Ambrosino, la Francia e quel tuffo nel passato

“A La Ciotat eravamo stati nel 1998, in rappresentanza dell’isola con la banda musicale. Ci siamo ritornati in questi giorni, per andare a rivedere il San Michele che i nostri antenati emigranti avevano portato lì da Mers El Kebir. Nella targa ai piedi dell’arcangelo si racconta la loro storia, con l’origine nell’isola di Procida, il lavoro in Algeria e il trasferimento in Francia nei primi anni sessanta. Oggi San Michele non è più a La Ciotat, ma è stato sistemato in una Chiesa di Menton, dove pure ci sono tante famiglie di origine procidana”. Chi parla è il sindaco di Procida, Dino Ambrosino, che commenta la trasferta in terra francesce nell’ambito del convegno sul tema del turismo delle radici.
Il primo cittadino così prosegue la sua disamina: “Di questo viaggio delle radici porto a casa l’abbraccio emozionato dei nostri conterranei, e la storia di Jean Michael Mazzella, che mi ha commosso. Il bisnonno aveva trascorso l’infanzia a Marsiglia, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, trasferito col papà che si occupava di carpenteria nautica. Gli affari andavano bene, fino alla morte improvvisa del genitore a 50 anni. Di punto in bianco la famiglia cadde nelle difficoltà economiche, poiché la piccola impresa fu fagocitata, probabilmente da napoletani e procidani che approfittarono della disgrazia. Su questo aspetto ci sono molte ombre: il bisnonno, costretto in adolescenza a cominciare prematuramente la navigazione così come i fratelli, aveva calato un velo di silenzio. Aveva impedito ai familiari di parlare italiano e troncato ogni rapporto con la comunità di origine, probabilmente per il torto ricevuto. Ma il nonno, il papà e lo stesso Jean Michael avevano un legame di sangue forte con la nostra terra. Gli orientamenti, gli atteggiamenti, la sensibilità, li distinguevano dagli altri, facendoli sentire appartenenti ad una storia differente. Realizzando un loro espresso desiderio, Jean Michael ha studiato e ripreso a parlare l’italiano ed infine è tornato a Procida. Allo sbarco, ha sentito un sussulto al cuore, avvertendo il contatto con la terra e riconoscendosi nei nostri atteggiamenti. È tornato più e più volte con la moglie Mylen del Biondo e la famiglia. Quest’anno, da Venerdì Santo, saranno in 20 a Procida, con fratelli, figli, nipoti e pronipoti. Tutti cittadini francesi, che fanno parte di quella nazione, ma sentono di essere procidani di sangue e di cuore”.


