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AMO’ LA SUA ISOLA CON UNA PASSIONE SENZA CONFINI

Di GINO BARBIERI

Nella sua casa antica, alle porte del popoloso quartiere di Monterone, a Forio, circondato dai suoi libri, dalle sue preziose “carte” e dalle sue memorie,  ha chiuso la sua proficua giornata terrena un  carissimo amico, un “collega” di ricerche storiche, un amante della terra isolana, un grande divulgatore di “memorie del passato”  scoprendo e mettendo in atto il mezzo più efficace per avvicinare i lettori ai “reportage” di scrittori stranieri sulla nostra isola: la traduzione meticolosa, appropriata e rispettosa del pensiero dei viaggiatori, soprattutto tedeschi dell’Ottocento, che ebbero la ventura di scoprire per primi   questo estremo lembo della Campania Felix.

Il prof.  Nicola Luongo, valente docente di Lettere nelle scuole secondarie e finissimo traduttore della Lingua Tedesca, ha “sopportato” per lunghi anni una paresi al braccio destro che gli ha impedito di scrivere, negli ultimi tempi,  –a mamo- come era abituato da una vita, i suoi articoli sugli aspetti più fascinosi della nostra isola sulla “Rassegna d’Ischia”, diretta da Raffaele Castagna, e le traduzioni dal tedesco di opere letterarie riguardanti l’antichissima Pithecusae.

Una sofferenza atroce, un dolore profondo si erano impossessati in modo subdolo della sua personalità di ricercatore, costretto ad interrompere, nel pieno della sua maturità e della sua esperienza di vita, un percorso che si preannunciava ancora ricco di successi e di traguardi prestigiosi.  Nicola viveva soltanto per questa sua Creatura, Ischia,  di cui conosceva profondamente le vicende storiche e tutti i personaggi che in qualche modo lasciarono una traccia indelebile del loro soggiorno e dell’attività artistica e letteraria svolta nei Comuni isolani.

Vanno ricordate le traduzioni di “Gast auf Ischia” di  Paul Buchner; “Beitrage zur Mundart von Ischia”,di Ilse Freund; “Die vergessene Insel…” di Edgar Kupfer-Koberwitz; “So Kocht Ischia…” di Lello Arcamone; “Der Ginster Leben in Sant’Angelo d’Ischia”, “Die altesten griechischen Insechriften  von Pithekoussai”, di  Antonin Bartonek; “Description….” di  Jacques Etienne  Chevalley De Rivaz; “Aspetti naturali, topografici e storici dell’isola d’Ischia” di Woldemar Kaden; “Il pescatore di Casamicciola” di Adam  Krechoiwiechi; “Ischia, un ricordo” di Richard  Voss.

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Nicola ha, inoltre, un grande merito;  quello di aver scoperto  lo scritto autobiografico del cittadino tedesco Edgar Kupfer-Koberwitz, scampato alla morte nel campo di sterminio di Dachau e autore del libro sul suo soggiorno ischitano del 1937. In un’altra pubblicazione dal titolo “I diari di Dachau”,  Edgar ricorda un suo compagno di camerone, il “foriano Franchino”, di cui si persero le tracce dopo l’arrivo degli Alleati in Germania. A Sant’Angelo, nel 2005, Nicola presentò la bella storia poetica e letteraria contenuta nel libro “L’isola delle Ginestre” , presente l’autore, che non  spiccicava una parola d’italiano. Fu  una serata estiva indimenticabile, con Nicola nelle vesti di presentatore-traduttore davanti a un  pubblico cosmopolita che applaudì lungamente quell’incontro di cultura, fuori dagli schemi usuali dei soliti spettacoli estivi ischitani .

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Nicola Luongo ha lasciato all’intera isola non soltanto il suo impegno storico e culturale ma, soprattutto,  un esempio di amore profondo per la  terra natale e la devozione per i suoi conterranei a cui ha voluto dedicare il suo diuturno lavoro, le sue veglie, le sue sofferenze degli ultimi anni, quando impugnando la penna con la mano paralizzata si esercitava a scrivere per non mollare, per non abdigare a quella “religione” di cui parlava D’Ascia nella sua Storia dell’isola d’Ischia. Nicola Luongo è stato uno degli ultimi…”Moikani” tenacemente avvinto alle radici di questa terra generosa e ospitale che non ha mai tradito i suoi figli, ma ne custodisce gelosamente le spoglie mortali e il  commosso ricordo presso i posteri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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