ARCHIVIOARCHIVIO 5

I giovani e il mondo del web, a lezione con Carlo Nanni

SERRARA FONTANA. Alessandro, deceduto, pochi giorni fa, dopo essere caduto dal tetto di un palazzo di Milano su cui era salito presumibilmente per scattarsi un selfie spericolato. Igor, trovato attaccato ad una corda nella propria stanza da letto, morto accidentalmente nel tentativo di sperimentare il “Blackout game”, una sfida consistente nel togliersi l’ossigeno fino a perdere i sensi e che sta spopolando sul web.  Lo stesso web da cui lo scorso anno è partito il fenomeno del Blue Wheel – letteralmente balena blu –  in cui una rete, individui definiti “curatori” adescavano giovani adolescenti spingendoli a sfidarsi in 50 prove, ultima delle quali quella di gettarsi dal palazzo più alto della propria città. Sono tante le insidie che oggigiorno si nascondono in internet e nell’uso delle nuove tecnologie e che purtroppo vedono sempre più protagonisti giovani e giovanissimi. A chi e cosa, allora, attribuire allora la causa di questi fenomeni e cosa fare per invertire questa malsana rotta? A tentare di dare una risposta a questi quesiti, Carlo Nanni, rettore magnifico della Università pontificia salesiana di Roma, in un incontro tenutosi lunedì pomeriggio, presso il centro polifunzionale di Fontana, ed incentrato proprio sul tema delle nuove dipendenze dei giovani di oggi.

Un incontro organizzato con il patrocinio del Comune di Serrara-Fontana e fortemente desiderato dal parroco di Fontana, Don Pasquale, che, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna della Mercede, ha voluto creare un momento di dibattito e di confronto sulle problematiche che riguardano maggiormente le generazioni odierne, sempre più preda di schiavitù e dipendenze, molto diverse da quelle che hanno afflitto le generazioni del passato. Tra queste proprio i nuovi media il cui uso, spesso senza cognizione di causa, è causa di spiacevoli ed incresciosi fatti di cronaca. «Oggi giorno – ha esordito Nanni – internet è da considerarsi tra le nuove dipendenze dei giovani. Credo che il problema principale sia da attribuire ad uno scarso senso di responsabilità, coscienza morale ed intellettuale nell’uso di determinate tecnologie da parte degli adolescenti.  Prediamo ad esempio whatsapp o facebook: tutti si sentono liberi di dire quello che vogliono, arrivando anche a comportamenti estremi, non essendoci un contatto reale con il mondo esterno, ma solo virtuale. E’ una sorta di circolo chiuso. Il secondo problema è che assistiamo sempre più ad un gap generazionale, in cui gli adulti sanno ben poco o nulla delle tendenza che vengono lanciate sul web o di quello che accade, mentre i giovani di oggi, sarà perché  sono  nati e cresciuti in un mondo 3.0, sono a conoscenza di ogni cosa che gira sul web».

Tuttavia, secondo Nanni, non sarebbe solo l’errato modo di approcciarsi al web a determinare   fenomeni che potremmo definire devianti e malsani. «Ho tentato – ha proseguito il magnifico rettore – di darmi delle spiegazioni a riguardo e credo che tutto derivi da un nuovo modo di percepire il mondo, accentuato anche dall’uso del digitale. Quest’ ultimo, infatti, ci fa percepire, vedere, sentire le cose in modo differente. Il “vedere” di un video game, ad esempio, è diverso dal “vedere” di un giornale.  SI privilegia l’immagine rispetto alla lettura, il vedere e il sentire rispetto all’ascolto e al capire. Se in passato eravamo in un certo senso consapevoli che la realtà era quella e non si poteva cambiare, ma al massimo si potevano comprendere le origini di certe cose, nella società di oggi c’è l’idea che il mondo possa essere sempre simulato, modificabile.  Il ragazzo che partecipa ad uno gioco estremo lo sta simulando e per tale motivo crede di poter partecipare a determinare sfide senza avere conseguenze. La logica del digitale, inoltre, una logica binaria, del si e del no, non esistono vie di mezzo. Una logica semplice ma ferrea, in cui tra l’altro anche la visione dell’uomo viene fortemente celebrizzata.  E’chiaro quindi che tutto questo ha determinato nuovi modi di comunicare e di stare insieme, in cui alla base non c’è abbastanza riflessione o senso di responsabilità».

Nonostante questi fattori controproducenti l’uso delle nuove tecnologie non sarebbe, però, del tutto da demonizzare. Secondo Nanni, infatti, i nuovi media hanno aperto ad un nuovo mondo, in cui siamo di fronte ad una forma di democrazia diretta, ed in cui è possibile scambiarsi esperienze ed opinioni in tempo reale e dialogare anche con persone fisicamente lontane.  «Resto convinto – ha incalzato Carlo Nanni –  che il web e i nuovi media possano rappresentare delle risorse di crescita, ma per far sì che questo possa effettivamente accadere, è necessario cambiare approccio educativo nei giovani. A partire anche dal ruolo che la famiglia e la scuola possono avere in questo processo. E’ importante non demonizzare i nuovi media. Invece di vietarne l’uso, direi che è decisamente meno controproducente che gli adulti dimostrino ai ragazzi di essere interessati alla loro vita virtuale.  Mostrare fiducia, complicità, in modo che possano sentirsi liberi di parlare con un genitori di aver visto e trovato, ad esempio, un determinato video sul web.  Non bisogna inoltre avere paura di discutere con i giovani della vita e della morta e dei problemi della loro esistenza personale e sociale. Al contempo anche la scuola può giocare un ruolo importante. Gli insegnanti devono condurre i ragazzi ad una funzione critica e di riflessione dei massi media. Anche in questo caso non devono demonizzare il web». «Educare alla rete – ha concluso Nanni –  ed educare in rete».

 

Ads

 

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex