CRONACA

Alcuni batteri possono compromettete la fertilità maschile

Tra le cause dell’infertilità maschile potrebbero esserci anche alterazioni del microbiota. La presenza in eccesso di alcuni batteri nel liquido seminale, infatti, può alterare la concentrazione degli spermatozoi e favorire un micro-ambiente infiammatorio. Condizioni, queste, capaci di compromettere la capacità riproduttiva. È quanto suggeriscono due studi condotti, rispettivamente, da ricercatori dell’Università di Napoli “Federico II” e dell’Università di Padova. Le ricerche, pubblicate sulla rivista Frontiers in Endocrinology e Cells, sono tra gli argomenti al centro del congresso Natura, Ambiente, Uomo della Società Italiana di Andrologia, che si apre oggi nelle Langhe, a Serralunga d’Alba. “Un tempo si riteneva che il liquido seminale fosse naturalmente privo di batteri; qualsiasi microbo trovato tra gli spermatozoi era considerato un segno di infezione. Ma le ricerche più recenti stanno dimostrando che lo sperma ha una propria comunità microbica”, osserva il presidente della Società Italiana di Andrologia Alessandro Palmieri, dell’Università Federico II di Napoli. “Tali batteri, se in equilibrio, lavorano per il nostro benessere, ma – aggiunge – se in eccesso potrebbero avere un potenziale ruolo nell’infertilità”.
Questa ipotesi sembra confermata dai due studi, che, complessivamente, hanno preso in considerazione oltre 60 ricerche condotte sull’argomento e hanno scoperto che l’aumento di alcuni ceppi dei batteri Prevotella e Pseudomonas e l’incremento del batterio Lactobacillus iners, sono legati a una riduzione della concentrazione spermatica nel liquido seminale che, in queste circostanze, può arrivare al di sotto la soglia minima necessaria per la fertilità maschile. “Lo studio del microbiota del liquido seminale rappresenta ancora un aspetto trascurato della diagnostica dedicata all’analisi dell’infertilità maschile. Ha però grandi potenzialità nel migliorare la comprensione delle forme cosiddette idiopatiche o senza causa, aggiunge Palmieri. “Queste conoscenze potrebbero aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per correggere le alterazioni dei parametri spermatici e migliorare la fertilità maschile”, conclude il presidente Sia.

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