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Condono e decreto, quando i sindaci scendono nell’arena

ISCHIA. Arrivato finalmente davanti al Presidente della Repubblica per la fatidica firma, il cosiddetto Decreto-Ischia è stato oggetto di continue dispute nelle ultime settimane. Uno dei punti particolarmente dibattuti, inutile dirlo, è stato quello relativo alla previsione della legge sul terzo condono edilizio, la 326 del 2003, così come è pleonastico ricordare tutte le problematiche collegate a una normativa la cui applicabilità è tuttora esclusa sul territorio campano. Il sisma del 2017 ha comunque impresso un’accelerazione che, volenti o nolenti, costringe a guardare in faccia la questione dell’esame delle migliaia di istanze di condono. Il decreto, dopo la lunghissima serie di rimpalli e riscritture che ha caratterizzato gli ultimi mesi, ha previsto che le “disposizioni urgenti” si applichino, per quanto riguarda la legge 326/2003, solo a quegli immobili danneggiati dal sisma. Una previsione che, neanche troppo velatamente, ha sollevato malumori nei Comuni risparmiati dal terremoto, dove si è paventata un’inammissibile disparità di trattamento con gli edifici gravati da analoga istanza ma che non avevano riportato danni. Un frangente che sembra aver rotto il fronte dell’armonia tra le amministrazioni isolane a causa di quella che non è certo l’unica criticità acuita dal sisma, ma che da sempre risulta essere un tasto dolente per l’intero tessuto sociale locale. Abbiamo quindi ascoltato alcuni dei primi cittadini per illustrare gli opposti punti di vista su un tema che contribuirà a rendere ancora più “caldo” l’autunno appena iniziato.

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