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Insieme in Movimento: «Vendere il porto per evitare il dissesto? Un’offesa all’intelligenza»

Di Guglielmo Taliercio
PROCIDA – Non sappiamo quanto sarà importante, in vista delle elezioni amministrative del 2010, quello che si è consumato lunedì 13 agosto nel corso del Consiglio Comunale, certamente si può affermare che molte cose nella politica procidana non saranno più come prima.
In effetti, i tre consiglieri comunaliBarty Scotto di Perta, Giovanni Scotto di Carlo e Carlo Massa, che nelle scorse settimane avevano dato vita al gruppo “Insieme In Movimento”, dopo il distacco da “La Procida che Vorrei”, all’atto della votazione su di alcuni provvedimenti hanno seguito una direzione completamente opposta a quella della maggioranza.
Per quest’ultima, guidata dal Sindaco Ambrosino: “In Consiglio Comunale si sono approvate alcune variazioni al bilancio di previsione anno 2018, che prevedono la vendita della quota di Marina di Procida (come disposto da una legge dello Stato) e un aumento della tassa di sbarco per i non residenti dal 1 gennaio 2019. Tali variazioni saranno operative solo se non si troveranno misure alternative entro fine anno.
Questa decisione si è resa necessaria vista la diffida del Revisore e del Ragioniere a riequilibrare il bilancio per oltre 1 milione di euro. L’opposizione insieme al neo gruppo consiliare hanno votato contro, senza però indicare alcuna soluzione alternativa per recuperare tale debito. Ciò significa una sola cosa: voler mandare in dissesto il Comune di Procida a prescindere, con pesanti conseguenze per i cittadini. Come amministratori crediamo fermamente che i cittadini vadano tutelati in ogni modo, mentre altri preferiscono il dissesto”.
Parere diametralmente opposto quello espresso dai rappresentanti di “Insieme in Movimento” per i quali: “Il Consiglio Comunale di Procida – si legge in una nota – in nome della responsabilità di scongiurare il dissesto, completava con l’ultimo atto deliberativo un operazione scellerata avviata sin dal 2003, riconosciuta tale dallo stesso Sindaco Ambrosino.Riteniamo come gruppo che la questione del porto turistico sia stata trattata in maniera troppo superficiale e poco incisiva, ci chiediamo infatti come sia stato possibile perdere in maniera quasi imbarazzante il 24% delle quote societarie del Marina di Procida, fidandosi della parola di un soggetto che già si era dimostrato in più occasioni, di scarsa affidabilità, senza predisporre nessun atto formale tra Comune e Socio privato che potesse garantire e tutelare la comunità procidana?
Va ricordato che secondo la deliberazione consiliare di lunedì 13 agosto, la vendita della partecipazione del 25% dovrebbe portare nelle casse comunali circa tre milioni di euro.Pertanto, ci chiediamo, quale amministratore responsabile non avrebbe fatto salti mortali per investire circa 170.000,00 necessari al recupero del restante 24% del pacchetto azionario, che subito dopo si sarebbero trasformati in 2.800.000 (duemilioniottocentomilaeuro)?
Far passare la vendita del porto come un sacrificio per scongiurare il dissesto finanziario, è un’offesa all’intelligenza umana, tante’ che la vendita delle quote del Marina di Procida non erano previste nel nuovo piano di riequilibrio finanziario predisposto da questa amministrazione.
Per onore della verità va detto che la massa debitoria gravante sul Comune di Procida è di circa 24.000.000 euro ai quali pur sottraendo i 3.000.000,00 di euro ricavati dalla cessione totale del porto, fanno rimanere sul groppone 21.000.000,0. E palese che nonostante continuiamo a vendere il futuro dei nostri figli la situazione economica del nostro comune resta pressoché invariata.
Riteniamo come gruppo di “Insieme in movimento” che le risorse necessarie a scongiurare il dissesto dovevano essere ricavate dalla vendita di altri beni meno strategici e produttivi attraverso l’istituzione più volte proposta di uno sportello informativo concentrato unicamente al conseguimento di tale obbiettivo, o investendo politicamente ed economicamente su assett strategici come il turismo capaci di riportare ricadute economicamente positive per il territorio procidano e di conseguenza per le casse dell’Ente, senza dimenticare che da più di un anno il rilascio delle pratiche di condono ha subito una battuta d’arresto comportando mancati introiti di vitale importanza per gli equilibri di bilancio.
Riteniamo – conclude la nota – che le azioni messe in campo, producano semplicemente il rinvio di un dissesto inevitabile, scaricandolo sulle future gestioni amministrative. Tali scelte risultano essere palliativi che non lasciano intravedere speranze di ripresa strutturale. In tal caso sarebbe stato forse più responsabile dichiarare dissesto sin da principio.
Respingiamo dunque al mittente le accuse di irresponsabilità, consapevoli di aver profuso sino ad oggi il massimo impegno con enormi sacrifici, lavorando con lealtà e coerenza a servizio delle idee e dei propositi condivisi con i cittadini che oggi vediamo con rammarico e delusione completamente disattesi.Continueremo a dare voce e forza a quei cittadini che avevano riposto speranze di cambiamento in un progetto innovativo che oggi ci sembra essere sostanzialmente naufragato

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