CULTURA & SOCIETA'

Allarme a Ischia Ponte: la secolare Torre Campanaria della Cattedrale a rischio crollo. L’ex Sindaco Giovanni Sorrentino invia una nota di denuncia alla Curia Vescovile coinvolgendo anche l’amministrazione comunale

PRIMA VERA ROGNA PER IL NUOVO VESCOVO DI ISCHIA MONS. GENNARO PASCARELLA- Dal palazzo della Curia di via Seminario filtrano notizie secondo cui la Curia stessa si stia muovendo programmando lavori di ritinteggiatura e consolidamento della Torre. Ma si apprende pure che per tali interventi saranno realizzati non in tempi brevi per via di necessari adempimenti burocratici purtroppo inevitabili. Come a dire: il medico studia ed il malato se ne muore. Speriamo non sia così

La secolare Torre campanaria della Cattedrale del centro storico di Ischia Ponte dimostra, cosi come si lascia ammirare, specialmente da mare, di non aver più la forza strutturale di reggere il peso degli anni, che dico, di secoli, tanto è il suo stato di indebolimento generale di pareti, merletti, pennacchio, volte, archi e soppalchi per arrivare al piano delle campane, oggi fortemente a rischio crollo. Alla debolezza della struttura portante si aggiunge la fatiscenza dell’intonaco all’ultimo stadio e la tintatura a tratti smorsata con chiazze di degrado su quel colore mediterraneo classico giallo paglino che tale non è più per la corrione del tempo e delle forze naturali (pioggia e vento) che la flagellano.

Insomma, siamo alla frutta per dirla alla spicciolata, ed i custodi eterni del suo aspetto estetico ed architettonico nel contesto paesaggistico del luogo, ossia gli abitanti di Ischia Ponte e non solo, coscienti del cattivo stato di salute del monumentale storico edificio dei monaci agostiniani, sono preoccupati ed allarmati che possa accadere il peggio. In parole più dirette, si teme il crollo della Torre bella ed imponente nel suo ruolo antico. Giovanni Sorrentino già sindaco di Ischia ed ex assessore alla edilizia pubblica del Comune di Ischia ed attuale consigliere del gruppo di maggioranza in seno al Consiglio Comunale, essendo anch’egli come il sottoscritto custode fin dalla propria infanzia della Torre Campanaria per essere stata parte emblematica del nostro tempo, ha inviato una nota alla Curia vescovile di Ischia in cui segnala e denuncia l’evidente disfacimento del vecchio intonaco e lesioni su tutta la struttura con possibilità che venga giù tutto quanto, se non si interviene immediatamente sull’intero manufatto con lavori di totale bonifica di un patrimonio architettonico di inestimabile valore storico e culturale che qualifica da sempre la striscia marina antica del litorale del vecchio Borgo di Celsa. Giovanni Sorrentino al riguardo ha coinvolto nella denuncia che è la denuncia anche del popolo del Centro Storico, pure l’ Amministrazione Comunale e con essa in primis il Sindaco del paese Enzo Ferrandino indicando senza mezzi termini, la gravità della situazione. Per la cronaca, dal palazzo della Curia di via Seminario filtrano notizie secondo cui la Curia stessa si stia muovendo programmando lavori di riattintatura e consolidamneto della Torre.

Ma si apprende pure che per tali interventi saranno realizzati non in tempi brevi per via di necessari adempimenti burocratici purtroppo inevitabili. Come a dire: il medico studia ed il malato se ne muore. Speriamo non sia così La Torre Campanaria del complesso conventuale ed ecclesiale dei padri agostiniani ha una storia antica e moderna legata a due epoche ricche diverse di episodi con vari protagonisti che a modo loro hanno scritto la storia personale e del campanile del loro tempo. La storia moderna parte per non andare troppo lontano col tempo dal 1946, da quando in Cattedrale arrivò da Piedimonte un giovane sacerdote, don Vincenzo Cenatiempo, che l’allora Vescovo della Diocesi di Ischia Ernesto De Laurentiis nomino parrocco-curato della chiesa madre di Ischia Ponte succdendo a Don Crescenzo Di Meglio. Cattedrale e Campanile rinacquero a nuova vita e furono al centro, ciaascuno nel proprio ruolo, di una intensa attività di parrocchia a cui prendeva parte l’intera popolazone del vecchio Borgo. Ragazzi e ragazze aderenti ai due circoli di azione cattolica maschile e femminile istituii in loco, genitori e nonni tutti insieme a seguire le messe domenicali del nuovo giovane parroco che soleva richiamare il suo amato gregge con l’affascinante suolo delle campane , le storiche campane della Torre campanaria degli agostiniani. Nell’ottobre del 1952 si rese necessario sostituire una delle campane, la più piccola, che poi era lo stesso abbastanza grande, tanto che per noi ragazzi, compreso il coetaneo nostro amico Giovanni Sorrentino, si faceva fatica a suonarla insieme all’altra campana più grande come desiderava il sagrestano Giuseppe ‘a Mulignana che ci reclutava ogni domenica ed in occasione di processioni e funerali nel paese per improvvisarci campanari in erba alla bisogna a pagamento naturalmente, giusto i soldi per andare al cinema vicino. La campana piccola da cambiare che subì una lesione alla materia bronzea, fu mandata a Napoli in fonderia per essere “rifatta” per poi tornare al suo posto come nuova. Quando fu riportata in Cattedrale col suo rinnovato aspetto si pensò di trasportarla in processione con tutti i fedeli al seguito nella piazza centrale del Borgo, la vecchia e storica Piazza Luigi Mazzella ove fu solennemente benedetta, ed affidata dopo alle cure di un particolare personaggio che trascorreva tute le ore del giorno nella Torre Campanaria a leggere vecchi giornali e dipingere quello che la sua fantasia gli suggeriva. Il personaggio si chiamava Francesco Abano detto i professore di Lisetta, un pò fuori di testa , ma anche apprezzato autore degli storici affreschi di soggetti religiosi sulle volte e sulle pareti delle navate delle chiese di Sant’Antuono in collina e Sant’Antonio alla Mandra. La storia antica parte invece dalle origini con i primi dati strutturali. Torre Campanaria – lungomare aragonese – prima metà del XV° sec. -Destinazione originaria: torre di difesa. Destinazione attuale: campanile. Copertura: cupola con lanterna. Volte o solai: volta a padiglione. Scale: a chiocciola. Tecniche murarie: pomici e pietra lavica intonacati con malta. Pavimenti: battuto. Decorazioni esterne: tori di suddivisione in pietra lavica, mensole. La torre fu eretta per concessione di Alfonso D’Aragona nel 1433 a difesa del borgo e restaurata dopo il 1492. Fu trasformata in campanile agli inizi del XVI° sec. La Torre è a base quadrata e sorge accanto la parete orientale del presbiterio della Cattedrale. Tutt’ora mostra nei tratti architettonici l’antico ruolo di costruzione di difesa: la base a scarpata, i cordoli di pietra lavica posti all’innesto di ognuno dei tre piani e le feritoie.

Quest’ultime assieme agli archetti pensili sono disposti lungo la parte terminale della copertura su cui poggia la cupoletta con lanternino già visibili nell’affresco dei primi del ‘500 dipinto nella torre di Sant’Anna poi conosciuta col nome di Torre di Michelangelo. Le origini della Cattedrasle attacata. Una primitiva chiesa, dedicata a Santa Maria della Scala, venne edificata nel 1388 da Pietro Cossa, fratello dell’antipapa Giovanni XXIII, in onore del defunto padre Giovanni, governatore di Ischia e Procida: venne inoltre realizzato anche un convento destinato ai padri agostiniani, ai quali fu affidata la gestione della struttura. Gli stessi monaci ricostruirono la chiesa, dopo essere stata quasi interamente distrutta, tra il 1751 ed il 1752[; nel 1809 inoltre diventa cattedrale della diocesi di Ischia, assumendo tra l’altro la denominazione di Santa Maria Assunta: infatti quella vecchia, situata all’interno del Castello Aragone, fu distrutta durante il conflitto tra francesi ed inglesi, bombardata da questi ultimi, che si erano posizionati nei pressi della collina di Soronzano; dalla vecchia cattedrale furono trasportate le numerose opere d’arte che si erano salvate[2]. Nello stesso anno, Gioacchino Murat, soppresse tutti gli ordini monastici e gli agostiniani furono costretti a lasciare l’isola: fecero ritorno ad Ischia poco tempo dopo con il ripristino della dinastia borbonica[2]. Negli anni, la chiesa, è stata soggetta a lavori di restauro, in particolare quella del 1912 quando fu rifatta la pavimentazione.. L’accesso alla chiesa, protetta da un cancello in ferro battuto, è dato da alcuni gradini in marmo, posti nei pressi dei tre ingressi; la facciata, in stile barocco, così come del resto tutto il resto del complesso, è divisa in due da una trabeazione: la parte inferiore, decorata con lesene a stucco, presenta tre portali d’ingresso, uno centrale di maggiori dimensioni, sormontato da un mosaico raffigurante la Madonna, e due laterali più piccoli, mentre la parte superioe reca al centro un finestrone e decorazioni in stucco, per terminare poi con una croce in ferro. Internamente la chiesa è pavimentata in marmo, dono di monsignor Mario Palladino, e divisa in tre navate], di cui una centrale, di maggiori dimensioni, separata dal transetto da un arco trionfale nel quale campeggia un altorilievo in stucco raffigurante una donna, che secondo la tradizione rappresenterebbe la moglie di Pietro Cossa, e due laterali, più piccole, ognuna delle quali ospitanti tre cappelle; sul fondo della chiesa, sostenuta da due colonne, è la cantoria con organo, mentre il soffitto è semplicemente decorato in stucco bianco e oro, con raffigurazioni di angeli e putti.

Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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