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Tempesta Lothar del ‘99, la battaglia dei ricordi anima i social della Medmar

Dopo la straordinaria ondata di maltempo che ha colpito l’isola alla vigilia di un Natale tormentato, i rimandi alla disastrosa mareggiata del ‘99 non si contano e il botta e risposta tra la Medmar e il direttore di macchine Luigi Castaldi fa tornare indietro nel tempo

Vento forte, onde alte anche 4 metri, mare agitato. Una condizione meteorologica che si è tramutata in enormi disagi per i cittadini dell’isola con allagamenti diffusi, persino in zone dove di solito l’acqua non lambisce le strade di basoli del centro cittadino. E poi ancora: alberi e pali divelti, un vento così forte da costringere per lungo tempo i collegamenti marittimi a esser sospesi. “Un maltempo così non si vedeva da 20 anni” ha sentenziato, all’unisono, la memoria storica di chi nel 1999 ha vissuto e visto con i propri occhi le conseguenze di un maltempo inatteso, che grandi danni fece su tutta l’isola, soprattutto nel porto di Casamicciola.

Ed è il profilo facebook ufficiale della Medmar a ricordare un aneddoto che scava nella memoria storica della navigazione riportando alla mente episodi che sono rimasti scolpiti negli annuari della della navigazione isolana. “Il 28 dicembre del 1999 Ischia veniva sferzata dalla tempesta Lothar – si legge in una didascalia con un’immagine scattata da Eustachio Palamaro del traghetto protagonista della storia, fotografato in una Casamicciola in preda alla burrasca – un ciclone che fece in tutta Europa circa 140 vittime e danni per oltre 11 miliardi di dollari.

“Pure sull’isola i danni furono ingenti, con decine di barche da diporto affondate, alberi abbattuti, allagamenti in diverse zone e tonnellate di sabbia riversate su case e strade costiere. – ricordano dalla Medamar – Il porto di Casamicciola fu colpito duramente dal vento di ponente e dal mare in burrasca, tanto forte da rompere gli ormeggi della nostra Antonio Amabile, che finì incagliata sulla scogliera interna del molo di sottoflutto. La nave sembrava persa, in balìa del mare e del vento. Il suo comandante, il compianto Antonio Matarese capitano conosciuto per il suo talento ed il coraggio, riuscì a salirvi a bordo ed insieme ad altri 4 marinai a metterla in salvo (con una manovra epica) nel porto di Ischia. Vent’anni dopo, ricordiamo con nostalgia quell’uomo di mare che ha scritto tante pagine avventurose della nostra storia e senza dimenticare che bisogna avere rispetto e conoscenza delle forze della natura, con le quali ci confrontiamo ogni giorno per fare il nostro lavoro”.

C’è però chi – come Luigi Castaldi – ha una visione degli eventi differente e sottolinea l’esigenza di dissentire sulla storia pubblicata dall’account ufficiale della Medmar. E la testimonianza, a detta del narratore della versione alternativa, è stata cancellata dai commenti del social della Medmar. “A vent’anni da quella terribile data i ricordi si affievoliscono e spuntano tante imprecisioni come quelle pubblicate dalla pagina Fb Medmar Navi spa per ricordare l’eccezionale evento che vide protagonista la M/N Antonio Amabile – premette Castaldi, direttore di Macchine fin dal 1992

“Senza nulla togliere alle grandi doti del Com Matarese, devo dire che ci salvammo quel giorno perché ci fu la errata interpretazione di una domanda intesa come un ordine. Il Sig. Guido Lombardi, maggiore azionista della Pozzuoli Ferries, chiese al Com Matarese: “Oggi Non partite?” che fu interpretata come un ordine. Vi lascio immaginare le conseguenze di un’eventuale partenza. La corsa era quella delle 12.30 per Pozzuoli. L’equipaggio fu lasciato libero e restammo a bordo, per svolgere alcuni lavori di manutenzione, il marinaio Raffaele Zabatta, il motorista Giori Graziuccio, il barista Franco ed io. Verso le 15:00 la tempesta incalzò e cominciarono a rompersi gli ormeggi. A nulla valsero i tentativi di ripristinarli eseguiti dall’esiguo numero di persone a bordo e quindi tentammo di mantenerci sui motori nell’attesa che ci raggiungesse il resto dell’equipaggio che nonostante i loro i tentativi di attraversare la banchina non vi riuscirono a causa dei marosi che catapultavano grossi massi sulla stessa banchina dalla scogliera retrostante. La furia dei marosi intanto cresceva e scarrozzammo sul molo di levante. Qui riuscirono a salire il Comandante e il resto dell’equipaggio e dopo mille peripezie riuscimmo ad uscire dal porto di Casamicciola diventato un inferno e rifugiarci dietro il castello aragonese. Passato lo Tsunami, ormeggiammo nel porto di Ischia.

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A questo racconto, carico di nostalgia, senso del dovere e notevole pathos, Castaldi aggiunge che c’è stata un’altra imprecisione meritevole di essere corretta: “La nave non si incagliò, il fondale sabbioso fermò l’abbrivio e mitigò l’impatto sulle barche ormeggiate al molo di levante”. Il racconto dell’ex direttore di macchine si conclude con un saluto anche agli ormeggiatori che nell’occasione si prestarono con audacia.

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