Amarcord Del Deo: «c’era una volta la politica»
Nel giorno in cui Ischia e Barano vanno alle urne, il sindaco di Forio (e decano della politica isolana) ricorda le infuocate campagne elettorali del passato facendo un salto all’indietro nel tempo. Poi volge lo sguardo anche sui Comuni dove si vota e, naturalmente, sulla sua Forio
Si va al voto in due Comuni isolani e della campagna elettorale abbiamo già detto tanto, forse anche troppo. Allora ti chiedo, che nostalgia hai di quelle elezioni di una volta dove confronto, incontri con cittadini e avversari trasmettevano una straordinaria adrenalina? Oggi tutto pare essere cambiato, e non crediamo in meglio…
«La nostalgia è sicuramente legata a quella che era la partecipazione del cittadino alla politica, che tra l’altro alla fine si concretizzava anche in una altissima percentuale di votanti che si recava alle urne. Oggi quei numeri sono lontani anni luce, la politica ha avuto la colpa di allontanare la gente e non si può nascondere che questo sia avvenuto con la seconda Repubblica. Si è creato pian piano un disinteresse sempre più marcato da parte del cittadino: si è persa la vera essenza della politica che è socialità, partecipazione alla vita quotidiana, condivisione di progetti per migliorare un paese. Insomma, un sentimento che deve essere ricreato e la cosa non è affatto facile. E poi…».
«La nostalgia è legata a quella che era la partecipazione del cittadino alla politica, che si concretizzava in una altissima percentuale di votanti che si recava alle urne. Oggi quei numeri sono lontani, la politica ha avuto la colpa di allontanare la gente e non si può nascondere che questo sia avvenuto con la seconda Repubblica»
E poi?
«A un certo punto si creava anche il cosiddetto criterio dell’alternanza, dopo cinque anni andavi a rispondere del tuo operato ai cittadini. Un grosso errore, se posso dirlo, è stato quello legato all’introduzione della legge Bassanini: prima il sindaco o l’assessore si assumevano la piena responsabilità degli atti che firmavano e davano soluzioni immediate ad una serie di problematiche. Oggi in molte occasioni capita che certe risposte non sono arrivate perché i tecnici magari nicchiavano per mettere una firma. Il fascino di certe cose, un tempo, stava anche nella celerità nel mettere in atto determinate iniziative, oggi a gestire il Comune spesso sono i dirigenti».
Qual è il momento di una campagna elettorale che ti è rimasto particolarmente impresso? Che so… un comizio, un aneddoto, un episodio specifico.
«E’ difficile elencare un momento preciso, perché una volta la politica di piazza, quella di un tempo, era diversa. Ricordo con affetto tutte le campagne elettorali alle quali ho partecipato, partendo dalla prima. Avevo 13 anni e sull’isola sbarcarono personaggi del calibro di Scotti e Gava, ma ho memoria nitida anche dagli inizi degli anni ’70 fino al ’90 dove in ogni comizio c’era una carica incredibile grazie anche a piazze gremite, un po’ come i calciatori quando giocano in uno stadio con centomila spettatori. Ma in quel periodo c’era una scuola politica, partivi dalla sezione poi facevi il consigliere comunale, poi l’assessore, poi pian piano “salivi” e proseguivi il tuo percorso. Oggi il Parlamento è svuotato di ogni funzione o di molte di esse, ricorre ai referendum perché non è in grado di governare un paese. Faccio un esempio che ritengo lampante, se posso».
«Ricordo con affetto tutte le campagne elettorali alle quali ho partecipato, partendo dalla prima. Avevo 13 anni e sull’isola sbarcarono personaggi del calibro di Scotti e Gava, ma ho memoria nitida anche dagli inizi degli anni ’70 fino al ’90 dove in ogni comizio c’era una carica incredibile grazie anche a piazze gremite»
Prego.
«Oggi siamo chiamati a votare contro la Severino. Ebbene, quando questa legge fu varata, è stata votata in Parlamento ma ad abolirla però deve essere il popolo. La verità è che non c’è il coraggio di cambiare. Non si arriverà al quorum, mi pare chiaro,anche perché manca l’azione incisiva e penetrativa dei partiti».
Quattro candidati a sindaco, un esercito di aspiranti consiglieri. Come si fa a vivere tranquilli la cosiddetta “notte prima degli esami”?
«Mai come stavolta sia a Ischia che a Barano i candidati sono talmente coscienti della loro situazione che c’è poco da avere gli incubi. A Barano ci sarà una maggioranza e una opposizione e francamente sappiamo già a chi toccherà rivestire un ruolo e a chi l’altro. A Ischia qualcuno avrebbe potuto andarsene in vacanza e tornare il giorno dopo del responso delle urne, e pure questo mi pare un dato oggettivo e sul quale non c’è da discutere. Ha giocato bene le sue carte spiazzando tutti, mettendo fuori gioco un determinato schieramento».
Vabbè, magari dormiranno un po’ meno i candidati consiglieri comunali, visto che si profila una guerra all’ultimo voto.
«Con sette liste è inevitabile che ci sia una battaglia per le preferenze, fa parte dell’ordine naturale delle cose. Nell’ambito del giudizio che si dà a un’amministrazione uscente, è il caso di sottolineare che gran parte del lavoro svolto e delle opere varate vedranno come da consuetudine la loro concretizzazione nel corso del secondo mandato. I primi cinque anni, in fondo, servono soprattutto a mettere in cantiere quello che poi sarà realizzato. E in questo senso Enzo Ferrandino ha fatto decisamente tanto: insomma, vorrei dire che il voto di protesta o di rabbia spesso può rivelarsi soltanto deleterio. In fondo, se non si è creata una valida alternativa a Ischia, la colpa non la si può certo attribuire a chi ha governato il paese, mi pare chiaro. Creare una semplice azione di disturbo spesso può avere effetti più deleteri che altro».
«A Ischia e Barano i candidati sono coscienti della loro situazione, c’è poco da avere gli incubi. A Barano ci sarà una maggioranza e una opposizione e sappiamo già a chi toccherà rivestire un ruolo e a chi l’altro. A Ischia qualcuno avrebbe potuto andarsene in vacanza e tornare il giorno dopo del responso delle urne…»
Guardi dal balcone del municipio la tua Forio, con il conto alla rovescia che corre verso il 2023 osservando con attenzione cosa manca all’appello? Cosa ancora vuoi realizzare a lasciare come “eredità” al paese?
«Se volgi lo sguardo verso il mare, ti renderai sicuramente conto che stiamo svolgendo dei lavori di consolidamento della diga di sovraflutto che nei venti anni precedenti al mio insediamento non era stata oggetto di alcuna manutenzione. Questo significava mettere a repentaglio un’opera che, a volerla realizzare oggi, costerebbe non meno di 40-50 milioni di euro. Il cittadino, è evidente, non avrà percezione di questo lavoro, perché sarà realizzato sott’acqua. Però voglio sottolineare che se dovesse verificarsi una mareggiata anche di proporzioni inferiori a quella che stravolse l’isola nel dicembre 1999, la diga crollerebbe totalmente e in quel caso un cittadino suo malgrado si accorgerebbe che non è stato fatto nulla. Ma quella è davvero un’opera importante per il nostro territorio. Ma per il paese abbiamo prodotto tanto e non abbiamo ancora finito: adesso è in programma il restyling della piazza di Panza, la messa in sicurezza con criteri antisismici di ultima generazione delle scuole di Panza e Forio».
C’è il polo del divertimento e dell’intrattenimento che negli ultimi anni pare essersi spostato a Forio, generando un bel po’ di economia. Insomma, il Comune del Torrione sotto questo aspetto è tornata a rivestire un ruolo da protagonista.
«Credo che Forio sia stata abbandonata per troppo tempo e gestita dai miei predecessori in modo disastroso. Ripeterò fino alla noia che quando ci siamo insediati a bilancio c’erano 28 milioni di debiti, la Pegaso ne aveva addirittura 15, la Torre Saracena che in meno di tre anni ne aveva accumulati quasi 6. Una situazione disastrosa, da dissesto finanziario se consideriamo che si parla di numeri legati a un Comune di 18.600 abitanti. Insomma, lo dico senza presunzione: abbiamo preso il Titanic dal fondo del mare e lo abbiamo riportato in superficie e poi lo abbiamo pure restaurato. Il porto di Forio era in default e lo abbiamo rimesso in attivo e potrei continuare a lungo. Abbiamo creato economia sul territorio, il risultato è stato anche quello di alimentare l’occupazione con aziende che in alcuni casi hanno addirittura raddoppiato il personale. Non voglio dire che io sia stato più bravo rispetto ai miei colleghi e che qualcun altro lo sia stato meno, diciamo che l’isola sta uscendo anche dal torpore che per troppo tempo l’aveva caratterizzata. Ma di certo a Forio da qualche anno c’è un’economia che prima non c’era».
«Credo che Forio sia stata gestita dai miei predecessori in modo disastroso. Ripeterò fino alla noia che quando ci siamo insediati a bilancio c’erano 28 milioni di debiti, la Pegaso ne aveva 15, la Torre Saracena quasi 6. Una situazione da dissesto finanziario se consideriamo che si parla di numeri legati a un Comune di 18.600 abitanti»
Francesco Del Deo è sempre convinto che alle prossime elezioni amministrative il candidato sindaco uscirà da questa maggioranza e soprattutto che dall’altra parte della barricata gli avversari non potranno rivelarsi un problema o un ostacolo?
«Dall’altra parte della barricata non possono esserci fastidi. Partiamo da un presupposto: se confermano lo stesso candidato, vedrete che si confermerà quel trend (che sull’isola ha ampi precedenti) che vuole che chi perde la prima volta finisce con il farlo sempre. A Ischia successe anche a chi fu sconfitto per un solo voto, eppure è poi pian piano scomparso dalla scena politica. A parte questo, mi piace sottolineare una volta di più il fatto che noi abbiamo una maggioranza qualificata che ha lavorato bene per il paese mettendo in cantiere una serie di opere con un’attività che prosegue. Insomma, siamo pronti a proseguire il nostro percorso, che per Forio ha significato sviluppo e questo credo sia davanti agli occhi di tutti».