CRONACAPRIMO PIANO

Allarme a Napoli, clochard ischitano rischia la vita

Da oltre un mese l’uomo, 50enne, dorme sui marciapiedi nella galleria laziale tra Fuorigrotta e Piazza Sannazzaro. Più volte allertati 118 e servizi sociali, ma la situazione è più complessa del previsto

Una situazione penosa oltre che pericolosa, quella di un senzatetto che da più di un mese vive a Napoli su un marciapiede, vicino al tunnel laziale tra Fuorigrotta e Piazza Sannazaro. L’uomo a quanto si apprende sarebbe originario di Ischia, e per sopravvivere avrebbe creato una sorta di “favela” lungo il marciapiede, circostanza che mette il clochard in costante pericolo di vita visto il traffico che a poca distanza transita sulla strada. Eppure gli abitanti della zona hanno continuamente segnalato la situazione alle istituzioni preposte. Finora tuttavia nessuno ha saputo o potuto risolvere la situazione o quantomeno trovare una soluzione più dignitosa per l’uomo, apparentemente di mezza età. I servizi sociali hanno comunque eseguito una serie di interventi per tentare di aiutare il senzatetto, ma la situazione rimane tuttora grave. A delineare la drammatica situazione è stata l’assessore Boccardi, della Decima Municipalità, la quale ha spiegato che l’uomo è ben noto alle autorità e che fino all’estate scorso trascorreva le notti a Riviera di Chiaia, nelle vicinanze della villa comunale. Il suo recente spostamento nella zona flegrea complica, se possibile, le cose, in quanto la municipalità non ha strutture pubbliche per accoglierlo. Situazione aggravatati quando ha chiuso i battenti il convitto delle monachelle, circostanza che ha lasciato diversi senzatetto del tutto sprovvisti di assistenza e che si sono dispersi nella zona della municipalità.

Il soggetto in questione dovrebbe essere lo stesso già assurto agli onori della cronaca diversi mesi fa, che fu anche al centro di un’inchiesta da parte di una televisione locale, le cui immagini trasmesse consentirono a diversi cittadini isolani di riconoscere l’uomo. Per i senzatetto, l’emergenza sanitaria ha aggravato le condizioni già durissime di sopravvivenza. La trasformazione dell’ospedale San Giovanni Bosco in covid-center ha praticamente annullato le attività del presidio per la salute mentale. In tal modo l’intero sistema è in sofferenza e non sono più disponibili strutture adeguate. E spesso si è in presenza di soggetti che fanno resistenza a chi tenta di aiutarli: un problema in più non trascurabile, per situazioni già difficili.

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