Alla Biblioteca Antoniana il centro studi isola d’Ischia fa conoscere la bella figura di Don Florindo Matarese sacerdote, poeta e musico
Don Florindo Matarese fu anche prezioso collaboratore della “Vedetta del Golfo” il giornale d’epoca di Mons. Onofrio Buonocore che del sacerdote fontanese ha esprimeva lusinghieri giudizi. Il sacerdote poeta di Fontana è stato già ricordata nel paese natio nell’ottobre del 2018
Il giovedi del 25 ottobre 2018 presso la Parrocchia di S. Maria della Mercede La Sacra in Fontana si cocludevano le Cerimonie per il Centenario della morte del foriano Mons. Giovanni Regine e in quiella occasione speciale fu ricordato anche Don Florindo Matarese, eminente figura di sacerdote e poeta di Fontana, che fu legato da stima ed amicizia al Prelato di Forio, il quale, ancora Canonico, non faceva mai mancare la sua visita a Fontana.Florindo Matarese di cui ci occupiamo ampiamente in questo servizio, nacque a Fontana da Agostino e Maddalena Trofa il 16 febbraio 1867. Appartenne a una famiglia numerosa -dieci figli, cosa piuttosto normale per quei tempi- ma non povera, anzi abbastanza agiata, se, quando egli nacque, il fratello primogenito Giovanni Maria (1855-1915), che poi divenne sacerdote, studiava già in Seminario.
Entrato a sua volta in Seminario, Florindo o, più precisamente Florido ( Floridus, in latino, ci attesta il registro parrocchiale, cui corrisponde quello dell’anagrafe comunale, in cui si legge Florido) seguì il regolare corso di studi, percorrendo le varie tappe della formazione sacerdotale. Ricevette il Diaconato 20-12-1890 da Mons. Giuseppe Candido, Vescovo di Ischia; e infine il Presbiterato il 23-5- 1891 ancora da Mons. Candido. Così, a ventiquattro anni da poco compiuti , Florindo divenne sacerdote. Dopo l’ordinazione sacerdotale dovette prestare la sua opera di docente nel Seminario Vescovile d’Ischia, dove – sicuramente nel 1900 ma,come in seguito vedremo, già da prima – svolgeva la mansione di Direttore di canto: ce lo attesta una “Grammatica di canto gregoriano del prof. Sacerdote Florindo Matarese” ( Napoli, Raffaele Izzo, 1900) che l’Autore definisce “primo frutto dei miei sudori” e che era destinata, evidentemente, innanzitutto ai suoi allievi seminaristi, poi anche agli organisti, ai cori e ai cantori delle parrocchie, forse non solo isolane.Onofrio Buonocore, che ammirava molto Don Florindo, lo ricorda in varie circostanze: per esempio, scrive che il sacerdote-poeta-musico l’otto settembre 1920 era presente all’incoronazione della statua della Madonna delle Mercede a Fontana e partecipò, in qualità di prete assistente, al pontificale solenne celebrato da Mons. Giovanni Scotti, Arcivescovo di Rossano Calabro. Ancora Buonocore dà la notizia che don Florindo è diventato Canonico. La Bolla di nomina a Canonico della Chiesa Collegiata dello Spirito Santo di Ischia reca la data del 27 dicembre 1930. Ma sentiamo don Onofrio: ”Il giorno 27 del perduto dicembre, nella Chiesa Collegiata dello Spirito Santo d’Ischia, il gentile trovatore don Florindo venne investito del possesso canonicale…”.
Una terza circostanza in cui corre sotto la penna di Buonocore il nome di don Florindo è rappresentata dal passo de “I miei ricordi” in cui, a pag. 19, il fondatore della Biblioteca Antoniana stila un elenco dei docenti con i quali egli ha lavorato gomito a gomito in perfetta armonia spirituale: “D. Giovanni Mazzella, D. Domenico Caruso, D. Giovanni e D. Ciro Scotti, D. Leonardo Piro, D. Florindo Matarese, il menestrello della compagnia, il quale raffinava il gusto con la parola che dava al pianoforte, D. Francesco Genovino …”. I docenti elencati sono più di venti, tutti indicati con il solo nome e cognome, con la sola eccezione di don Florindo, che gode dell’appena citata nota appositiva, ancora una volta encomiastica. Né va taciuto il fatto che Don Onofrio lo volle tra i collaboratori del quindicinale isolano “La Vedetta del Golfo” di ispirazione cattolica, sorto sull’isola alla fine del 1907 proprio per opera di Buonocore che ne fu direttore , e vissuto fino al 1915, anno dell’entrata in guerra dell’Italia. Tutto questo per dire quale stima alimentasse il fondatore della Biblioteca Antoniana per il sacerdote fontanese. Il poeta – Il nostro Canonico affidò efficacemente alla poesia, in idioma fontanese, momenti, scene, situazioni di vita paesana che si propongono alla nostra attenzione in modo vivido e seducente e, in alcuni componimenti, raggiungono punte di conclamata eccellenza. Vedono così la luce in pochi anni alcuni libretti di versi, vere e proprie plaquettes, che contengono un numero piuttosto esiguo di componimenti. Eccone i titoli (almeno di quelli che io ho trovati): Suniette ’a Funtanese, Tipografia Melfi e Joele,Napoli, 1904 – Suniette ’a Funtanese, II, Tipografia Melfi & Joele, Napoli, 1905 Storia di un Emigrante – Suniette ’a Funtanese, III, Tipografia Melfi & Joele, Napoli, 1905Jesus – Sestine in dialetto Fontanese (1°), IV, Tipografia Melfi & Joele, Napoli, 1906Carcanne (Pigiando l’uva) – Suniette ’a Funtanese, V, Tipografia Melfi & Joele, Napoli, 1906.
Curioso è certamente il fatto che le cinque pubblicazioni siano concentrate in soli tre anni. Purtroppo, allo stato attuale, non so se Florindo Matarese abbia pubblicate altre sillogi poetiche, oltre a queste. Presumo di sì; anzi ne sono quasi certo. Ma, nonostante io abbia profuso molto impegno nella ricerca e abbia contattate parecchie persone, devo accontentarmi, per ora, di questo risultato; che tuttavia non mi pare insufficiente per conoscere adeguatamente questo poeta in talare, appassionato cantore del suo paese e della variegata realtà che lo anima e lo connota. Oltre alla già citata “Grammatica di canto gregoriano”, scrisse anche poesie – probabilmente poche – in italiano. Ho avuto occasione di leggerne qualcuna su fogli sparsi: netta la sensazione che sotto il profilo della qualità siano inferiori a quelle in dialetto. Il politico – In ogni modo, nei registri delle deliberazioni del Consiglio comunale di Serrara Fontana, il nome del consigliere Florindo Matarese compare per la prima volta nella delibera n. 18 del 19 luglio 1905, recante a oggetto “Elezioni del Sindaco”; che di fatto fu eletto nella persona del Cav. Pasquale Iacono. Nella successiva delibera – n. 19, in pari data- compaiono i nomi degli assessori titolari: Rev. Giuseppe Iacono, Benedetto Migliaccio futuro sindaco di Barano, dedicatario di Suniette ’a Funtanese, III, e mentore politico del nostro Florindo, in quanto – sempre secondo l’anonimo- ne favorì il successo elettorale); e supplenti: Salvatore Iacono fu Giuseppe e Ciro Trofa.
Fatto sta che Florindo nel 1912 figura ancora tra i consiglieri comunali e ciò significa che, dopo il primo mandato, era stato rieletto. Dopo questa data si perdono le sue tracce sia perché nell’archivio del Comune di Serrara Fontana manca (o è stato messo fuori posto) il registro delle deliberazioni di Consiglio successive al 1912, sia perché ci viene meno ogni altra fonte relativamente a questo periodo di vacanza . Notizia certa è che nel 1920, in occasione dell’incoronazione della Madonna della Mercede, egli era a Fontana, non sappiamo se temporaneamente o come residente. In tal senso fa certamente riflettere il fatto che il suo protettore politico Benedettino Migliaccio, seguendo le orme del padre Angelo, dal 1909 era diventato sindaco del Comune di Barano, e che dal 1914, con tutta la sua famiglia, abbandonò definitivamente l’isola in seguito a minacce ed attentati, trasferendosi a Vico Equense, dove la famiglia materna dei De Sinno possedeva beni cospicui.A Procida –Il primo indizio della presenza di Don Florindo a Procida è costituito da una nota, firmata del Vicario foraneo Pier Paolo Manzo ma stilata materialmente dal Nostro, del quale ho riconosciuto l’agile ed nitido corsivo: essa è datata 25 febbraio 1916 e attesta che il Sac. Don Florindo Matarese, nei mesi di gennaio e febbraio, “ha assistito alla predica mensile del Gesuita “ (del quale non è specificato il nome) “ed è intervenuto alle quattro conferenze Morali – tenute dal principio dell’anno fin oggi- prendendo parte anche alla discussione”.Se in questa data, e cioè il 25 febbraio 1916, il sacerdote avesse residenza fissa o solo temporanea a Procida non sappiamo. Certo è però che nel 1930, che è poi l’anno della sua elezione a Canonico, Florindo Matarese risiedeva stabilmente a Procida, come risulta dal foglio di famiglia di Antonio Michele Schiano di Pepe fu Crescenzo, marito di Maria Libera Scotto di Marco, figlia di Michele e di Restituta Matarese (sorella di Florindo).
Dunque don Florindo in quel periodo viveva in casa della nipote Maria Libera ( e prima – presumibilmente- in casa della sorella Restituta). E doveva anche essere molto rispettato, visto che il primogenito di sua nipote portava il nome di Florindo. Nulla sappiamo dei motivi che indussero il sacerdote a compiere questa scelta, dal momento che disponeva di una sua piccola ma graziosa abitazione ( della quale ho già fatto cenno), ornata da alcuni archi a ogiva, posta al centro di Fontana, alle spalle della chiesetta di Sant’Antonio da lui amata e celebrata: anzi, per la precisione, proprio al di sopra dell’attuale bar La Baita. È pensabile che il sacerdote, con l’avanzare degli anni, abbia preferito trasferirsi nell’isola di Graziella per essere vicino a parenti che l’avrebbero potuto aiutare in caso di necessità. Forse questa “migrazione” del nostro sacerdote va solo ad aggiungersi a quella di altri suoi parenti che, secondo voci da me raccolte a Fontana, gradualmente andarono a stabilirsi a Procida e, soprattutto, a Monte di Procida, luoghi dove i Matarese possedevano estese proprietà e da cui sembra che fossero anticamente venuti. Don Florindo muore il 31 agosto 1938 a Ischia, dove – riferisce don Camillo d’Ambra, che all’epoca era un giovane seminarista – egli si era recato per partecipare alle cerimonie liturgiche in occasione della festività di San Giovan Giuseppe della Croce. Il suo corpo fu esposto, per l’estremo saluto, al piano terra del palazzo del Seminario, nella sala delle udienze, e le esequie furono tenute nella Chiesa dello Spirito Santo.
Collaborazione del Prof. Pasquale Balestriere
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