Ammanchi di cassa al bingo di Forio, processo alla cassiera
Disposto il rinvio a giudizio a carico di una 40enne che lavorava all’interno del locale di intrattenimento ubicato in via Cava delle Pezze. I titolari dell’attività furono messi in allarme dai conti che non quadravano a causa della “scomparsa” di alcune migliaia di euro
Una vicenda che all’epoca in cui si consumò suscito non poco scalpore, non fosse altro che per le modalità con cui i fatti si erano accaduti. Adesso a stabilire la verità dovranno essere i giudici del Tribunale di Napoli che dovranno valutare eventuali responsabilità penali a carico di una 40enne all’epoca dei fatti cassiera presso il Bingo di Forio, accusata di aver prelevato indebitamente somme di denaro dalla cassa per impossessarsene. Una vicenda sui cui dettagli relazioneremo a breve ma che nei giorni scorsi ha vissuto un crocevia importante: il giudice per le indagini preliminari ha infatti accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero a carico della donna, che sarà così processata. Niente proscioglimento, quindi, così come era stato richiesto dal difensore dell’indagata che adesso ha assunto lo status di imputata. Il processo vedrà la sua prima udienza il prossimo 3 aprile e naturalmente si preannuncia lungo e complesso.
Il gip ha accolto la richiesta del pm, il dibattimento avrà inizio ad aprile. Nel novembre 2021 la donna fu prelevata mentre era al lavoro dai poliziotti e condotta in commissariato per essere interrogata ma a suo carico non furono emessi provvedimenti
I fatti risalgono al novembre 2021 quando una sera presso il locale ubicato in via Cava delle Pezze si presentano gli agenti del commissariato di polizia, all’epoca guidati dal vicequestore Maria Antonietta Ferrara. La cassiera in quella circostanza fu prelevata e condotta presso gli uffici di via delle Terme per essere sottoposta a un lungo interrogatorio. Secondo le indiscrezioni che circolarono all’epoca, i gestori del Bingo avevano riscontrato un ammanco di cassa pari a 1.800 euro negli ultimi quattro giorni ed addirittura di circa 10.000 in un mese. Un buco tale da rendere impossibile fare in modo che i conti potessero anche solo fittiziamente quadrare e che aveva messo in allerta i titolari dell’attività di intrattenimento ed avevano così alzato il livello di guardia. E’ chiaro che nel tempo verosimilmente devono essere stati raccolti degli elementi che hanno contribuito a “rimpolpare” la pubblica accusa che ha così chiesto il processo per la dipendente ritenuta “infedele”. Che tra l’altro lavorava in un ambito dove certo la movimentazione di denaro non mancava considerato che la donna operava in una cassa dove si effettuavano una serie di pagamenti anche del monopolio di Stato e dunque la liquidità era davvero notevole. Ma in primavera, dinanzi ai giudici del Tribunale di Napoli, comincia la vera partita, quella nella quale bisognerà fare chiarezza su una vicenda a tinte fosche e che presenta ancora molti aspetti da chiarire. Ai posteri, o meglio alla giustizia, l’ardua sentenza.