato appena licenziato e aspetta una chiamata per fare un lavoro qualsiasi e mantenere così i suoi bambini provando a non far mancare loro nulla, e arrivano donne sole, senza mariti, ma che portano in grembo quello che è stato il frutto di un amore che sembrava essere eterno. L’Associazione aiuta tutti, senza remore, senza distinzioni, grazie a quelli che ogni settimana donano uno o più generi alimentari nei carrelli distribuiti in alcuni supermercati dell’isola o anche grazie a quelli che lasciano un’offerta; certo, chi aiuta c’è, ma potrebbero essere molti di più. Qualche giorno fa in sede, abbiamo incrociato lo sguardo di una bambina bellissima. Mariarosaria ha un anno, occhi chiari, luminosi e un sorriso che ti conquista a primo acchito. Mariarosaria è la mascotte della Catena Alimentare, coccolata e amata da tutti, ma si sa, in questa vita, purtroppo, l’amore non basta. Mariarosaria è la figlia di Laura, mamma sola di 33 anni, che ha perso il lavoro da quando ha scoperto di aspettare un bambino e che grazie alla Catena Alimentare riesce a dare da mangiare al suo unico tesoro. «Quando ho scoperto di essere incinta – ci racconta – avevo iniziato a lavorare in albergo come donna delle pulizie da un mese, ma si sa… quando hai una bambina è difficile che ti riprendano a lavorare l’anno dopo. Il padre di mia figlia non ha voluto sapere niente della bambina, non l’ha mai riconosciuta. Non l’ha mai vista. Quando mi sono resa conto che ero rimasta senza lavoro, senza niente, ho chiesto aiuto a Nunzia che mi ha aperto le porte della Catena Alimentare». Da quando la piccola Mariarosaria è nata, è grazie a Nunzia e agli altri dell’Associazione se sono riusciti a trovare un carrozzino, le lenzuola per la culla o una semplice asciugamano. «All’inizio – ci racconta Laura – avevo l’aiuto della mia famiglia, ora man, mano sto perdendo anche loro. Come ragazza madre mi toccherebbe l’aiuto del comune, dello Stato. Quando mi è stato detto che non avevo avuto i primi soldi perché non avevo dichiarato di essere una ragazza madre, mi sono  rivolta all’assistente sociale che mi ha detto di rifare la domanda. L’ho rifatta a ottobre e mi hanno dato 4 spiccioli. L’ho ripetuta per giugno, ma il comune non mi ha dato neppure un euro dicendo che non ci sono i fondi per le ragazze madri e che è la Provincia a mandare i soldi». In realtà l’assegno comunale sarebbe a carico del comune di residenza, è erogato dall’INPS, ed è destinato a quelle donne che non hanno diritto a nessuna copertura previdenziale in quanto non hanno maturato contributi sufficienti per usufruirne. «Mi toccherebbe il lavoro datomi dal comune tramite concorsi e neanche quello ho avuto. L’assistente sociale, la scorsa settimana, mi ha detto che sono stata io a rifiutarlo, che loro mi avevano mandato una lettera. In realtà io sono quasi sempre a casa e a me non è arrivata nessuna lettera da parte del comune. Ho vergogna a dirlo, ma Nunzia, lo scorso mese, mi ha pagato anche l’affitto di 500 euro». Il racconto della storia di Laura non è fine a se stesso, la speranza è che dando risalto a quella che è la sua esperienza possa trovare un lavoro che le permetta di stare con la sua bambina che, al mondo, ha solo la sua mamma. «Qualche mese fa – ci racconta ancora  –   facevo le pulizie da una signora, vivevo con 400 euro al mese. 100 li usavo per l’asilo privato a mia figlia, con gli altri dovevamo vivere tutt’e due». A dicembre però, Mariarosaria si è ammalata: problemi respiratori, apnee e febbre alta, «abbiamo passato giorni e giorni in ospedale. Qui mi dicevano che era una semplice allergia, a Napoli che aveva avuto una bronchiolite». Sin da quando ha scoperto di portarla in grembo sono stati tanti i sacrifici di Laura ed è disposta a continuare a farli pur di dare un futuro migliore alla sua piccola, «per pagarmi visite ed ecografie ho venduto tutto quello che potevo, l’ultimo periodo non ho avuto nemmeno più i bonus dello stato perché non avevo il contratto di casa d’affitto, risultava che non avevo una dimora fissa per mia figlia, ho corso il rischio che se la prendevano. Vorrei un lavoro per dire “ce l’ho fatta da sola”; il fine settimana voglio comprare io i pannolini a mia figlia, così come le pappine. Se non c’era Nunzia non avrei potuto dare nulla a mia figlia. Mai avrei immaginato di ridurmi così. Fino a tre anni fa facevo la bella vita e ora ritrovarmi così e non avere i soldi per comprare un giocattolo… mi sento una nullità». Mentre parliamo una lacrima riga il volto di Laura, ma Mariarosaria continua a gorgheggiare contenta. Per fortuna quelle parole sono ancora incomprensibili alla lingua dei bambini. «Quando metti al mondo un figlio immagini che non gli farai mai mancare niente. Si dice che i bimbi senza un padre hanno un passo avanti e quando guardo mia figlia forse sì, mi redo conto che è vero. Non avrei mai immaginato di poterle dare un presente pieno d’incertezze, spero in un futuro migliore. Sta andando verso un età in cui vorrà tutto, e io penso che lo meriti questo tutto». Una vita dignitosa per una mamma e per una figlia, è questo quello che dovrebbero poter avere tutti, così come anche Laura e Mariarosaria. Quando andiamo via Mariarosaria mi sorride e mi fa “ciao” con la sua manina, Laura la stringe a sé, portandola in braccio, mentre Nunzia a sua volta le abbraccia forte, entrambe.

 

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