CRONACAPRIMO PIANO

Amaro Leonessa: «A Ischia si è stabilita la schifezza della gente»

La pandemia, il futuro del turismo e soprattutto dell’isola, una serie di cose che non vanno, ma anche la crisi economica che attanaglia tante aziende oberate dai debiti. Ma l’imprenditore Mario Leonessa, in una lunga intervista a Il Golfo, punta il dito su come siamo stati capaci di peggiorare e “inquinare” il nostro tessuto sociale: e lo fa, come al solito, senza peli sulla lingua

E’ la seconda estate consecutiva che viviamo in tempo di pandemia. Il sentire comune è che la stagione che stiamo attraversando sarà certamente ben lontana dai numeri del 2019 ma di certo migliore rispetto al 2020. E’ un’analisi che condivide o la sua opinione è diversa?

«Guarda, a mio avviso sarà peggio dell’anno scorso. Nel 2020, quando si è deciso di aprire, è scattata una sorta di “liberi tutti”, ciascuno si dava da fare ed il ritorno alla vita ed alla libertà hanno comunque avuto una notevole influenza. Quest’anno non si avverte questa atmosfera, la speranza è che ad agosto la situazione possa migliorare ma intanto si parte da un dato di fatto chiaro».

Quale?

«Mancano gli stranieri, gli italiani del centro-nord e a voler essere realisti anche quelli del sud. A parte qualche sporadico gruppetto, queste fasce di utenza turistica non si vedono, sono assolutamente sparite. Insomma, il quadro è tutt’altro che allegro: attualmente il turismo ischitano si limita ad un arco temporale che parte il sabato mattina (nella speranza che ci sia il sole) e termina la domenica sera. Ognuno cerca di ottimizzare al meglio il proprio tempo, mi pare evidente».

«Ipotizzo una stagione turistica negativa. Mancano gli stranieri, gli italiani del centro-nord e a voler essere realisti anche quelli del sud. A parte qualche sporadico gruppetto, queste fasce sono sparite. Oggi il turismo si limita ad un arco temporale che parte il sabato mattina (nella speranza che ci sia il sole) e termina la domenica sera»

Ads

Ma la campagna Ischia covid free ha reso quanto era lecito attendersi?

Ads

«Non ha reso, ma in fondo non c’è da stupirsi. Tra l’altro non abbiamo fatto nulla perché questo messaggio fosse veicolato in maniera efficiente né tantomeno adottato le opportune misure nei confronti di chi sbarca a Ischia. Non controlliamo nessuno nè si possono chiedere certificazioni di alcuna natura, ci siamo limitati a dire che siamo covid free ma non basta questo per ottenere chissà quali riscontri. E adesso la speranza è che questa maledetta variante Delta non ci rovini anche agosto, settembre e quell’appendice di ottobre che speriamo di poter continuare a vivere in termini di stagione turistica».

Conosce benissimo l’isola, i suoi ingranaggi e le sue dinamiche perché fa impresa qui da una vita. Allora le chiedo, rifacendomi a quanto già riportato sulle colonne del nostro giornale. In un Comune come Ischia, giusto per fare un esempio a campione, attività ricettive e commerciali hanno debiti per complessivi 29 milioni di euro nei confronti dell’ente per tributi comunali (Tari in primis) non pagati. Quanto questo dato può essere la spia, o una delle spie, di un sistema che è saltato e che non regge più?

«E’ difficile dare una risposta, certo è che due anni di pandemia hanno contribuito ad incrementare e in certi casi a esasperare difficoltà che determinate aziende già si portavano dietro. Tutti hanno patito le conseguenze del covid, anche noi, in fondo pianifichi le cose in una maniera e poi te le trovi stravolte da eventi imponderabili, capirete che non è facile. E ci si mettono anche le banche, che di queste situazioni paradossalmente (ma non troppo) ne approfittano. Però c’è da dire una cosa: le tasse vanno pagate, dalle nostre parti invece spesso questo non succede, vengono dilazionate da alcuni, c’è chi aspetta tempi migliori, insomma questo modo di fare danneggia coloro che pagano puntualmente e si ritrovano a fare i conti con la concorrenza sleale di chi non versa i tributi e che così può praticare tariffe più basse o godere di determinati benefici».

«Se non ci diamo una regolata tutti – cittadini, amministrazioni comunali e categorie – non andremo molto bene. Permettetemi una considerazione: qui si è insediata e stabilita gente proveniente dalla terraferma che sono proprio una schifezza, se mi passate il termine»

Ma lei crede che il sistema nostrano sia a rischio default o questo indebitamento è un fatto da considerarsi fisiologico?

«Posso dirti soltanto che nell’ultimo anno una serie di attività ha chiuso ed altre stanno per chiudere. E questo è un fatto pericoloso per l’economia locale e soprattutto in termini di mantenimento dei livelli occupazionali».

Che futuro vede per Ischia?

«Se non ci diamo una regolata tutti – cittadini, amministrazioni comunali e categorie – non andremo molto bene. Permettetemi una considerazione: qui si è insediata e stabilita gente proveniente dalla terraferma che sono proprio una schifezza, se mi passate il termine. Se tu vai a Sorrento, anche nel vicoletto più periferico, trovi una pulizia e un ordine davvero eccellente, nemmeno una cicca di sigaretta a terra. Le parole d’ordine sono ordine e disciplina, qui abbiamo ancora chi dalla macchina lancia il sacchetto dell’immondizia al volo. Insomma, c’è un’inciviltà generalizzata davvero imbarazzante. E non parliamo del traffico: ma ti sembra normale che per fare pochi chilometri in macchina debbano occorrerci spesso 40 minuti? La verità è che siamo diventati alla stregua della periferia di una città e questo purtroppo è negativo».

«Le aziende, i debiti e un sistema che annaspa? Capisco tutto però le tasse vanno pagate e questo dalle nostre parti spesso non succede. C’è chi le dilaziona, chi aspetta tempi migliori, e questo modo di fare danneggia coloro che pagano puntualmente e poi fanno i conti con la concorrenza sleale di chi così può praticare tariffe più basse o godere di determinati benefici»

Beh, ci siamo messi in casa come dice lei personaggi discutibili, ma è altrettanto indubbio che anche noi isolani spesso l’educazione l’abbiamo dimenticata o addirittura non sappiamo cosa sia…

«Non c’è dubbio, siamo i primi che dovremmo comportarci bene e chiedere il rispetto al prossimo, invece tutto questo non accade».

A proposito dell’isola che non scoppia di salute, è notizia recente il sequestro preventivo di un milione di euro a una società alberghiera, così come il rinvio a giudizio di sedici albergatori che non hanno versato la tassa di soggiorno, e in alcuni casi nemmeno parliamo di somme ingenti. Non è forse il caso di assottigliare magari il numero di strutture ricettive presenti sul territorio visto che tante ormai si reggono sul debito?

«Probabilmente sì, sarebbe la soluzione giusta. Ma c’è anche da fare un’altra considerazione: siamo sicuri che questi signori non facciano volutamente i furbi con il dichiarato intento di non pagare? Si rimanda, si rimanda, si rimanda, nella speranza che tutto cada nel dimenticatoio. O magari saldi dopo tre anni, ma nel frattempo ti sei tenuto i soldi in tasca. Insomma, non è detto che certi atteggiamenti siano sempre figli dell’indigenza o di una situazione debitoria».

«Sull’isola è tutto cambiato in peggio. Dagli anni ’60 fino agli anni ’90 il turista che andava in giro trovava magari un contadino cortese e garbato che gli diceva: “Prego, fatevi avanti, vi offro un bicchiere del mio vino”. Oggi, invece, gli isolani sono tutti incazzati. All’epoca la gente era umile e rispettosa, oggi è diventata cafona e irrispettosa»

Se dovesse riavvolgere il nastro del lungo periodo in cui ha svolto l’attività imprenditoriale nel settore turistico, da allora a oggi è tutto cambiato in peggio o c’è almeno qualcosa in cui siamo migliorati?

«E’ tutto cambiato in peggio. Dagli anni ’60 fino agli anni ’90 il turista che andava in giro trovava magari un contadino cortese e garbato che gli diceva: “Prego, fatevi avanti, vi offro un bicchiere del mio vino”. Oggi, invece, gli isolani sono tutti incazzati. All’epoca la gente era umile e rispettosa, oggi è diventata cafona e irrispettosa».

Mi lancia un assist per una nuova domanda. Ma anche in un settore come il vostro, non sono troppi i casi in cui al comando di un’azienda avviene il passaggio generazionale tra genitori e figli senza che questi ultimi abbiano prima maturato la giusta esperienza?

«Ti dico una cosa. Se cerchi un direttore d’albergo su Ischia non lo trovi, non esiste. A meno che non si voglia promuovere qualcuno dopo che ha svolto attività di segreteria per un paio d’anni senza aver maturato dunque le necessarie competenze. Se cerchi una governante che si possa definire tale, non la trovi».

E questo cosa sta a significare?

«La gente preferisce fare lavori in cui guarda all’oggi e non al domani, nessuno investe più su se stesso. E così succede che i “buoni”, quelli che prima andavano a lavorare in Svizzera o altrove soltanto nel periodo invernale, adesso si sono trasferiti all’estero in pianta stabile. E’ successo anche ad un nostro ex collaboratore decisamente valido, me lo ha raccontato il padre. Tantissimi hanno preso questa strada, e così perdiamo le migliori risorse. Ma l’aspetto principale è che chi si è magari sistemato, dopo aver sofferto, non vuole che il figlio debba fare gli stessi sacrifici. E così si arriva anche ad una deriva sociale, un esempio è il proliferare del consumo di sostanze stupefacenti che sulla nostra isola ha raggiunto un preoccupante livello di guardia».

«Il mio ricordo di Mizar? Giovan Giuseppe era un vulcano di idee, quando ho appreso della sua scomparsa ci sono rimasto davvero male. Ai tempi del lockdown le abituali chiacchierate al Calise sono mancate a tutti noi. Ripeto, era un uomo intelligente e acuto, che esprimeva sempre idee e progetti interessanti, per l’isola è una grossa perdita».

Ma in questo quadro della disperazione, me lo esprime un solo pensiero che la induca a essere ottimista?

«Bisogna sempre essere ottimisti, io lo sono per vocazione, fosse da me penserei sempre a migliorare e fare cose nuove e diverse. Speriamo che il vento cambi e che le amministrazioni pretendano rispetto dalla cittadinanza. Serve il pugno di ferro e la linea dura, così si otterrà un paese finalmente degno di tal nome. E poi, come hanno ricordato più volte diverse persone, siamo un’isola e ci vantiamo delle nostre bellezze e, per carità, è tutto vero. Ma se entri nel sito Ischia trovi soltanto offerte di alberghi e soggiorni a prezzi stracciati e nessun riferimento alle peculiarità ed allo straordinario patrimonio che offre il territorio. E questo non è certamente il miglior biglietto da visita, siamo sinceri. Ci manca solo che troviamo la pubblicità dell’albergo che paga il cliente per farlo venire in vacanza a Ischia e stiamo a posto. C’è davvero da intristirsi».

Volevo chiudere con un suo personale ricordo del nostro compianto Giovan Giuseppe Mazzella “Mizar”. Lei spesso faceva parte del gruppo degli amici che si riunivano al bar per un caffè e una serie di discussioni sull’isola e i suoi problemi.

«Giovan Giuseppe era un vulcano di idee, quando ho appreso della sua scomparsa ci sono rimasto davvero male. Ai tempi del lockdown le abituali chiacchierate al Calise sono mancate a tutti noi. Ripeto, era un uomo intelligente e acuto, che esprimeva sempre idee e progetti interessanti, per l’isola è davvero una grossa perdita».

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

4 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Beta

Purtroppo concordo sul fatto che l’isola sia mal frequentata, anche se bisognerebbe ammettere che il fenomeno è cominciato già negli anni ’80 e costantemente si è evoluto fino ad oggi, trasformando tutto il territorio in una vera “schifezza”…
Il problema è che anche gli isolani si sono adeguati a questa “schifezza” senza alcuna esitazione.
Per la ricchezza delle bellezze e del patrimonio che possiede l’isola, questo fenomeno è un vero scempio!

Luca

Finalmente un imprenditore che non le manda a dire!

antonio spignese

Signor Leonessa, mi spiace molto, ma non ci siamo! E’ la stessa musica da troppo tempo. Da troppo tempo fermi mentre il mondo cambiava. Non c’è stata lungimiranza ed oggi i nodi vengono al pettine. TUTTI. Mai una proposta concreta; mai un tentativo concreto di ampliare i mercati; peggio ancora: mai una azione concreta per tutelare il nostro patrimonio, la nostra isola e insularità. Tutto fatto impietosamente scivolare sulle spalle e a tutti i livelli. Quanto alla denuncia di essere diventati la periferia di una città, anche questo non è corretto. Siamo una città con la conseguente importazione di tutti i problemi che derivano dall’essere una città. Tale cosa è stata istituzionalizzata! Sulla carta intestata del Comune d’Ischia c’è scritto CITTA’ D’ISCHIA. Ma adesso, cosa fare? Io credo che quello che vediamo oggi, lo sfascio, ha nomi e cognomi; ripensare Ischia sarebbe un atto di amore e di umiltà (cose sconosciute, ormai) e, soprattutto (terra, terra) un fatto di necessità (non solo per salvare i livelli occupazionali): BENE! Si può fare: solo che si deve LAVORARE, e pure tanto. Ci siamo? Aspettare che scenda dal cielo oppure affidarsi all’autoreferenzialità o al blasone dell’isola di sicuro conduce negli scogli.

Carlo

La colpa di questa situazione è la vostra, di voi albergatori. Sfruttatori di esseri umani. Tirate il sangue dai vostri dipendenti con orari da negrieri con stipendi da fame. Ora i soldi stanno finendo anche per voi ?!? Non riuscite più a tenere la barca a mare o la commara ?!? Siamo solo all’inizio, le banche vi toglieranno anche le mutande. Non siete stati capaci di fare un turismo serio e ora che state fallendo, io godo !!!

Pulsante per tornare all'inizio
4
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex